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Doc Rivers sarà a Boston fino al 2016 (foto AP)
Doc Rivers sarà a Boston fino al 2016 (foto AP)
RIVERS RESTA A BOSTON - Già al termine della serie persa contro Miami, Doc Rivers aveva detto che con ogni probabilità sarebbe rimasto sulla panchina dei Celtics.

E in effetti così sarà, visto che si è accordato col presidente Danny Ainge - vicino a riportare nella dirigenza anche il figlio Austin, negli ultimi due anni coach dei Maine Red Claws in D-League - per un nuovo accordo di durata quinquennale che lo legherà ai biancoverdi fino al 2016. Rivers aveva già un'opzione per tornare il prossimo anno, ma si era augurato di concludere quanto prima per il rinnovo: "Volevo risolvere presto questa situazione - ha dichiarato - così da potersi concentrare tutti insieme sull'estate e i free agent". Lockout permettendo, i Celtics cercheranno di migliorare il roster perché nell'ambiente c'è la convinzione di poter vincere ancora un titolo se si riuscirà ad aggiungere qualche giovane di valore, al limite trasformando uno dei Big Three in sesto uomo di lusso. "Vedremo, è una possibilità. Ma dipenderà tutto da quello che riusciremo a prendere sul mercato" ha aggiunto Rivers, che guadagnerà 35 milioni grazie al nuovo contratto. Sarà free agent con restrizione e gradirebbe restare ai Celtics anche Jeff Green, arrivato a stagione in corso dai Thunder nel tanto discusso scambio che ha coinvolto Kendrick Perkins. L'arrivo della pausa estiva sarà invece un toccasana per Rajon Rondo, che si dovrà fermare un paio di mesi per l'infortunio al gomito, solo l'ultimo di una lunghissima serie in una stagione per lui fisicamente molto tormentata.



LEBRON E I CAVS - Dopo aver conquistato la qualificazione alla Finale di Conference, LeBron James ha mandato un messaggio a Cleveland: "Mi scuso per il modo in cui ci siamo separati, ma sapevo che un'opportunità come questa capita una volta nella vita". Il riferimento è alla possibilità di giocare insieme a Bosh e Wade, perché, come ha sottolineato, "non ce l'avrei fatta da solo contro i Celtics". La scelta del momento per le scuse probabilmente non sarà risultata ideale per i tifosi dei Cavs, visto che James lo ha fatto dopo aver vinto quella semifinale di conference persa un anno fa con la loro maglia a seguito di un rendimento non all'altezza delle aspettative. Quest'anno invece nella qualificazione alla finale di conference di Miami l'impatto di LBJ (certamente cresciuto nell'intesa con Wade, ma anche con coach Spoelstra) c'è stato ed è stato tutt'altro che trascurabile, visti i 28.0 punti di media, con l'aggiunta di 8.2 rimbalzi, il 47% abbondante e una presenza fisica importante in difesa.



DRAFT LOTTERY - I Cavaliers invece sono già proiettati al futuro, che comincerà con la draft lottery di martedì notte a cui il proprietario Dan Gilbert ha deciso di mandare - in rappresentanza della franchigia - il figlio 14enne Nick. Sarà lui il portafortuna dei Cavs, che hanno chiuso la stagione col secondo peggior record della lega e dunque avranno il secondo maggior numero di palline nell'urna. Ma la presenza del giovane Nick, affetto sin dalla nascita da neurofibromatosi, mira anche a far aumentare la conoscenza di questa rara e gravissima malattia e a raccogliere fondi per combatterla. Invece i Kings, ufficializzata la permanenza sicura per un'altra stagione a Sacramento e accantonati almeno temporaneamente i problemi con gli amministratori della città (che avranno un anno per fornire garanzie sulla costruzione di una nuova arena, altrimenti perderanno la franchigia nel 2012), curiosamente saranno rappresentati dal sindaco della capitale californiana, l'ex-giocatore NBA Kevin Johnson. Ricordiamo che il maggior numero di possibilità di vittoria nella lotteria è in mano a Minnesota col 25%, seguita da Cleveland col 19.9%, poi nell'ordine Toronto (15.6%), Washington (11.9%) e Sacramento (7.6%). In palio c'è la prima scelta assoluta nel draft, che però, a detta di molti addetti ai lavori, si annuncia piuttosto povero di talento.



COACH - Tra le panchine che devono ancora trovare un "proprietario" per la prossima stagione, i posti più ambiti sono al momento quelli di Rockets e Lakers. Dato ormai per scontato il non ritorno di Phil Jackson sulla panchina gialloviola, il successore più probabile (non avendo avuto dai Cavs il permesso per parlare con Byron Scott) pare essere l'attuale assistente Brian Shaw - le cui quotazioni sono in crescita all'interno della lega -, ma piacciono anche i più esperti Rick Adelman e Mike Dunleavy. A Houston invece la preferenza è per allenatori con maggiore esperienza, i candidati rimasti in lista sono Lawrence Frank - assistente a Boston, ma oltre 450 partite allenate a New Jersey con quattro qualificazioni ai playoffs -, Dwane Casey, Mike Brown e Kevin McHale. I primi tre interessano anche a Golden State, che ha contattato pure Chuck Person, nell'ultimo campionato assistente ai Lakers, mentre ad Indiana è ancora da chiarire la posizione di Frank Vogel, che ha buone possibilità ma non ancora la certezza di mantenere il posto.



WESTBROOK - Russell Westbrook, point guard di Oklahoma City, ha scelto il momento migliore per zittire quanti nel corso dei playoffs lo hanno criticato per l'eccessivo numero e la cattiva selezione delle conclusioni. Infatti sul palcoscenico dell'attesissima gara7 contro Memphis ha firmato la sua prima tripla-doppia in carriera, aggiungendo 14 assist e 10 rimbalzi ai 14 punti realizzati, e diventando il quinto giocatore ogni epoca a riuscirci in una gara-spareggio. Prima di lui avevano centrato questo traguardo solo Larry Bird, Jerry West, James Worthy e Scottie Pippen.



YAO MING - Il centro degli Houston Rockets, Yao Ming, ha avviato un'azione legale contro un'azienda cinese. Si tratta della Wuhan Yunhe Sharks Sportswear, colpevole di aver usato senza autorizzazione il nome di Yao - che è sotto contratto con la Reebok - ed aver messo il logo "Yao Ming Era" sulle sue scarpe.