«E’ stata come una specie di liberazione. Una vittoria importantissima sulla quale puntavamo tantissimo dopo aver giocato malissimo a Roma avevamo un unico obiettivo, quello di giocare bene e vincere su di un campo difficile e contro una buona squadra come Biella. Alla fine siamo riusciti in entrambe le cose e questo non può che essere un segnale positivissimo per la nostra squadra».

 

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Questo il primo commento di Jumaine Jones sulla sfida di sabato sera al Pala Forum di Biella, dove Caserta e la Juve hanno ripreso il discorso con il successo in trasferta interrotto bruscamente, per quel che riguarda il fatturato dei bianconeri ‘on te road’, il 13 dicembre scorso sulla tripla allo scadere di Ebi Ere contro la Benetton.

«Ognuno di noi – continuo il natio di Cocoa – sapeva ed era concentrato su quello che doveva fare in campo per riuscire a vincere contro l’Angelico ed interrompere, quindi, la serie di tre sconfitte consecutive lontano da casa. Non era facile uscire con la posta in palio tra le mani, ma abbiamo giocato ogni singolo secondo convinti di poterlo fare e alla fine ci siamo riusciti».

Roma però non è stato solo un motivo di rivincita per riprendere il discorso con la vittoria, ma anche la partita dell’infortunio di Bowers; quanto pesa questo stop?

«Timmy è un giocatore importantissimo per noi. La sua presenza in campo, il suo modo di essere e il suo modo di giocare sono e sono stati parte integranti del successo e delle vittorie avute fino a questo punto. Perdere un giocatore dall’intelligenza cestistica e dalle doti tecniche come le suo è un brutto colpo da digerire».

Al suo posto nella scorsa settimana è arrivato Robert Hite, che tra l’altro si è subito messo in mostra a Biella, secondo te che differenze ci sono?

«Semplicemente una: Robert è un tiratore, Timmy è un playmaker. Niente di più».

Più o meno il tempo stimato è attorno ai due mesi, secondo te quanto la Juve dovrà cambiare modo di giocare con Hite rispetto a quanto faceva prima con Bowers?

«Di sicuro qualcosa cambia perché comunque inseriamo un giocatore diverso da Timmy. Quello che penso, però, è che al momento la cosa più giusta da fare non è pensare ai cambiamenti, non è pensare a quello che sarà da qui a due mesi, ma restare concentrati sugli obiettivi che vogliamo raggiungere. Ora non siamo più una squadra sorpresa, gli avversari ci conoscono, ci rispettano e per questo ci vogliono battere. E’ cosi in ogni sport. E quindi per noi l’essenziale è continuare giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, a fare quello che abbiamo sempre fatto fino a questo momento ovvero lavorare duro sempre».

E per quanto ti riguarda, invece, pensi che in questo girone di ritorno dovrai modificare qualcosa rispetto a quello di andata?

«Se giocando come ho giocato siamo arrivati ad essere secondi, a qualificarci per le Final Eight e avere un record di 11 vittorie e cinque sconfitte, beh vuol dire che non c’è tanto da cambiare – continua l’ex Sixers con il sorriso sulla bocca -. Comunque non penso di dover cambiare o aggiungere qualcosa a quanto ho fatto, devo solo continuare a concentrarmi sul mio ruolo all’interno della squadra cosi come ho fatto fino ad ora».

Nel girone d’andata per gli avversari la novità è stata quella di conoscervi ed imparare a rispettarvi. In tutto il girone di andata per te quali sono state le novità che non ti aspettavi?

«Beh in assoluto credo che il secondo posto nessuno se lo aspettavo, ma quello che mi ha impressionato più di tutto è stato come siamo cresciuti o meglio la velocità con la quale siamo cresciuti come squadra ed anche individualmente dopo ogni sconfitta. Ogni stop, fino a questo momento, ci ha dato uno spunto interessante per lavorare, uno spunto interessante per crescere senza mai farci distrarre da quello che era successo la settimana prima quando avevamo perso. E credo che in questo girone di ritorno dovremmo avere lo stesso approccio, prima mentale e poi tecnico, se vogliamo ripetere quanto di buono abbiamo fatto dall’inizio di questo campionato».

E all’orizzonte c’è la Sutor Montegranaro…

«Una sfida interessante. All’andata abbiamo perso all’ultimo tiro, commettendo qualche errore di troppo. Abbiamo imparato tanto anche da quella sconfitta, ora vogliamo dimostrare, appunto, di aver imparato la lezione».

Fonte: Domenico Pezzella