DALMONTE sembra entusiasta di un aspetto, l’identità che la sua Scavolini sta prendendo:

"Siamo la squadra più italiana e più giovane che c’è e questo ci stacca dall’anonimato che confonde tutto il resto. Siamo riconoscibili e credo che ciò debba rendere orgogliosa anche la tifoseria.

Ora nel roster abbiamo un 1992 (Traini), un 1991 (Melli), un 1987 (Hackett) e due 1985 (Cusin e Bartolucci). Nessuno è nuovo come noi. Siamo quelli che stanno sudando per seminare".



 

Domani una delle sfide più attese.

"Una rivalità storica, sentita, che è giusto rimbalzi anche dentro la squadra. Ma soprattutto una partita intrigante: siamo a pari punti e la Virtus ha vinto a casa nostra. Pur correndo per due obiettivi diversi, loro i playoff, noi una salvezza più rapida possibile, vogliamo provare a dire la nostra".



 

Dalmonte teme la rabbia Virtus, dopo la sconfitta dei bianconeri a Torino contro Montegranaro.

"Proprio per questo mi aspetto una Virtus motivata davanti al suo pubblico, al quale vorrà cercare di mostrare la sua faccia migliore. Con l’arrivo di Rivers ha un roster lunghissimo e qualità in ogni ruolo. Come dicevo, la diversità degli attori mandati di volta in volta sul parquet cambia parecchio le carte in tavola e noi dovremo essere bravi a modificarci in relazione a questo, che sarà la capacità dominante della sfida".



 

LA CARTA in più si chiama Melli:

"Dovremo essere semplici nel fare le cose. In quintetto? Giocherà, tranquilli...", svia il coach che vuol tenere questo segreto oltre all’utilizzo di Collins, ancora in bilico: "Il giocatore è guarito e questo ci rende sereni. Ma tra essere guariti ed essere pronti corre una differenza: Andre non lavora con la squadra in maniera continua da tre settimane, abbiamo perso un pò il ritmo. Ma è chiaro che, se ce la, fa va dentro".



Non vuole parlare di chi se n’è andato:

"Cinciarini? Il mio tempo preferisco occuparlo per parlare di altre cose".



Si capisce che non si siano lasciati bene.