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Ritorna Milano, e Stefano Mancinelli sa bene cosa significa e cosa porta con sé questa sfida. Allo stesso modo però, mai come questa volta invita la squadra a raccogliersi e andare in campo concentrandosi unicamente su presente e prossimo futuro, una scalata fatta di sei tappe per arrivare al traguardo della salvezza. “Dico con convinzione che ce la possiamo fare, ma soltanto restando uniti e lottando con la massima umiltà. Abbiamo già toccato con mano la grandissima difficoltà di questo Campionato, che non ci ha mai permesso di fermarci a lavorare per risolvere i tanti problemi che abbiamo incontrato, a cominciare dagli infortuni che ci hanno bersagliato a ripetizione per continuare con i cambiamenti apportati in corsa, ed anzi ha punito via via il nostro ritardo obbligato. Ora, ci aspettano tre partite in casa nel giro di una settimana, ed è indubbio che gran parte delle nostre possibilità di salvezza passeranno da qui”. La Fossa dei Leoni ha lanciato un appello al pubblico biancoblù… “Me lo hanno detto. Ed anche se quest’anno non ci siamo espressi al meglio tra le mura amiche, adesso ora dobbiamo sfruttare fino in fondo il vantaggio grandissimo di giocare davanti ai nostri tifosi, che saranno pronti a sostenerci al massimo delle loro possibilità. Nel derby ci hanno aiutato a rimontare e avremmo voluto conquistare la vittoria per dedicarla a tutti loro, ma adesso si gioca una battaglia ancora più importante, c’è in ballo la salvezza e vogliamo raggiungerla insieme”. Torna Milano, vietato voltarsi indietro. “Assolutamente, e noi pochissimi che c’eravamo allora – io, Dalibor e parte della società e dello staff – siamo i primi a sapere che il traguardo da conquistare ora vale tanto quanto uno scudetto, se non addirittura di più. Nessuno pensi a quello che è stato, ma solo a vincere il più possibile per restare in Serie A, e poter ricominciare a lottare per tornare ai vertici già dalla prossima stagione. Per chi faceva parte della Fortitudo di allora, non c’è motivazione più grande”. Una scalata fatta di sei tappe, quasi un Giro d’Italia… “Già, e in particolare un gran premio della montagna. Da affrontare con carattere, determinazione e voglia di sacrificarci tutti insieme per raggiungere il traguardo finale. Come avrebbe fatto il mio idolo Marco Pantani, e non a caso quel colore rosa a cui sono legato ha qualcosa a che vedere con quella maglia che lui conquistò proprio nelle tappe più difficili scalando le montagne. Un grandissimo campione, che resta tale a distanza di anni e di tutti i problemi che purtroppo incontrò poi”. E una carica interiore in più che ti porterai dentro, sul campo. “Sì, gli eventi che hanno colpito la mia terra negli ultimi giorni mi hanno colpito particolarmente. Ho parlato molto con la mia famiglia, che fortunatamente pur essendo in Abruzzo ma a Chieti non ha avuto problemi tranne una grande paura. E i resoconti che riempiono tv e giornali continuano a farmi pensare. Sono contento che la Società e la Fossa abbiano lanciato l’iniziativa della raccolta, io stesso sto pensando a come poter fare qualcosa di concreto. Intanto, andrò in campo con la fierezza di essere abruzzese e idealmente giocherò per loro”.