Dal Dottor Messina al Signor Sacchetti. Le parole di Giovanni Petrucci, presidente della FederBasket, introducono un passaggio storico alla guida della Nazionale: un autentico cambio di filosofia che coinciderà anche con il nuovo calendario, con le finestre invernali e primaverili per le fasi preliminari (senza giocatori NBA e di Eurolega) che inizieranno con il percorso verso i Mondiali di Cina 2019. Sacchetti, che sostituirà Ettore Messina a fine estate dividendosi tra Cremona e la Nazionale, viene presentato a Cagliari, in quella Sardegna dove l’ItalBasket fa base in questi giorni e dove coach Meo due anni fa visse la favola del Triplete con Sassari.  

 

“NORMALE E VINCENTE”  

Petrucci introduce Sacchetti sottolineandone le qualità umane riconosciute dall’intero ambiente: “Investiamo su una persona di indiscusso valore, tecnico e morale: Sacchetti ha vinto, e nella vita conta vincere. Sono innamorato della normalità di Sacchetti: io ho paura dei filosofi, di quelli troppo bravi, che pensano di inventare” spiega il numero uno federale. “Sacchetti è bravo, è normale, sa vincere e qui ha vinto, senza recitare. Ora, però, il primo compito è di Messina, agli Europei, alla fine dei quali lo ringrazieremo”. A spiegare la scelta è anche Messina, che lascerà il posto a Sacchetti: “Meo ha le caratteristiche che la Federazione cercava: un allenatore italiano, esperto, che ha vinto a tutti i livelli e che ha grande carica”.  

DA TORINO A... TORINO  

C’è parecchia Torino nelle parole del nuovo ct: è sotto la Mole che coach Meo debutterà da ct, il 23 novembre contro la Romania, ma ci sono anche gli insegnamenti del Professor Guerrieri, bandiera dell’Auxilium: “Il mio tecnico in una fase determinante della carriera, a Torino, e poi l’unico coach del quale sono stato vice. Ho imparato dalla sua profonda cultura e dal suo modo di vivere il basket e la vita. E poi da una sua frase fondamentale: se hai i giocatori bravi vinci, se non hai giocatori bravi non vinci”. Una frase che sintetizza la carriera di Sacchetti, capace di gestire i talenti, magari anche problematici (da Gianmarco Pozzecco a Travis Diener agli Usa del Triplete di Sassari), facendoli viaggiare tutti nella stessa direzione.  

“Sono emozionato – ammette - e non sono uno che maschera i sentimenti, perché diventare ct dopo aver giocato in azzurro è particolare, è il top della carriera. Ringrazio il presidente Petrucci e poi Messina, l’allenatore italiano più importante, uno dei primi due tecnici in Europa. Ringrazio i miei tecnici di quando giocavo, i miei ct Gamba e Bianchini, e tre presidenti che mi hanno sostenuto nella carriera da tecnico: Sindoni, un visionario che mi volle in A con Capo d’Orlando, Mele che mi portò nella splendida Sassari, e Sardara, con cui abbiamo vinto alla Dinamo”. Ma il tecnico 63enne pensa anche ai nomi meno attesi: “A Daniel Donzelli, 20enne che ho avuto a Brindisi: ha ancora problemi, ma mi auguro di poterlo convocare, significa che li avrà superati. E penso alla squadra di Asti che allenai in C: quel gruppo di ragazzi continua a seguirmi nelle occasioni più importanti”. Tra queste ci sarà Italia-Romania di Torino. 

La Stampa.it