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Il Fenerbahce fa festa al Pala Blaugrana
Il Fenerbahce fa festa al Pala Blaugrana

FIVE – Fa sempre notizia dover raccontare di una sconfitta interna del Barcellona, considerato che negli ultimi due anni al Pala Blaugrana hanno visto passare solo Real Madrid (G2 dei playoff 09-10) e Vitoria (G1 dei playoff 08-09).

Per risalire ad una sconfitta interna dei campioni in carica si deve tornare al 2007-08, quando Panathinaikos e Lottomatica espugnarono l'impianto catalano rispettivamente con uno e due punti di margine. L'impresa del Fenerbahce Ulker va analizzata bene, partendo dal coach dei canarini di Istanbul. Neven Spahija viene da tre stagioni in ACB con Vitoria (titolo nel 2008 superando in finale 0-3 proprio il Barça con due vittorie in Catalogna) e Valencia (eliminato 0-2 dal Barcellona al primo turno di playoff del 2009), quindi conosce alla perfezione la compagine catalana ed il suo condottiero Xavi Pascual. Secondo dato da tenere presente è l'imponenza fisica dei Campioni di Turchia: 8 uomini accreditati di almeno duecento centimetri di statura, la capacità di mettere in campo quintetti con tutti i cinque i ruoli coperti da giocatori oltre i due metri, e, per sovrapprezzo, il Fenerbahce è l'unica formazione continentale che può opporre al Barcellona una batteria di lunghi, per talento, profondità e centimetri, che equivale quella di Pacual (Turkcan, Vidmar, Lavrinovic, Peker e Savas valgono Ndong, Morris, Lorbek, Perovic e Vazquez). È presto per fare proclami, di solito chi impressiona a Novembre poi finisce per guardare ad Aprile, ma l'impresa di turchi in terra iberica potrebbe essere il segnale che sul Bosforo attendono dopo quattro anni di grandi investimenti.


 

Jure Zdovc, timoniere della rivelazione Lubiana
Jure Zdovc, timoniere della rivelazione Lubiana

FOUR – Lubiana, sempre loro. Per la legge che tre indizi formano una prova, possiamo sbilanciarci col dire che la formazione di coach Jure Zdovc non fa più notizia. Il primo a prendersi delle rivincite è proprio l'ex guardia della Knorr Bologna. Dopo aver dovuto masticare amaro nella passata stagione, con tutti i migliori giocatori del roster di Lubiana ceduti in corso d'opera per far fronte ad una situazione economica disastrata, con il titolo nazionale mancato per la quarta volta in diciannove anni e con il passaggio della panchina della Nazionale Slovena nelle mani di Memi Becirovic, finalmente può prendersi le proprie soddisfazioni. Lubiana è una squadra che ha carattere - Efes superato dopo 2 supplementari, vittoria a Milano nata dal -14 e Panathinaikos sconfitto dopo 1 supplementare - rispecchiando il suo allenatore, che magari non avrà stelle assolute, ma una serie di giocatori in cerca di riscatto che, fin qui, hanno fermato formazioni costruite con budget fino a dieci volte superiori al suo.

 

Keith Langford, Mvp del Khimki
Keith Langford, Mvp del Khimki

THREE – Quando ad inizio 2009 Claudio Sabatini strappò al suo agente il rinnovo del contratto stipulato solo sei mesi prima, commise il malaugurato errore di accettare una clausola rescissoria a favore del giocatore. Su quella clausola piombò a capofitto Sergio Scariolo, che aveva individuato in Keith Lagford la pietra angolare su cui costruire il reparto esterni del suo Khimki. Il buon fiuto di Don Sergio è stato confermato dalle prestazioni fornite dal prodotto di Kansas University, che ha chiuso la passata stagione a 15.5 punti, 3.5 rimbalzi e 3 assist di media con il 60% da 2pt ed il 35% da 3pt. In questo avvio di Eurolega sta facendo ancora meglio (18.3 pts, 4.7 reb e 2.3 ass), sobbarcandosi anche il lavoro dell'assente Tomas Kelati. L'apporto di Langford è stato fondamentale anche nella vittoria dei moscoviti sul Caja Laboral Vitoria, con una prova da 7/9 da 2pt, 5/9 ai liberi, 4 rimbalzi e 4 assist per 19 punti e 25 in valutazione.

 

Kostas Papanikolau, sorpresa per i Reds nella vittoria su Malaga
Kostas Papanikolau, sorpresa per i Reds nella vittoria su Malaga

TWO – Crediamo che il primo allenamento preparato da coach Dusan Ivkovic al ritorno dalla trasferta di Bamberg sia rimasto particolarmente indigesto ai giocatori dell'Olympiacos Pireo che, per evitare nuove “sedute terapeutiche” da parte del santone serbo, hanno deciso di annientare fin dalla palla a due l'Unicaja Malaga. 12-2, 25-8, 31-11, 40-17. Questo l'avanzamento del punteggio fino al sedicesimo, con una gara terminata senza mai togliere il piede dall'acceleratore, fino al +27 finale. Alla fine per i Reds il 69% da 2pt, il 53% da 3pt, 23 assist, 16 palle recuperate ed una valutazione di 121 contro il 45 degli avversari. Credete che Ivkovic sia rimasto soddisfatto, o che abbia cerchiato di rosso il 14/26 ai liberi e le 22 palle perse? Mmm...noi ci buttiamo sulla seconda!

 

Coach Velimir Perasovic, prima stagione alla guida dell'Efes Pilsen
Coach Velimir Perasovic, prima stagione alla guida dell'Efes Pilsen

ONE – All'Efes Pilsen, capace di sfruttare al meglio il doppio turno casalingo. Dopo Valencia è stata la volta dell'Olimpia Milano ad uscire con le ossa rotte dalla Sinan Erdem Arena, pur se con molte attenuanti a suo favore. Il cantiere di coach Perasovic è tutt'altro che chiuso, basti pensare che Miroslav Raduljica, il principale punto di riferimento sotto canestro, deve ancora compiere un allenamento con i nuovi compagni, ma la società presieduta dal miliardario, in euro, Tuncay Ozilhan si è fatta trovare pronta come sempre, inserendo una vecchia vole come Nikola Vujcic nello scacchiere. Contro l'Armani Jeans a girare a mille sono stati però gli esterni, che hanno fornito una prestazione da 10/18 nel tiro dalla lunga distanza.

 

Dule Vujosevic, in bocca al lupo!
Dule Vujosevic, in bocca al lupo!

ZERO – Diamo a coach Vujosevic la palma di coach più sfortunato di questo avvio di stagione. Quello che doveva essere il giusto premio alla carriera dell'ex allenatore di Brescia, Pistoia e Pesaro, in due mesi si è trasformato in un incubo. Dule ha perso per strada quattro quinti del suo starting five (Khryapa, Kaun, Siskauskas ed Holden), recuperando solo la controfigura di JR Holden e trovandosi oggi a gestire un gruppo che vede Trajan Langdon come unico leader e punto di riferimento. Jamont Gordon sta andando a strappi, Boban Marjanovic è un pennellone su cui dover costruire un giocatore, Matjaz Smodis è solo la controfigura del ballerino da post basso ammirato in carriera, mentre l'intero gruppo di giocatori russi vale veramente poco. Auguriamo al costruttore del miracolo-Partizan di riprendersi in fretta, perché un'altra sconfitta vorrebbe dire dare l'addio alla massima competizione europea e, considerato che Evgeny Pashutin, suo predecessore, è stato cacciato dopo aver portato il Cska all'ottava Final Four consecutiva ed al titolo russo, questo sarebbe un cattivo biglietto da visita da presentare a Mikhail Prokhorov e soci.

 

Matteo Boniciolli, in cerca di equilibrio...
Matteo Boniciolli, in cerca di equilibrio...

ZERO bis – A Matteo Boniciolli che, passato dai proclami del post vittoria nell'esordio di campionato contro Brindisi di tre settimane fa “Ci siamo presentati in campo al buio, ma ora ho capito chi siamo”, ai toni disfattistici del post sconfitta con il Real Madrid “Non c'è molto da dire, questa squadra ha grandi problemi. In gare come queste, c'è solo da chiedere scusa a tutti, pubblico e società”. Conosciamo il coach triestino e oramai i suoi sbalzi di umore, surrogati da altrettanti up&down davanti a microfoni e taccuini, non ci trovano più impreparati, resta il fatto che Boniciolli dovrebbe controllarsi di più, soprattutto in una piazza sanguigna come Roma. Per il futuro meglio evitare proclami dopo aver superato Brindisi, Bamberg e Charleroi o tarantelle sulla linea laterale per festeggiare il settimo posto in stagione regolare (21 Marzo 2010), per evitare poi di doversi cospargere la testa di cenere e recitare mea-culpa strazianti. Resta il fatto che Roma è una squadra giovane, dilapidata in preseason da una serie interminabile di infortuni e, proprio per questo, che deve ancora trovare i propri equilibri e le proprie gerarchie. 33 punti in 30 minuti sono comunque troppo pochi per rendersi competitivi in Europa. Buon lavoro.



Nicola Martinelli