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1 aprile 1966, palazzo dello sport di Bologna. Davanti a 8000 spettatori, il Simmenthal Milano sconfigge lo Slavia Praga e conquista la prima Coppa dei Campioni della sua storia, primo trionfo assoluto di una squadra italiana in Europa. Sono trascorsi 45 anni da quella storica finale, che ha visto in campo campioni del calibro di Riminucci, Vianello e Pieri, oltre Skip Thoren e Bill Bradley.

 

Il tutto sotto la sapiente guida di coach Cesare Rubini e del suo assistente Sandro Gamba. Una squadra leggendaria, quella del 1966, arrivata a quel successo come coronamento che aveva portato l’Olimpia a dominare in Italia e a sfiorare più volte il massimo traguardo Europeo.

 



IL CAMMINO VERSO LA COPPA – Se la fase eliminatoria si dimostra abbastanza agevole, con le vittorie ai danni dei tedeschi del Giessen e dell’Hapoel Tel Aviv, nella fase eliminatoria il Simmenthal trova un ostacolo alto sulla strada della finale: per conquistare le semifinali, infatti, la squadra di Rubini deve vincere al PalaLido con più di cinque punti di scarto contro il Real Madrid. Milano vince per 93-76, un successo che Leonardo Vergani, storica penna del Corriere della Sera celebra con l’articolo intitolato: “Riminucci, l’Ulisse biondo”, di cui riportiamo un estratto: “Quando, verso la fine del primo tempo, il Real Madrid ha rimontato lo svantaggio e ha superato di un canestro il Simmenthal, Riminucci, colui che gli appassionati del basket chiamano “l’angelo biondo”, ha guardato il tabellone segnapunti con la faccia del condannato a morte che dà l’ultima occhiata all’orologio. Riminucci, con la spina dorsale ancora a tocchi, con una mano fasciata, era rientrato da una decina di minuti e aveva cominciato a saettare sul pavimento color cioccolata, bassissimo, come un aereo che incroci a quota minima per sfuggire al radar degli avversari. Veniva via quasi carponi, slittando tra le gambe degli spagnoli con il volo spezzato e isterico di un pipistrello, come un fatto inseguito da una muta di cani rabbiosi, riemergendo di colpo non appena era passato il pericolo. Adesso, con il volto scavato guardava due cifre lassù, contro la balconata, due piccole cifre nere, ed era contratto. Quella di ieri sera al Palalido è stata una partita che ha distrutto definitivamente il luogo comune – se mai c’è stato – della pallacanestro come sport per liceali linfatici”. In quella partita Vianello realizza 40 punti, mentre Bill Bradley non fa mancare i suoi 27. Il Simmenthal sconfigge in semifinale l’Armata Rossa per 68-57 e trova sulla strada verso il titolo ancora lo Slavia Praga, già incontrato nel girone eliminatorio e vittorioso in semifiale contro l’Aek Atene. E’ la sera del duello tra Thoren e Zidek, pivot che già nelle girone ha dato del filo da torcere agli uomini di Rubini.



LA FINALE – Si tratta dell’ultima partita in Italia di Skip Thoren, che la onora con 21 punti e la palma del miglior giocatore della partita, oltre alla retina che taglia dal canestro e porta gelosamente in America. Una partita, quella di Bologna, in equilibrio fino al 65-64 del 15’ della ripresa, quando Vianello, autore di 21 punti, e lo stesso Thoren, propiziano l’allungo decisivo. Lo Slavia si arrende: il Simmenthal Milano è campione d’Europa, giocando una partita perfetta: persino il coach avversario, Jaroslav Šíp, a fine partita sentenzia: “E’ giusto così”.



Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport titola in prima pagina "Onore al basket italiano. Il Simmenthal è Campione d'Europa" e Marco Cassani scrive "E' il giorno più grande di Adolfo Bogoncelli. Gli occhi lucidi, mormora grazie a tutti, ai suoi ragazzi, alla gente, agli uscieri. Rubini non si divncola agli assalti, succube, con le mani che gli dolgono, le spalle a pezzo, uno strappetto buscato quando lo hanno issato sulle spalle quelli del Simmenthal Basket Club".



RICORDI - Sandro Gamba era assistente di Rubini in quella Coppa dei Campioni: "Non è stata una vittoria facile, abbiamo sofferto in diverse partite di quella Coppa. Molti ricordano la partita del Palalido contro il Real Madrid, ma io ho ben impressi nella mente la durezza fisica degli israeliani e la qualità del gioco dello Slavia Praga, che ci ha battuto nel girone eliminatorio. Quella del 1966 era una squadra fatta di giocatori molto intelligenti, a cominciare da Bradley, che in Finale ha fatto un grande lavoro difensivo vedendosi marcato molto stretto. Abbiamo giocato davvero una grande partita, che ha rappresentato il coronamento di un percorso iniziato tempo addietro. Thoren è stato fantastico, ma direi che quella del 1966 è stata la Coppa di Vianello: di tutti i giocatori italiani, secondo Bradley, Vianello era l'unico che avrebbe potuto giocare tranquillamente in NBA".

Gianfranco Pieri ha ancora negli occhi i festeggiamenti del dopogara: "Abbiamo attraversato tutta Bologna con la Coppa piena di champagne e ce la passavamo per berne un po' a turno. Eravamo pazzi di gioia, visto che eravamo riusciti a raggiungere il massimo traguardo possibile per una squadra di club. Ricordo perfettamente una cosa: tutta Bologna tifava per noi, nonostante la grande rivalità e questo testimonia come, ai quei tempi, esistevano le grandi contrapposizioni di tifo, ma sul piano sportivo quando giocava una squadra italiana, tutti si tifava in una sola direzione".



Questo il tabellino della storica finale:

Simmenthal Olimpia Milano - TJ Slavia VŠ Praha 77-72 (41-35)

Simmenthal Olimpia Milano: Riminucci 10, Pieri 4, Vianello 21, Bradley 14, Thoren 21; Masini 3, Iellini 4, Ongaro, Gnocchi, Longhi, Binda. coach: Cesare Rubini

TJ Slavia VŠ Praha: Kovář 10, Zedníček 8, Baroch 10, Ammer 11, Zídek 22; Šťastný 6, Křivý 5, Kraus, Lízálek, Konopásek. coach: Jaroslav Šíp

Arbitri: Erwin Kassai (HUN), Theodor Schober (GER).

Questo il cammino dell’Olimpia nella Coppa Europa del 1966



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