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BREVE RIASSUNTO della settimana attraverso quattro argomenti più o meno dibattuti. Devianza tipica del calcio, che il basket di tanto in tanto non si fa mancare, salvo negarne in fretta la squallida esistenza. Ultimo (cattivo) esempio, gli insulti e gli sputi ad Abiola Wabara, una ragazza di origini africane, nata e cresciuta a Parma e oggi cestista della Nazionale.

 

Razzismo.



Succede a Como, ma oltre alle offese di un manipolo di idioti c’è di peggio: le parole del presidente di casa, Antonio Pennestrì, secondo il quale la giocatrice avrebbe sbagliato a replicare a chi così elegantemente la prendeva di mira. 

"Evidentemente, non ha ancora capito come deve comportarsi un’atleta in tali occasioni", ha detto. Come deve comportarsi un dirigente, invece, ce lo insegna lui.

Made in Italy. Marchio da esportazione ancora di successo. Dopo la Final four di Eurolega centrata da Siena, ecco la prima volta ai playoff Nba di due italiani, Belinelli e Gallinari, gli ultimi due arrivati in ordine di tempo. A seguire, l’impresa di Lele Molin, storico e riservato vice di Ettore Messina, che completa l’opera del suo maestro portando il Real Madrid nel giro di 48 ore all’ultimo atto di Eurolega dopo quindici anni e subito dopo in cima al campionato spagnolo, battendo il Barcellona. Al nostro basket un augurio: riuscire a far parlar di sé anche per qualcosa che avviene dentro i confini di casa.

ROTAZIONE. E’ il sistema attraverso il quale gli allenatori cercano di distillare le energie dei loro migliori giocatori per averli freschi nel finale di gara. Viene attuato da chi ha un organico lungo, dove non tutti sono buonissimi, ma mediocri allo stesso livello. Consente di far scendere in campo tutti o quasi gli atleti a disposizione, ma il risultato è spesso controproducente: avere pochi minuti a disposizione per dare il massimo non aiuta i singoli ad entrare nella partita. Morale: chi ha tanti giocatori, quando non ha il prezioso alibi degli infortuni, per far funzionare la squadra è costretto ad accorciare le rotazioni a sei-sette uomini. Come succedeva trent’anni fa.

Pronto. Aggettivo che spesso si sposa ai nostri giovani: per dire che non lo sono. E’ la foglia di fico per spiegare il loro mancato impiego: il livello del campionato è basso, eppure i ragazzi non sono pronti. Anche se stanno sempre seduti. Domanda: come è possibile che un giorno riescano ad esserlo se, come è successo ai loro predecessori, non hanno lo spazio per poter crescere?

La frase della settimana. "Boykin è uno dei giocatori più verticali della lega" (Franco Lauro, voce Rai, fa sospettare che in LegaDue ci sia anche chi gioca piegato o addirittura sdraiato).