Fabio Gavelli
Forlì
COACH Sandro Dell’Agnello: qual è stato il momento più bello della stagione?
«Non c’è una data precisa. È stato a metà campionato, quando mi sono reso conto che la squadra iniziava a girare e ci saremmo tolti delle soddisfazioni. È capitato dopo le due vittorie esterne a Imola e a Brescia».
Il periodo peggiore?
«La partenza è stata difficile. Non vincevamo mai in casa, dopo la sconfitta con l’Upea i mugugni si sono tramutati in fischi».
Che posizione finale si immaginava Dell’Agnello all’avvio del campionato?
«Con tutta onestà, fra il decimo e il dodicesimo posto. Con quel roster arrivare decimi era un obiettivo reale».
La delusione maggiore è stata Spencer. Era un esordiente, ma perché non è migliorato cammin facendo?
«Siccome è un ragazzo intelligente, deduco che gli manchi il fuoco dentro. Si è adagiato, gli errori che faceva a dicembre li ha ripetuti a febbraio e ad aprile».
Gli altri invece sono cresciuti.
«Sì, una bellissima soddisfazione, sia per me che per il mio vice Galli e il preparatore Di Giovanni. A partire da Borsato, Natali e Roderick che la precedente stagione al PalaCredito non credo abbiano giocato a questi livelli, fino a Musso che è esploso, Tessitori che è cresciuto e Todic che era un idolo quando è andato via».
A proposito: senza Miro la squadra ha giocato meglio. Perché?
«A dire il vero negli ultimi due mesi con Todic la squadra stava già sbocciando. Senza di lui ci siamo chiesti: molliamo o facciamo vedere fino in fondo quanto valiamo? Tutti si sono sentiti più responsabilizzati».
La squadra ha giocato con Natali da 4, è stata più veloce e Roderick è rimasto il leader indiscusso.
«Era la mia idea di partenza. Schierare Soloperto da 5, Todic da 4 e da 5 a seconda delle situazioni, Natali da 4. Il piano è cambiato quando Ario Costa ha fatto il colpo di prendere Tessitori, a costo zero. Però col senno di poi vorrei vedere come sarebbe finita con Brescia se avvessimo avuto Miro».
Basile si farà come giocatore?
«Ha le caratteristiche per diventare un buon giocatore. Deve migliorare nel tiro da fuori e in difesa»
Com’è il suo rapporto coi tifosi?
«Mi sono sentito apprezzato di più nella seconda parte della stagione. Può darsi, come ho letto, che io non sia abilissimo tatticamente, ma faccio notare che la squadra ha cambiato varie volte modulo di gioco e se è arrivata quinta è anche merito, oltre che dei ragazzi, dello staff tecnico. Quando mi sono inventato Roderick play, qualcuno mi ha preso per scemo, poi abbiamo visto com’è andata».
Forlì ha avuto grandi squadre e giocatori clamorosi: è una piazza esigente.
«Lo sapevo. Per questo sono ancora più contento di essere stato apprezzato da gente col palato fine».
Dell’Agnello, il suo contratto è in scadenza. La rivedremo a Forlì la prossima stagione?
«Occorre vedere se a Forlì ci sarà una squadra, con quale società e quali obiettivi. I ragionamenti su tecnici e giocatori verranno dopo».
La situazione societaria sembra in alto mare: a lei cosa risulta?
«Ho la stessa impressione. Va aggiunto che il 70% delle società di basket italiane non ha certezze sul prossimo campionato. La FulgorLibertas è in buona compagnia».
Forlì ha tradizione, palasport, pubblico e passione per fare basket di alto livello. Ma questi sono pre-requisiti: senza soldi e organizzazione non si va da nessuna parte. Ce la farà?
«Spero proprio di sì. L’importante è ci sia una società che sappia cosa vuole e con quali mezzi. La chiarezza è fondamentale».
Già in passato è emerso il problema di divisioni fra i soci. È questo il problema?
«Premetto che chi ha partecipato attivamente alla società l’ha fatto con spirito propositivo, ma ricordo il proverbio: ‘Troppi cuochi rovinano la cucina’».
Se la società riuscisse a iscriversi nella Gold League e a mettere insieme un po’ di soldi?
«Se ci sarà una ripartenza, verrò volentieri a parlarne».
Allora arrivederci.
«Arrivederci».