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Mps conto Cantù: gara5 vale lo Scudetto.

La storia passa da viale Sclavo. Scudetto a portata di mano per la Montepaschi, il quinto consecutivo (in Italia non succede dal 1954) ed il sesto di sempre per il club biancoverde, che questa sera (PalaEstra ore 20.

30) può chiudere sul 4-1 la serie con la Bennet Cantù.

L'urlo della città è pronto ad esplodere ma prima di far festa è necessario sostenere l'ennesima sfida cui Simone Pianigiani ed il suo gruppo di giocatori sono chiamati a raccogliere: i presupposti, dopo la grande vittoria di venerdì, ci sono tutti ma il lieto fine deve essere ancora scritto e quindi è bene non scendere sul parquet sentendosi il tricolore ormai in tasca.

Che poi al coach ed a Ferdinando Minucci, deus ex machina del dominio sul basket italiano da un lustro, la ciambella sia ancora una volta riuscita col buco, questo è fuori discussione ma per le celebrazioni c'è tempo. Prima bisogna giocare.

Qui Montepaschi Gara-4 ha detto che, oltre a Lavrinovic, pure McCalebb è un giocatore alieno per la lega italiana: ha spaccato in due la partita-chiave della serie ed ha alimentato il sospetto che, fosse stato in condizione a maggio, a Barcellona le cose sarebbero andate diversamente. Mettere accanto a McCalebb lo Zisis strepitosamente concreto di questa annata è un lusso che finisce per aprire gli spazi al solista del canestro Kaukenas, il cui rientro alla base dopo l'esperienza in chiaroscuro al Real sarà ricordato per serate positive, alcune anche in questa sfida che lo ha visto dannarsi in difesa su Mazzarino.

Dato per scontato che l'Mvp della finale non uscirà da uno dei primi due nomi appena citati, va rilevato come Pianigiani abbia finito per sparigliare l'equilibrio con un nome affatto atteso, quello di Andrea Michelori.

Ai margini delle rotazioni almeno fino a dicembre, il lungo milanese è diventato col passare dei mesi l'agente speciale per le missioni impossibili: per esempio la vittoria a Belgrado e, adesso, l'altolà imposto a Marconato. 

E poi, ovviamente, c'è il leader oscuro, Shaun Stonerook, quello che ha spento la luce a Leunen, quello dei cinque punti che nel finale di gara-4 hanno ammutolito l'astio del Pianella nei suoi confronti, quello che nel 2007 e nel 2008 aveva segnato canestri decisivi nei playoff contro Roma, quello che nel 2009 aveva strappato di mano alla Virtus Bologna il pallone della prima coppa Italia della Montepaschi, anche quello che nel 2010 era andato a maramaldeggiare ad Assago nella finale con l'AJ.

Si riparte da 0-0 anche oggi ma è ovvio che, contando su questi presupposti e sull'aiuto dei settemila del palasport, il 4-1 sia a portata di mano.

Qui Bennet Ripresentarsi a Siena è costringere i campioni ad affrontare la quinta partita era riuscito solo alla Lottomatica, nel 2008, e per questo i biancoblu vanno applauditi.

E' merito di Trinchieri, del lavoro dietro le quinte di Arrigoni e degli sforzi di otto giocatori otto sul parquet se oggi il basket italiano ha finalmente un'avversaria credibile al monopolio della Montepaschi: ha vinto una partita, la Bennet, ne ha giocate almeno un altro paio alla pari per lunghi tratti ed ha reagito anche due giorni fa, quasi riuscendo a ribaltare un -16 che avrebbero costretto chiunque ad alzare le mani per arrendersi.

Cantù ci prova nuovamente, magari con le gambe appesantite da 160' durissimi ma pure con la leggerezza di chi, di fronte alla prospettiva di un ko imminente, sa di avere le carte in regola per non patirlo sin dalle battute iniziali.

Insomma "...non succede, ma se succede...", come recita la t-shirt celebrativa del tifo brianzolo, si va addirittura a gara-6.