Piero Bucchi
Piero Bucchi

IL RAMMARICO per l’occasione sprecata con il Panathinaikos c’è sicuramente, l’Olimpia è andata vicina a conquistare due punti che sarebbero stati di grande importanza nell’economia del girone, ma è arrivata corta nel momento decisivo: «Ci sono certamente cose positive da portare dietro da questa partita - dice coach Piero Bucchi - ma dobbiamo migliorare la freddezza negli ultimi minuti, bisognava costruire meglio il gioco, abbiamo fatto qualche palla persa fin troppo banale e il Panathinaikos ci ha sovrastato fisicamente nel finale, mostrando la sua classe».

 

Occasione persa, partita che per come si è dipanata si poteva e doveva vincere, ma il coach biancorosso vede il bicchiere mezzo pieno: «Sono aumentati i minuti di qualità rispetto alle prime uscite di campionato, abbiamo tenuto testa alla squadra campione d’Europa, bisogna essere positivi, questa è la strada per migliorarsi. In attacco la squadra sta mettendo a posto i meccanismi e si vede che molti giocatori sono nuovi, in difesa ho visto una buona crescita, soprattutto nel primo tempo, con ottime rotazioni che ci hanno consentito di rubare molti palloni». E in effetti ha ragione l’allenatore milanese quando fa il plauso alla fase difensiva, così come quando richiede una crescita dell’attacco. Questa squadra è stata presentata in estate come un team con maggior talento offensivo e magari qualche lacuna in retroguardia, ma dopo i 66, 71 e 67 punti rispettivamente realizzati nelle prime tre uscite è giusto suonare un campanello d’allarme sull’argomento.

 



RIMANE INUTILE avere Petravicius in campo se poi gli si fa fare una sola conclusione dal campo in tutta la partita per rimanere solo al match del Forum, ma la statistica si fa ancora più preoccupante se si pensa che i tiri in 3 gare sono stati appena 9 (6 in più se si contano i falli sul tiro). Bisogna sfruttare le sue doti offensive, come quelle di un Finley che fa fatica a prendere in mano la squadra se non quando è libero di inventare per se stesso (13 punti con 12 tiri non sono certo la prestazione del playmaker ideale). In più inizia a delinearsi qualche problema con l’alternanza forzata tra Hall e Mancinelli, che crea difficoltà ad entrambi, quando l’utilizzo da “numero 3” per qualche minuto di uno di loro (a maggior ragione che adesso Viggiano è out) potrebbe risolvere molti dei problemi: «Le gerarchie sono chiare - dice Bucchi - Hall è il titolare, Mancinelli il cambio. Solo se uno si mostra pronto allora posso cambiare il quintetto nel finale, come è successo con Atene». Hall non ha gradito (polemica tramite Facebook), Mancinelli non sarà entusiasta di aver giocato 6 dei primi 30’ (14.3 di media in 3 partite). Urge soluzione per non rovinare i rapporti.

 

Fonte: Il Giorno - Sandro Pugliese