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UNA PARTITA di calcetto per augurarsi buon Natale e dirsi arrivederci a mercoledì, quando riprenderanno gli allenamenti. La sfida tra giocatori bolognesi più gli innesti degli adottati Cittadini e Borra contro il resto del mondo ha sancito come in Fortitudo si respiri un clima profondamente diverso da quello della passata stagione, nonostante i problemi societari non siano cambiati, anzi siano aumentati tra lodi e intese non ancora trovate con il Comune di Bologna.

 

 

Lamma, un primo bilancio.

«Alla fine del 2008 le questioni erano esclusivamente tecniche, ma nessuno si è assunto la responsabilità di aver costruito una squadra che non vinceva e che sul campo si dimostrava inadeguata all’obiettivo prefissato. Sembrava che fossimo noi giocatori a non voler rendere per quello che potevamo e così la pressione aumentava anziché diminuire».

E arrivò la retrocessione.

«Noi non ci siamo salvati anche se era nelle nostre possibilità perché chi ha allestito la squadra non ha fatto un passo indietro dicendo che era stata costruita in modo sbagliato, ma ha difeso le sue posizioni e chi lo ha consigliato fino all’ultimo. Se poi la società ha avuto altri problemi e non si è potuta iscrivere alla LegaDue, questo non è un alibi per chi è retrocesso sul campo a discapito di un club che si è salvato perdendo i pezzi per strada come Rieti, giocando solo con chi se la sentiva ed era motivato a farlo».

Prima di essere il capitano lei è un tifoso dell’Aquila. Come sta vivendo questo momento?

«Intanto direi che sono orgoglioso di una squadra che gioca cercando di incarnare lo spirito Fortitudo. Nessuno vive su Marte e le chiacchiere arrivano anche a noi giocatori. Alcune mi fanno sorridere perché da dentro so che le cose non sono come mi vengono riferite, ma questo da tifoso rinforza la stima che ho nei miei compagni: hanno scelto l’Aquila nonostante circolino queste voci e questa è la dimostrazione che la F ha un valore aggiunto rispetto alle altre piazze. Molti dicono che sia questione di tempo e che prima o poi i problemi economici della società emergeranno, ma nessuno può predire il futuro con esattezza e per il momento — sempre con gli abiti del tifoso — mi godo una squadra che ha vinto 13 delle 14 che ha disputato».

E da giocatore, invece, che cosa direbbe?

«La squadra sa che è stata costruita per fare qualcosa di importante nei confronti della Fortitudo e per il momento i fatti dicono che siamo in linea con i nostri traguardi: vinto il nostro concentramento di Coppa Italia, quasi 5.000 spettatori al PalaDozza nelle occasioni importanti con tanti abbonati e, infine, campioni d’inverno. Se non arriveremo all’obiettivo della promozione tutto si potrà dire, salvo che la squadra non abbia lavorato in palestra per raggiungere quel traguardo».

Lei è di Sasso Marconi e sa benissimo che a BasketCity non ci si accontenta mai. Dove può migliore la Fortitudo?

«Io sono cresciuto con l’idea che in campo si possa sempre fare meglio e che bisogna lavorare anche per perfezionare le cose che magari già ti riescono bene. La squadra deve aumentare il suo livello di gioco, ora i nostri giovani lunghi hanno fatto esperienza approfittando dell’infortunio che ci ha privati per tanto tempo di Cittadini, e sempre in quel periodo abbiamo dato prova di saper stringere i denti. Dobbiamo crescere continuando a lavorare con grande umiltà e impegno».