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LeBron James (foto Getty)
LeBron James (foto Getty)

Si è soliti dire che una serie di playoffs inizia quando una squadra vince in trasferta. E allora la finale della Eastern Conference è ufficialmente iniziata la scorsa notte, quando Miami ha sbancato lo United Center di Chicago, ribaltando il fattore campo nella serie e portando il conto sull'1-1 dopo i primi due episodi.

 

Rispetto a gara1, è cresciuto in maniera esponenziale l'impatto di Dwyane Wade (24 punti, 9 rimbalzi, 8/16 al tiro) e in particolare di LeBron James. Il "Prescelto" ha aggiunto 10 rimbalzi e 5 assist ai 29 punti, di cui 9 nel parziale conclusivo di 12-2 che, negli ultimi 4'30", ha rotto definitivamente l'equilibrio.



Una serie di giocate da vero "clutch player", che hanno completato una prova in cui è stato protagonista anche nella metà campo difensiva, con un'aggressività, una determinazione e una presenza fisica che hanno trascinato i compagni. La difesa di Miami, dopo aver concesso parecchio nel 1° quarto soprattutto a Deng (autore anche di un clamoroso canestro da oltre metà campo alla prima sirena), ha fatto la differenza a partire dal 2° periodo, salendo di qualche gradino nella scala dell'intensità. E quando la difesa ha iniziato a funzionare così, i Bulls hanno faticato parecchio a trovare soluzioni offensive adeguate.



Derrick Rose ha sofferto i frequenti raddoppi alternati ad aiuti aggressivi sul pick and roll e l'idea di intasargli la via verso il canestro, correndo qualche rischio sul suo discontinuo tiro da fuori, ha funzionato. Infatti l'MVP della regular season ha finito sì con 21 punti e 8 assist ma ha sbagliato 16 delle sue 23 conclusioni dal campo, segnando appena 2 punti dalla linea della carità nell'ultima frazione. Negli ultimi 12' Chicago di squadra ha tirato con un pessimo 34% dal campo e segnato 10 punti (8 di Taj Gibson, che ha completato il 16-7 con cui i padroni di casa erano tornati in parità a quota 73), peraltro concedendone solo 14. I Bulls hanno faticato tantissimo a segnare contro la difesa schierata, beneficiando di qualche contropiede solo nel 1° tempo, e a trovare canestri facili da sotto. Eloquente in questo senso il 40% complessivo all'interno dell'area pitturata.



Per semplificare la vita di Noah, che si è visto solo a sprazzi, e di un Boozer assolutamente impalpabile e seduto per tutto il 4° periodo (e in questi casi i critici non perdono occasione per ricordargli il contratto da 75 milioni...), sarebbe servito il tiro da fuori. Ma non è mai entrato. Anche le buone conclusioni sono uscite e questo, col passare dei minuti, ha rinforzato la strategia difensiva degli Heat. Il 3/20 da tre, specie se confrontato col 10/21 di gara1, e il 34% complessivo su azione descrivono bene la serata totalmente negativa dei tiratori, in particolare di un Deng da 1/7 dall'arco e autore di soli 4 punti dopo il 1° quarto e di un Kyle Korver da 1/7 totale per 3 punti in 18 minuti. L'attacco non ha mai trovato ritmo, nel 1° quarto i Bulls - partiti con un disastroso 2/16 - sono rimasti avanti solo grazie ai rimbalzi d'attacco (7 nei primi 7'). Ma quando è cresciuta l'intensità difensiva di Miami, sono venute a mancare anche le seconde opportunità (solo 2 nel resto del 1° tempo), ovvero uno dei fattori decisivi di gara1, a cui gli Heat hanno saputo trovare le contromisure.



 

Udonis Haslem (foto Getty)
Udonis Haslem (foto Getty)

Ma la vera novità per la squadra della Florida ha un nome e un cognome: Udonis Haslem. Ridotto dagli infortuni ad una stagione di sole 13 partite e un paio di veloci apparizioni nei playoffs, Haslem stavolta è stato chiamato in causa già nel 1° quarto quando i 2 falli rapidi di Joel Anthony e di Magloire, provato come primo cambio ma protagonista di una comparsata da dimenticare (proprio come quella di Juwan Howard), hanno costretto coach Spoelstra a modificare le rotazioni. Haslem ha risposto con una grande prova da 13 punti, 5 rimbalzi e 2 assist, segnato 5 punti nel 10-0 che ha dato il +11 a Miami nel 3° quarto, firmato l'unico canestro dei suoi nei primi difficili 7' dell'ultimo quarto, e piazzato un paio di prepotenti schiacciate che ci dicono come le sue condizioni fisiche siano tornate a buon livello. Ha sofferto qualcosa in difesa contro i maggiori centimetri dei lunghi avversari, ma ha portato esperienza, energia e solidità e nell'altra metà campo ha dato alle azioni ospiti uno sbocco alternativo a quello dei Big Three, anche se in questo caso bisognerebbe parlare di Big Two, perché Chris Bosh - con la scusante di aver ricevuto pochissimi palloni - ha lasciato davvero una traccia minima in questa partita, finendo a 10 punti e 8 rimbalzi.



"Ci hanno aggredito - ha commentato il coach dei Bulls, Tom Thibodeau - hanno lottato su ogni palla, la loro pressione è stata eccellente, hanno contestato ogni tiro. Noi invece siamo rimasti sotto i nostri standard sia in attacco che in difesa". "Haslem ha ispirato la nostra difesa - ha detto invece un soddisfatto Erik Spoelstra - è un guerriero fantastico, racchiude al meglio le caratteristiche che vogliamo vedere nei nostri giocatori. E' stata una gara fisica, come dimostra il 4° periodo finito 14-10, dobbiamo essere bravi a portare la stessa mentalità anche a Miami". E la serie riprenderà proprio in Florida a partire da domenica.