«È una squadra alienabile, futuribile, fatta di uomini disposti alla lotta, oggi senza stelle, ma che alla fine della stagione, di stelle potrebbe averne più di qualcuna». Così, il general manager Santi Puglisi a quanti chiedevano, nel corso della campagna trasferimenti, un giudizio sul «dieci» messo assieme da coach Piero Bucchi e dal direttore sportivo Alessandro Giuliani.

Aveva visto (ancora una volta) benissimo il giemme, Puglisi. L'avallo è giunto l'altra sera, nel corso dei 40' disputati contro la Fabi Shoes, valsi all' Enel Basket la conquista del secondo torneo, il primo Memorial «Elio Pentassuglia. L'Enel Basket è una squadra futurìbile, nel senso che oggi si programma, per raccogliere domani. Progetto condivisibile. L'avallo, fra l'altro, a questa politica societaria, giunge puntuale dai contratti biennnali sottoscritti dai giocatori. Domanda: avrà la gente del palaElio la pazienza d'aspettare che il progetto possa realizzarsi? Saprà, il pubblico di Brindisi, sostenere la squadra (non a corrente alternata) nei momenti in cui sarà in difficoltà? Avere risposte oggi ai due quesiti sarebbe fin troppo bello e costituirebbe la giusta dose d'energia per la stagione agonistica che sta per iniziare. Intanto, ieri, (giorno del suo compleanno: 36 anni, auguri!) a Brindisi è giunto Francesco "Charlie" Foiera. Il suo è un acquisto a termine: un mese. Utile per coprire l'eventuale buco che si determinerebbe nel caso non si risolvesse in tempo utile, per il campoionato, l'iter burocratico perchè Craig Callahan si munisca del passaporto italiano; ma, anche per dare la possibilità ad Andrea Zerini di guarire con calma dall'infortunio alla caviglia, senza forzature che potrebbero essere dannose. Spieghiamola così: gestione oculata delle risorse umane. Punto secondo: cosa ha detto la gara con la Fabi Shoes? Un dato su tutti: l'Enel Basket è un gruppo senza stelle. Un organico fatto di buoni «operai specializzati» disposti a difendere senza risparmio, per tutti i 40' del match. È, in assoluto, una novità per Brindisi. Per certi versi era la squadra che tutti volevano, fatti di gente disposta a lottare senza paura di sbucciarsi le ginocchia, giocando di squadra. Questo è quanto s'è visto dopo le prime settimane di lavoro svolto da elementi che, prima del 15 agosto, nemmeno si conoscevano. Punto terzo: va detto, senza inutili giri di parole, che da Jimmie Lee Hunter e da Alex Renfroe ci si aspettava qualcosa di più. Non solo in fatto di punti rea- lizzati: tre il primo, nove l'altro (sbugiardando chi dice che a Brindisi un giocatore è bravo solo «se la mette dentro»), ma soprattutto in fatto di gioco: poche penetrazioni e scarico, poche iniziative personali, soliti passaggi con palla a morire in attacchi sterili. D'accordo: occorre dare tempo; però, sarebbe stato bello vedere non il Thomas o il Crispin di turno al lavoro (stupido pensarlo), ma qualcosa che facesse presagire a tipetti pronti ad assurgere a leader. Occorre tempo? La speranza è che siano anche i dirigenti a concederlo. Si sa bene che la pazienza non è proprio la virtù di chi investe denaro e tempo. Ad ogni modo, alla luce del primo impegno della squadra di coach Bucchi al palaElio, c'è da ipotizzare che continuando a lavorare sempre con lo stesso impegno, la difesa dell'Enel Basket non potrà che miglioare e per i quintetti avversari sarà un bel rompicapo scardinarla. La Fabi Shoes di Sharon Druker avrebbe voluto vincere il match. È arrivata a 70 punti e s'è fermata, per merito della difesa alla morte attuata, anche su Greg Brunner, un pivot di stazza forte, sul quale si sono alternati (bene) i lunghi di Bucchi. È giusto spendere una parola su Alex Simoncelli; non per i diciannove punti messi a segno, ma per l'intraprendenza dimostrata, caricandosi la squadra sulle spalle e portandola al successo, grazie alle sue invenzioni dall'arco. Ma non siamo che all'inizio e domani c'è già un nuovo scontro-allenamento importante: contro la Juve Caserta, a Lecce, al Memoriale «Germano Ventura». % Craig Callahan piace per la forza e la mano «educata»