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Si è tenuta stanotte a Springfield, Mass. la cerimonia di induzione nella Hall of Fame della classe del 2009: Michael Jordan, David Robinson, John Stockton, Jerry Sloan e Vivien Stringer si aggiungono agli altri 288 grandi del basket mondiale.

 

Per l'occasione, l'evento, che in genere viene celebrato nella sala spettacoli della Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, è stato spostato nella sede dell'orchestra sinfonica.



Esilarante il discorso di Michalel Jordan che ha rievocato la sua carriera, onorando innanzitutto mamma Deloris e il padre James (ucciso nel 1993) e ricordando che la competitività è nata tra le mura domestiche. His Airness ha poi ringraziato Scottie Pippen e, tra le risate generali, Leroy Smith(presente alla cerimonia). Sì, il ragazzo  che gli aveva fatto le scarpe nel "varsity team" (cioè la prima squadra) al liceo, generando in lui una fortissima voglia di rivalsa (MJ usò quel nome anche come "alias"). Jordan ha poi ricordato che Buzz Peterson (anche lui presente), suo compagno di stanza a North Carolina, era considerato il miglior giocatore del North Carolina al suo arrivo in squadra, precisando che "non aveva mai giocato contro di me". Un'altra vicenda che lo ha supermotivato, così come il fatto che nel suo anno da freshman Dean Smith non lo faceva giocare titolare.

MJ ha poi parlato della sua esperienza nella NBA, ringraziando il proprietario dei Bulls Jerry Reinsdorf (presente), Rod Thorn e il suo primo coach, Kevin Loughery, ricordando come in uno dei primi allenamenti lo spostò dalla prima squadra alla seconda, che stava perdendo, portando quest’ultima allla vittoria. MJ ha ringraziato Isiah Thomas (presente), George Gervin (presente) e Magic Johnson (assente) considerandoli i suoi più grandi motivatori.

Ha poi raccontato il percorso nella NBA, da Doug Collins (che non voleva che MJ giocasse in estate) ai primi tre titoli, a Pat Riley, un altro di quelli che ha acceso in lui il fuoco della competizione, e John Starks. Ha poi parlato del primo ritiro, ricordando come un giorno Bryon Russell (cioè lo “spettatore” dell’ultimo tiro di gara 6 a Utah nel 1998) gli abbia detto che sarebbe tornato, e così avvenne. Un pensiero Jordan lo ha dedicato anche a Jerry Krause (che per scherzo ha detto di non aver invitato), lanciando una frecciatina al manager grassottello, reo di aver detto una volta che erano i front office a vincere i titoli. "Sono i giocatori a vincere i titoli", ha precisato Jordan (come già fece a suo tempo a quattrocchi con "Crumbs", con cui non andava granchè d'accordo).

Jordan ha poi detto tra il serio ed il faceto che potrebbe tornare a giocare in NBA tra 50 anni: “Limits and fears are often an illusion”, ha concluso il più grande giocatore di tutti i tempi (più grande anche tecnicamente –ci sono alcuni che lo eguagliano in tecnica, ma nessuno superiore- e atleticamente -forse solo Doctor J meglio di lui-)

Presenti tantissime personalità della pallacanestro, tra cui ricordiamo gli ex compagni Scottie Pippen, Tony Kukoc, Dennis Rodman, Randy Brown, Charles Oakley e ex "nemici" come Isiah Thomas e Pat Riley. Non poteva mancare ovviamente il suo idolo David “Skywalker” Thompson e il “gotha” di North Carolina, con il leggendario Dean Smith, Larry Brown e l'attuale coach Roy Williams.

Assenti Magic Johnson (che era alla cerimonia di addio di Lisa Leslie a Los Angeles), Phil Jackson e Jerry Krause.VF