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Dieci minuti di commenti ininterrotti per uno stremato ma soddisfattissimo coach Pianigiani. Quinto Scudetto consecutivo, un risultato di grandissimo spessore per l’allenatore toscano, che è un fiume in piena di emozioni e ringraziamenti: “Ovviamente sono molto, molto felice.

 

Per tutti coloro che hanno contribuito a questa annata straordinaria. Se devo essere sincero, a settembre non avrei mai pensato di vivere una stagione come questa con Supercoppa, Coppa Italia, Final Four di Eurolega e vittoria del campionato. Addirittura, a livello di continuità di risultati, è stata l’annata migliore di sempre. Abbiamo avuto, lo ripeto perché ci è costato tanto, quattro operazioni in giocatori chiave: quella estiva di Lavrinovic, che ha comportato una gestione poi durante l’anno, dei momenti in cui dovevamo fare attenzione, quella di Hairston dopo che aveva avuto altri problemi, quella di Mc Calebb e infine quella al ginocchio di Kaukenas. Abbiamo parlato poco, ma io sapevo che eravamo arrivati a questa finale in completa riserva di energie anche nervose, per quello che avevamo speso fino a questo momento per imparare, per ricominciare, per sopperire ai momenti in cui eravamo così pochi. Temevo Cantù che mi ricordava il mio primo anno, quando noi eravamo il settimo o ottavo budget della Serie A e siamo arrivati però, facendo non l’Eurolega ma l’altra coppa, in condizione ai playoff, programmando. Avevamo potuto anche battere squadre, come era la Roma di quel tempo, con un roster molto più lungo e che aveva anche più talento. Quindi sapevo che c’era da soffrire, e lo sapevo anche oggi. Avevo detto alla squadra che oggi dovevamo essere pronti ad inseguire, poi magari avrei preferito non partire con un 0-10, però alla squadra lo avevo detto. E credo che ce l’abbiamo fatta ad arrivare in fondo proprio per quello che abbiamo passato insieme perché contro questa Cantù, organizzata e pronta, abbiamo anche giocato una finale di Coppa Italia, con un solo playmaker, gravato di falli all’inizio, giocando con Kaukenas e Moss da playmaker, con Hairston che ancora non era pronto, insomma vincendo in altri modi. Così come la continuità di campionato, così come l’Eurolega in quei momenti di difficoltà. E allora in tutta questa stagione abbiamo sì speso tantissimo, ed ora eravamo in riserva, ma abbiamo imparato a soffrire. E questa è stata la chiave di un rendimento così straordinario. All’inizio dell’anno avevo detto ai miei giocatori che non dovevano confrontarsi con il passato, che tutti voi avreste ricordato, ma loro erano un’altra storia, la nostra era una pagina bianca, non c’erano i titoli dietro. Erano tutti nuovi e quelli vecchi, che sono così pochi perché molti dimenticano che, a parte lo staff, in tutti gli scudetti sono stati presenti solo Carraretto e Stonerook. Quindi, avevamo una pagina bianca da scrivere e ci saremmo giudicati noi, non lasciando che lo facesse dall’esterno, con paragoni che non esistevano, ma sulla capacità che avevamo e la voglia di stare in campo e di farlo insieme, sull’attitudine. Poi la qualità del gioco sarebbe arrivata o in questa stagione o nella prossima. Con la pressione dei paragoni ed altri che ci dicevano che non eravamo all’altezza dei precedenti, abbiamo cominciato ad avere continuità di risultati partendo dalle giocate chiave in difesa e vivendo tutte le situazioni insieme, per cercare di risolverle. Le due cose che avevo chiesto a questi ragazzi hanno finito per metterle in campo anche in questa finale: le giocate difensive a Cantù la scorsa volta, le giocate difensive oggi, insieme ancora una volta la partecipazione assoluta di quelli che nei vari momenti sono stati fuori. Stamattina, nella riunione in hotel, Jaric si è fermato per dire “sai, secondo me…una cosa, l’altra”, cioè diceva delle cose tecniche con l’attenzione di vivere questa partita, pur sapendo che non avrebbe più giocando a meno che non ci fossero stati infortuni in questa serie. Questo per dire come le persone hanno partecipato. Quindi per me è una vittoria speciale perché, ripeto, dà valore a quella del primo anno in cui nessuno accreditava giocatori fino ad allora poco conosciuti o non vincenti ad avere una stagione del genere e quest’anno nessuno pensava che potessimo avere questa continuità, io nemmeno, sono sincero. Ed allora grazie a tutti questi giocatori ed a tutti coloro che hanno lavorato per avere ancora questa fame. Nelle due annata tra la fine del ciclo scorso e l’inizio di questo, io ho potuto fare tutto senza pause, con la Nazionale, perché ho uno staff eccezionale, assistenti e tutti quelli che lavorano intorno alla squadra che, ancora una volta, hanno messo ed hanno trasmesso un modo di venire in palestra, fin da quando hanno cominciato il lavoro loro ed io non c’ero, che ha segnato la vera continuità. La società che ogni anno è sempre più straordinaria nel permetterci di fare questo, e allora noi abbiamo potuto anche sperimentare, cambiare, aggiustare in grande tranquillità. Quest’anno sono cambiate anche le regole, l’allontanamento della linea dei tre punti, abbiamo cambiato completamente il nostro gioco, diminuendo drasticamente il numero dei tiri da tre punti per tutta la stagione, giocando con molto meno atletismo rispetto al passato, soprattutto all’inizio della stagione. Ma abbiamo avuto lo stesso tipo di efficacia anzi, trofei alla mano, di più. Sono stanchissimo, provato, però sono veramente felice perché noi forse parliamo poco, ci chiudiamo un po’ a riccio, ma sappiamo bene cosa c’è dietro questa cosa straordinaria e sappiamo anche perché si deve andare ben oltre il mezzo secolo, cioè quando era tutto completamente diverso, per ritrovare questo tipo di continuità.

 



Dall’altra parte, un coach Andrea Trinchieri che, dopo aver a stento trattenuto le lacrime sulla sirena, in campo, può ben dire, alla fine, di essere orgoglioso della propria squadra, che ha davvero nobilitato il campionato e questa finale: “Faccio i complimenti alla Mens Sana. Razionalmente una serie così lunga la vince la squadra più forte e quindi è giusto così. Non posso fare altro che sottolineare un'ennesima, grandissima prestazione della mia formazione. A memoria non mi ricordo una squadra che alla quinta sfida, sotto 1-3, viene a Siena e gioca questa partita. Abbiamo perso al singolo possesso. Peccato, perchè avevamo qualcosa dentro che poteva allungare la serie. Sono veramente orgoglioso di aver allenato questi ragazzi, che nella serata dove altri avrebbero pensato a spiagge, mogli, fidanzate o bonus raggiunti, hanno disputato una gara di dedizione e sacrificio al di sopra di ogni aspettativa per chi non è dentro quello spogliatoio. Non posso che ringraziare un gruppo di lavoro. Per vincere bisogna prima perdere: finale di Coppa Italia, finale scudetto, secondo posto in regular season. Il campionato degli altri è nostro di quattro piste sul secondo arrivato. La nostra strada è partita due anni fa. Ci stiamo avvicinando anche se non è ancora abbastanza però fra due mesi si riparte con una nuova stagione e proveremo a fare ancora meglio. E’ chiaro che sono dispiaciuto, meritavamo di andare a gara-6. Credo fosse difficile per tutti prevedere che avremmo fatto una partita del genere, abbiamo giocato per stupire il mondo, avendo le spalle al muro e tenendo Siena a 63 punti. Insomma, abbiamo fatto una grandissima partita, con grande attenzione ed

un'energia che non avevamo. Abbiamo vinto lo scudetto di quelli normali”.