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LA MONTEPASCHI partirà nel primo pomeriggio per Cremona dove domani mattina (palla a due alle 11.45) affronterà la Vanoli Braga nell’esordio di campionato.

Una sfida delicata per molti, la prima con un valore tangibile giocata lontano dal PalaMensSana. Per Mc Calebb e Rakovic sarà un esordio assoluto, per tutti gli altri un’altra trasferta su un campo conosciuto e difficile.





Sarà una gara particolare per Pietro Aradori, nato 22 anni fa a Brescia, meno di 50 km più a nord.

"Fa sempre un certo effetto giocare vicino a casa — ammette la guardia italiana. Sono nato in quella zona, ho tanti amici e parenti da quelle parti".

 

 

Come sempre le emozioni durano fino alla palla a due. Poi c’è soltanto la partita. Come arriva la Montepaschi a questo appuntamento?

"Siamo a buon punto, stiamo crescendo, abbiamo giocato bene vincendo anche un trofeo che era tra gli obiettivi della società. Raggiungere gli obiettivi è sempre una gran cosa. Stiamo migliorando di giorno in giorno soprattutto nella conoscenza di nuovi giocatori e questo è importante".

 

 

Parla già da mensanino il giovane Pietro. Che probabilmente è cresciuto in un’estate trascorsa per la maggior parte con Simone Pianigiani. Differenze tra il Ct e il coach?

"Poca differenza. Pianigiani, per quello che ho notato, allena alla stessa maniera sia in Nazionale che a Siena. In Nazionale, è ovvio, ha più stress perché è tutto più concentrato in due mesi ma sul campo allena allo stesso modo".

 

 

Che sembra essere un modo efficace stando alla qualità del lavoro svolto dalla Montepaschi negli ultimi quattro anni.


"Sì è vero, è un ottimo modo di lavorare: qui si suda, si lavora tanto, ma questa è l’unica via per vincere. Quello che fatto Siena negli ultimi quattro anni lo dimostra e noi vogliamo continuare".

 

 

Poche ore all’esordio in campionato. Sensazioni?

"Sono positive. Anche per quello che abbiamo fatto finora in palestra. Entriamo in campo ogni allenamento determinati, cercando di prendere il miglior tiro possibile, facendo le cose che ci chiede lo staff".

 



Tra cui c’è quella di vincere. Che però è sempre implicita. Perché se la Montepaschi riesce ad esprimere se stessa, a soddisfare Pianigiani, allora il risultato diventa spesso una diretta conseguenza.