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Sergio Roberto Scariolo
Sergio Roberto Scariolo

SCATTANO oggi gli Europei di basket. L’Italia non c’è, ma un italiano che aspira al titolo non manca. E’ Sergio Scariolo, il ct della Spagna campione del mondo e vice campione olimpica. Spagna favorita verrebbe da dire, se non fosse che gli iberici non hanno mai fatto centro in Europa.

 

Nemmeno due anni or sono quando, in casa, si arresero ai russi. Scariolo è chiamato a infrangere questo tabù. Le insidie arriveranno da Lituania, dalla Russia campione uscente, ma pure da Grecia e Francia

 

Scariolo, lei e la Spagna dovete vincere?

«Speriamo di farlo. O comunque di disputare un buon Europeo».

Emozionato?

«Ora no. Ho tra le mani una Nazionale con talento. Per questo sono soddisfatto».

Una Nazionale nella quale i giocatori, al contrario di quanto accade in Italia, sembrano mostrare più attaccamento.

«Negli anni passati in Spagna hanno lavorato bene, con attenzione, anche nei minimi dettagli. Chi gioca è orgoglioso di farlo con questa maglia».

Lei e Messina, i migliori tecnici italiani all’estero. E’ la fuga dei cervelli?

«Credo sia la conseguenza di un movimento in difficoltà. Penso anche a Gherardini che è nella Nba. C’è un dato positivo, forse».

Quale?

«Per la prima volta in serie A non ci saranno tecnici stranieri. Se è una scelta sul valore dei nostri allenatori va bene, se è una questione di budget spacciata per una scelta, come si dice, autarchica, allora è sbagliata».

Ma lei si sente italiano o spagnolo?

«Se è per questo parlo anche inglese e russo. Ma quando prendo appunti, lo faccio in italiano».

Tornerà mai nel Bel Paese?

«Mai dire mai. Anche se ora è difficile dirlo perché non vedo le condizioni adeguate. Però mi piacerebbe che i miei figli vivessero anche la realtà italiana».

Lei è anche il coach del Khimky Mosca, che dall’Italia ha preso Langford, ex stella della Virtus.

«Per fortuna che è arrivato. Abbiamo perso Delfino e pure Garbajosa».

In Russia non c’è più Messina.

«Sarà più facile vincere, anche se il Cska s’è rinforzato».

Non le mancherà a Mosca un avversario italiano?

«Sul campo ci sono state anche scintille, ma fuori abbiamo passato bei momenti. Il rapporto tra di noi non s’è mai scalfito».

I coach italiani si dividono in due scuole tra messiniani e scariolani?

«Sono contento di vedere che due miei ex assistenti, Finelli e Dalmonte, sono in Fortitudo e Pesaro, dove ho allenato. Comunque credo che le cattedre della grande scuola italiani di allenatori siano occupate da Rubini, Gamba, Sales, Bianchini, Peterson e Nikolic».

Ma quando torna in Italia si sente un turista?

«Perdonate il gioco di parole: turista mai, interista sempre. Mi piacerebbe tornare per qualche giorno a Bologna e Pesaro, dove ho allenato, per riassaporare piacevoli atmosfere».