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Renzo Puliero

Fadini rassicura: «Non è la bocciatura di qualcuno ma un'addizione tecnica». Il romano anche: «Arrivo in punta di piedi, senza pretese e con voglia di fare»


e-mailprintSabato 17 Settembre 2011 SPORT, pagina 51
Christian DiGiuliomaria, il nuovo acquisto Tezenis FOTOSERVIZIO EXPRESSLa Tezenis inserisce Christian DiGiuliomaria, 32 anni, romano, 210 centimetri, dodici anni in A1 con
Cantù (cinque stagioni), Varese (tre), Roseto, Udine (quattro) e tre in Legadue con Sassari (2003) e le ultime due con Venezia. L'arrivo di un nuovo lungo non va interpretato, spiega Andrea Fadini, «come la bocciatura di qualcuno, né come sostituzione, ma solo come addizione tecnica». Il sito di LegaDue presenta così DiGiuliomaria: «Formatosi seguendo le gesta dell'amico Thurl Bailey, mitico centro di Cantù degli anni Novanta, incarna perfettamente lo spirito guerriero del Gladiatore, suo film preferito. Tra i suoi gesti portafortuna prima della partita l'immancabile saluto ai suoi tre figli, sempre presenti a bordo campo». Sono Jona di 9 anni e i gemelli Giulia ed Elia di 7.
DiGiuliomaria, indubbiamente, ha le caratteristiche per dare alla Tezenis fisicità dentro l'area, rimbalzi e difesa. Scaduto il suo contratto con la Reyer Venezia ha sostenuto la preparazione precampionato con l'Armani Milano, con la quale era in campo contro i gialloblù al «Memorial Mario Vicenzi» dell'8 settembre. Si è allenato ieri con la nuova squadra e oggi sarà in campo a Udine nell'amichevole contro la formazione croata del Kvarner.
DiGiuliomaria, come è maturato il suo arrivo alla Tezenis?
«Dopo la gara tra Verona e Milano ha preso forma questa eventualità e quando ho capito che si poteva stare insieme quest'anno, ci ho pensato poco a dire sì».
Che impressione ha avuto della Tezenis?
«Onestamente quella sera pensavo molto a Milano ed a me stesso. Conosco tanti giocatori della Tezenis. Di sicuro, mi ha impressionato West: lo vedevo per la prima volta e giocò una buonissima partita».
Quale sarà il suo ruolo?
«Dare una mano dove serve. Arrivo in punta di piedi per entrare in un gruppo che lavora insieme già da diverse settimane, pronto a mettere a disposizione la mia esperienza e voglia di fare. Pretese zero. C'è un'opportunità ottima: dopo un'estate non felice ho trovato squadra e a Verona c'è buona possibilità di lavorare».
È stato tante volte avversario ai tempi d'oro della Scaligera basket.
«Era sempre bellissimo venire qui, non solo per il palazzetto sempre stracolmo di gente, ma anche perché c'erano grandi giocatori come Iuzzolino, Williams, Lorthridge, Keys e poi Boni e Dalla Vecchia sempre pronti ad aprire i quadricipiti. Si veniva a giocare contro una società e una squadra ambiziose».
Cantù è stata la sua culla cestistica.
«Dopo un anno a Roma sono arrivato a Cantù a 17 anni, sotto Sacripanti. Vi sono rimasto sette anni».
All'epoca era considerato una grande promessa. Contento della sua carriera?
«All'inizio si hanno altre pretese, ma mi sono rotto due volte il ginocchio ed ho subìto un altro serio infortunio. Il Signore mi ha sicuramente messo alla prova: significa che qualcosa ho sbagliato prima, ma ne sono uscito bene. Non guardo al giocatore che avrei potuto essere, ma sono contento del giocatore e dell'uomo che sono adesso. Ho 32 anni ed a Roma c'è un detto: Il nonnetto non voleva crepare perché aveva tanto da imparare. Mi piace dimostrare quello che so fare e dare tutto quello che ho».
Come valuta la Legadue?
«È un campionato paragonabile a quello di A1 di otto anni fa. Il livello è buono e si è alzato moltissimo, le squadre attrezzate per salire sono tante. E poi la cosa che mi piace tanto è che si parla italiano».