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DIFFICILE prevedere le cose se sei sprovvisto di sfera di cristallo, se poi parli di derby allora è il caso di deporre ogni velleità divinatoria. Coach Andrea Trinchieri, timoniere della pallacanestro Cantù, sottoscrive. Bisogna fare i conti con l’incertezza. «Onestamente, non ho idea di che tipo di partità sarà quella di domattina». Che forse è anche una maniera per fare pretattica.

 

Cantù guarda Varese dall’alto al basso. In senso generale, lei preferisce affrontare una formazione in striscia positiva oppure una squadra, come la Cimberio, reduce da sei sconfitte?

"Vorrei giocare a pallacanestro e far valere gli 8 punti di differenza in classifica accumulati in questi primi 14 turni del torneo. Posso capire che per molti è una sfida speciale, ammetto però che per me è una gara che conta 2 punti cui attribuisco l’eventuale valore aggiunto del successo in trasferta".



Proprio un match come gli altri non sembra.

"Quello che posso concedere è che, siccome per tanti che sono vicini alla mia squadra questo confronto ha un significato particolare, non mancherò di fare del mio meglio al fine di disputare un’ottima prestazione. Del resto è quanto faccio sempre. È chiaro che sarà un match difficilissimo anche perchè noi non siamo nel momento migliore, ma per me finisce qui. Il mio ruolo mi obbliga infatti ad avere raziocinio".

 

 

Quale potrebbe essere la chiave del match?



"Storicamente si dice che queste partite sfuggono a ogni pronostico. È una frase molto banale che però ha un fondo di verità, perché è realmente difficile intuire come si svolgerà la gara di domani. I derby sono sempre sfide strane".

 

 

C’è qualche giocatore in particolare che teme del roster Varese? Una minaccia tecnica più minaccia delle altre?

"Nelle partite in cui lo sviluppo del duello sfugge al pronostico, anche gli stessi protagonisti del confronto si sottraggono a qualsiasi previsione. Di solito queste gare vengono indirizzate da mister X, che normalmente non è nei primi cinque giocatori di ogni squadra e che sbuca alla ribalta un pochino a sorpresa. Chiaro che se ci fosse una logica l’avversario che potrebbe metterci più in difficoltà a Masnago sarebbe Ron Slay. E non mi riferisco solo a tutto quanto produce sul campo, ma anche per quello che riesce a trasmettere".

 

 

Per alcuni versi a trasferta di Varese può ricordare quella di Pesaro. Anche la Scavolini era in brutto momento, e in quel caso la Bennet ha pagato dazio finendo per perdere l’incontro nonostante lo avesse avuto in controllo.

"L’analisi è corretta. Le congiunture, ossia tutti quegli incastri che portano a uno svolgimento tecnico ed emotivo della partita, sono simili. Anzi si può dire che le difficoltà rispetto a Pesaro risultano moltiplicate. In queste gare conta molto anche l’inerzia emotiva".

 

 

La tensione pesa.

"Nel calcio per sfide del genere si dice che la prima squadra che segna è quella che vince. In questi match la parte psicologica ed emotiva è preponderante. Siamo in quel territorio lì. Chi per primo prende questa spinta “metafisica” poi se la tiene e riesce a disporre dell’avversario".