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Separati in casa. O quantomeno conviventi forzati. E’ la condizione che starebbero vivendo Demis Cavina e la Società Basket Veroli. Il tonfo indecoroso contro Brindisi di venerdì scorso ha fatto precipitare la situazione. Alla terza sconfitta consecutiva in quattro partite sarebbe stato trovato nell’operato del coach emiliano la causa, anche se non esclusiva, degli attuali mali giallorossi, convinzione forse rafforzata anche dalle pesanti contestazioni cui la curva ha sottoposto in diretta nazionale Cavina.
Squillato ieri a vuoto il cellulare del gm Ferencz Bartocci, anche perché impegnato a Roma per il famoso ricorso sulla questione wild card, non si è potuto avere conferma della novità, grossa, emersa nelle ultime ore: al 37enne allenatore di Castel San Pietro sarebbe stata avanzata una proposta di transazione per uscire anticipatamente dal contratto che lo lega fino al prossimo 30 giugno al club del presidente Zeppieri. Una proposta che inequivocabilmente svelerebbe tutta l’insoddisfazione della dirigenza giallorossa per l’allenatore che nel giro di due anni al massimo doveva portare la Prima Veroli in Serie A e che ora annaspa in fondo alla classifica insieme ad essa. Insomma, la crisi attuale di risultati viene ritenuta assai più grave di quella vissuta l’anno scorso, evidentemente l’atteggiamento mostrato dalla squadra contro Brindisi ha convinto che la situazione non sia recuperabile con questo stato di cose. Considerato pure che, a differenza della passata stagione, con il ripristino della promozione diretta si può passare sopra con assai meno leggerezza ad una striscia negativa in regular season.
E poi, pesa anche la questione relativa a Martin Colussi. Di fatto Cavina lo ha bocciato dopo prestazioni molto deludenti e, siccome è un giocatore sul quale la società ha fatto un investimento oneroso, ora via Parco della Rimembranza potrebbe trovarsi di fronte a un bivio tra l’uno e l’altro.
Ma quale è stata o quale sarà la risposta di Cavina alla proposta societaria? Chiaro che non è automatico che l’allenatore accetti, oltre che il discorso economico c’è anche l’orgoglio professionale, non voler mollare l’occasione cercata per tanti anni in quanto si crede di poterla risollevare, come successo pochi mesi fa. Ma intanto i nomi dei sostituti girano. Due quelli gettonati, Attilio Caja e Andrea Capobianco. In pole c’è il primo, l’ex Rimini che a Veroli ritroverebbe come vice Massimo Maffezzoli, con lui l’anno scorso sulla riviera romagnola. Superata qualche tensione a mezzo stampa che il presidente Zeppieri ha avuto con lui durante la serie dei quarti di finale playoff in cui fu ad un passo dall’eliminare la Prima, Veroli sembrerebbe indirizzata sul 50enne allenatore pavese, senza panchina dopo la sparizione di Rimini dalla Legadue e che inganna il tempo come commentatore tecnico nelle telecronache Rai della Serie A. Più defilato c’è Capobianco, che dopo essere stato esonerato da Teramo più volte è stato avvistato al palasport di Frosinone, anche in questa stagione, lui che del resto è nato ad un’ottantina di chilometri da Veroli, a Venafro.
Se si andasse avanti con Cavina, il futuro a quel punto dipenderebbe dal match di Reggio Emilia. Un’altra sconfitta sabato sera, la quarta in cinque gare, potrebbe essere quella della rottura, a prescindere. Il successo, viceversa, rimescolerebbe le carte. In ogni caso, si vive una situazione poco serena in casa Prima. Chi l’avrebbe mai detto appena tre settimane fa, quando la remontada di Coppa e la vittoria di Pozzuoli alla prima giornata parevano davvero disegnare un orizzonte tutto limpido.

Paolo De Persis