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Sergio Tavcar
Ed ora (rullo di tamburi) come promesso ecco a voi, siore e siori, la top list dei migliori giocatori italiani di sempre. Pardon, non ancora. Nel senso che prima bisogna piantare alcuni paletti ben fissi per inquadrare la situazione e sapere di cosa si parla.

Mi sembra solo ovvio che per parlare dei migliori giocatori bisogna vedere in quali squadre hanno giocato e cosa queste squadre hanno vinto. Un giocatore di una squadra che non vince non può essere un giocatore da top ten, perchè se no, non so se mi spiego, la sua squadra (dando per scontato che comunque i suoi compagni erano giocatori medio-buoni comunque e non tutti pippe) avrebbe pur vinto qualcosa. Per cui sgombriamo subito il campo e tagliamo immediatamente i giocatori del periodo post finale olimpica di Atene, perchè in effetti non hanno vinto niente, anzi, hanno normalmente perso. Per cui parlare di giocatori di una squadra che nelle qualificazioni europee non riesce a spezzare le reni neanche a Montenegro ed Israele mi sembra grottesco. Con buona pace degli estimatori di Belinelli, Bargnani e Gallinari, loro proprio non li calcolo. Certo, per esempio Gallinari merita un lungo discorso a parte che sarà senz'altro fatto, però per ora, visto che devono ancora dimostrare non qualcosa, ma tutto, non c'entrano nella vignetta.



Ed allora, sempre ragionando in questo modo, bisogna prendere in considerazione le squadre che hanno vinto. Che sono senz'altro le due squadre campioni d'Europa nell'83 e nel '99 e la squadra vicecampionessa olimpica di Atene 2004. Da qui non si scampa. O forse no. Perchè a me, passatista inveterato e recidivo, viene subito in mente ad esempio la squadra che, venendo dal nulla, fu quarta alle Olimpiadi di Roma, ribadendo un ottimo risultato anche quattro anni dopo a Tokio. E ricordare giocatori quali in primissimis Dado Lombardi, Sandro Riminucci, Gianfranco Pieri, e poi ancora Zorzi, Cescutti, Gavagnin, Maggetti, il grandissimo Nane Vianello mi sembra doveroso. Però purtroppo per loro vale il discorso fatto nel precedente post per i grandissimi jugoslavi della prima era. Si giocava un altro basket e dunque, ferma restando tutta la mia sconfinata ammirazione per loro, devo per forza soprassedere. Lo faccio con la morte nel cuore perchè a me sta particolarmente caro il periodo pre anni settanta, in sintesi l'era di coach Nello Paratore prima dell'avvento del basket organizzato filocollege di Giancarlo Primo che poi con Sandro Gamba ha caratterizzato tutto il lunghissimo periodo successivo. Chi mi legge con continuità avrà anche capito il perchè: perchè l'Italia all'epoca giocava all'italiana, creativo casino disorganizzato della serie vediamo se riusciamo ad inventare qualcosa, giocava cioè come è connaturato all'indole degli italiani e sono convinto che se solo quest'attitudine fosse stata coltivata nel tempo semplicemente moderandone gli eccessi casinisti e dando un'organizzazione di gioco discreta, ma non invasiva né castrante delle innate doti geniali delle genti italiane, il basket italiano non so se avrebbe ottenuto di più, ma quanto ci saremmo divertiti ad andarlo a vedere.



Tornando alle squadre vincenti non si può non ricordare che negli anni '70 in Europa vinceva l'Ignis, sostituita poi nell'ordine da Cantù, Bancoroma e Milano. Tutto ciò con soli due stranieri per squadra (uno in campionato ed uno in Coppa), per cui ruoli decisivi erano ricoperti da indigeni. E dunque per me il parametro assoluto per giudicare i migliori italiani di ogni tempo rimane quel periodo, culminato poi con la vittoria di Nantes. La prima Coppa Campioni fu vinta da Varese nel '70. Milano vinse ancora nell'88. Con in squadra sempre un giocatore, prima a Varese e poi a Milano. Nel '70 a Sarajevo segnò a 20 anni 20 punti, 18 anni dopo era ancora decisivo. E allora penso che nessuno possa contestare, dati alla mano, che il miglior giocatore italiano ogni epoca sia stato Dino Meneghin. Come nei successi europei di Cantù e della Nazionale fu decisivo lo zampino del miglior play che l'Italia abbia mai avuto, ovviamente Pierluigi Marzorati. E fin qua nessuna sorpresa, i migliori due per consenso unanime sono stati loro e proprio non ci piove sopra.



Esaurita questa formalità prendiamo in considerazione i migliori giocatori di quell'epoca. Ignis: Flaborea, Bisson, Vittori. Cantù: Riva ovviamente, ma prima ancora Charlie Recalcati e Della Fiori. Milano: D'Antoni ed il grande Mike. Scherzavo, lui è fuori concorrenza. E poi bisogna ricordare il grande trio della Virtus, Caglieris, Villalta e Brunamonti (Bonamico no, lasciatemi il vezzo di averlo cancellato dalla mia memoria dopo il cazzotto rifilato proditoriamente a Kićanović a Limoges – almeno avesse chiesto scusa – no, ha pervicacemente continuato a dire che si è trattato di un normale contatto di gioco, ma và...), l'altro terribile duo della Scavolini Magnifico e Zampolini Quanti sono? Dieci? Avrò dimenticato qualcuno? Senza dubbio, come non ho dubbi che i solerti commentatori me lo ricorderanno subito (metto le mani avanti, non parlatemi di Premier, giocatore utilissimo, per l'amor di Dio, e che chiunque avrebbe voluto avere in squadra, ma non venitemi a parlare di classe sufficiente per entrare nell'all time list),



Esaurita questa infornata bisogna ovviamente andare alla generazione successiva, quella impostata da Messina poi campione d'Europa con Boša e che ha acceso gli ultimi fuochi con la fortunosa (si può dire?) medaglia d'argento olimpica di Atene. Fortunosa non vuol dire immeritata. Per come sono andate le singole partite l'Italia se l'è meritata tutta. Fortunosa perchè l'Italia, anche per merito suo, non ha avuto intoppi di calendario ed ha indovinato la partita del secolo, quella in cui si sono presentate puntuali all'appello tutte le Madonne di tutti i santuari del mondo, nella semifinale contro la Lituania. Meritata anche fra l'altro perchè, ricordo, l'Italia si qualificò per le Olimpiadi arrivando terza l'anno prima agli Europei con una bellissima, quella sì, vittoria nella finalina per il bronzo contro i saltatori in alto con palla francesi guidati, si fa per dire, da Tony Parker. Di questa generazione non si può prescindere ovviamente da Gregor Fučka. Lui però, scusatemi, un pò per partigianeria, lo lascio da parte. Primo perchè ancora mi piange il cuore che non abbia giocato per la Slovenia, ma soprattutto perchè quando a 18 anni Tanjević lo scippò all'Olimpija era già un giocatore formato (lo sapevate che Gregor aveva anche segnato 4 punti nel massimo campionato YU?). Scusate qui il mio campanilismo, ma dopo Gregor metto subito il Poz, per l'anagrafe Gianmarco Pozzecco, se non altro per lo straordinario impatto mediatico del personaggio che, è amico mio e me lo perdonerà, ha sicuramente un tantino travalicato le sue reali capacità tecniche (va bè che, lo sapete, non sono un patito della difesa, però almeno un pochino...) e con lui un altro pazzo scatenato, a cui però vanno i meriti principali dell'argento di cui sopra, ovviamente Gianluca Basile. E poi Giacomo Galanda, ed anche Andrea Meneghin, per non parlare ovviamente di Carlton Myers che anche lui meriterebbe un discorso a parte, in quanto sono sicuro che con un approccio diverso, più votato all'essere utile alla squadra non solo come marcatore, avrebbe potuto essere ancora molto più bravo. Dulcis in fundo per me il giocatore più sottovalutato della storia del basket italiano, per me invece uno dei più forti, soprattutto di testa e, si può dire?, di palle che risponde al nome di Matteo Soragna che è la mia wild card personale per la lista dei dodici che adesso mi sforzerò di fare.



Allora. Play-guardie: Marzorati, Recalcati, Brunamonti, Riva, Myers, Soragna. Ali: Bisson e Zampolini. Ali alte, centri: Meneghin, Magnifico, Della Fiori, Villalta.



L'ho detto. La caccia è aperta.