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Valerio Rustignoli

QUANDO Jules Verne scrisse ‘Il giro del mondo in 80 giorni’, forse aveva in chiare in testa le qualità del suo protagonista: tenacia, amore per le sfide, passione. Con licenza poetica e modificando un po’ le tappe del percorso, scopriamo che anche il basket forlivese ha il suo Phileas Fogg, in
viaggio, per tutta l’estate, tra Forlì e la Nuova Zelanda, passando per Cina, Macedonia, Turchia, Australia e chi più ne ha più ne metta.


L’avventura di coach Nenad Vucinic parte proprio dalla Romagna, dopo il rinnovo con Forlì. Vola verso l’inverno australe della sua seconda casa, in Nuova Zelanda, Aotearoa nel linguaggio dei nativi Maori, a oltre 18mila km da qui, per preparare la nazionale di casa, i Tall Blacks, per qualificarli a Londra 2012. Vucinic trasferisce i suoi nella terra della Grande Muraglia, a Guangzhou, per la Stankovic Cup che la nazionale kiwi vince, battendo Cina, Angola e la Russia in finale, il 10 agosto. Il giorno dopo, Tall Blacks e Nenad Vucinic arrivano in Romagna, per il raduno della FulgorLibertas: una settimana di lavoro tutti insieme, poi nuovamente in viaggio, verso la Macedonia: due sconfitte contro Montenegro e i padroni di casa.

IL TOUR de force continua: Turchia, nuovi avversari, nuove sfide. Il 26 agosto Vucinic è a Istanbul, il giorno dopo è in Romagna: giusto il tempo di un’amichevole, vinta di 30 con un college americano e riaffidare le redini della squadra a Stefano Colombo. Poi via, nuovamente in Oceania, a giocarsi l’Olimpiade: nella terra dei canguri, mentre la Fulgor vince prima lo scrimmage con Jesi, poi l’amichevole di lusso con la Scavolini, i Tall Blacks vengono sconfitti e il coach serbo riparte alla volta di Forlì. Ma dura poco: sorge qualche problema di visti, servono alcune carte, Vucinic accende la macchina e parte verso Belgrado: 9 ore di viaggio, con l’idea di tornare per la finale del Torneo di Imola. Ma non si riesce e Vucinic torna a Forlì solo oggi, al termine di un’infinita odissea, carico a mille e prontissimo a ricominciare la nuova avventura, dopo un’estate di basket passata sui parquet di tutto il mondo.