Da domani le Final Four di Eurolega: parla il tecnico.

Messina: "Ha tutto per vincere, ma attenti a una trappola".

"Montepaschi è ok in difesa e ha un grande contropiede. Ma se passa la semifinale, non pensi di aver vinto".


Dieci anni dopo l'ultimo trionfo italiano in Eurolega, a sua firma, domani avrebbe potuto sedersi sulla panchina del Real nell'ennesima semifinale in carriera.

Ettore Messina, invece, sarà in tribuna. Osservatore e osservato speciale al Palau St Jordi.

Il 4 marzo scorso - dopo ko interno con Siena - ha lasciato il Real e un contratto importante, francamente stufo dello spietato e pomposo approccio allo sport dell'ambiente intorno al Real. Laddove, poi, i giocatori spagnoli sono intoccabili. Tutti ora lo danno di ritorno in Italia, a Milano.

Intanto, è il momento di chiedere al miglior allenatore continentale di introdurci alle finali di Eurolega.

Messina, 10 anni fa alzava la Coppa con la Virtus Bologna, era la prima edizione gestita, seppur a metà, dall'Eurolega privata. Com'è cambiato il basket europeo? 

"Molto sul piano economico. Sono entrati club con grandi potenzialità, penso ai russi. Le turche sono al top. L'Italia ha perso delle società, vero, ma è cresciuta Siena, che è qui con un sogno".

Ecco, forse per la prima volta tra le finaliste c'è qualche sorpresa. Come la Montepaschi. 

"Sorprende che non ci siano le due favorite, Olympiacos e Barcellona. Ma le quattro finaliste hanno tutte budget molto importanti, hanno investito e lavorato molto bene. Sono cresciute in stagione. Siena, forse, neppure si aspettava di esserci. Ma ha perfezionato nonostante gli infortuni. Il Real è maturato come ci aspettavamo. Il Panathinaikos ha migliorato la qualità del gioco. E il Maccabi in qualche modo arriva".

Non prova un pò di rimpianto per aver lasciato?

"No, rimpiango di non essere riuscito a cambiare la situazione. Me ho già parlato tanto di Real, della situazione. Che si stesse andando verso la realizzazione del progetto mi pare fosse evidente, del resto. A novembre ero l'unico che parlava di Final Four".

Molin è rimasto, lui che per scelta di vita è assistente, ha retto l'impatto.

"Lele è bravo, preparatissimo, ha esperienza. E' stato per me ciò che era Casalini per Peterson, più che un assistente. In questi casi di solito va via tutto lo staff, ma quando ho annunciato a Valdano la mia decisione, mi ha chiesto di tenere Molin per portare avanti il progetto tecnico...".

Lei ha allevato l'ennesimo giovane da scelte Nba. Ci parla di Mirotic, stella emergente di questa Final Four? 

"Molto intelligente, migliorato nel gioco spalle a canestro. Se vuole diventare davvero importante ad altissimo livello deve imparare a passare meglio la palla dal post alto ed essere più aggressivo dal post basso. Mi piace molto".

L'Italia ha Siena alla Final Four, ma in Italia c'è soltanto Siena. Eppure a inizio stagione si pensava a un campionato più aperto. 

"Continuando a ripetere questo discorso non si va da nessuna parte. Altre società devono lavorare per colmare il gap. Servono club solidi e forti, con un programma, competenze precise tecniche e gestionali".

Che Final Four si aspetta? 

"Molto bella e interessante. Sono squadre con caratteristiche diverse, però tutte molto atletiche".

Definisca ognuna per la caratteristica dominante. 

"Il Real è rimbalzo offensivo. il Maccabi è transizione e difesa match-up (una sorta di zona mista, ndr). Siena ha una rotazione di uomini profondissima ed è assai aggressiva in difesa, per lanciare il contropiede. Il Panathinaikos è pick and roll (gioco a due con un bloccante, ndr) in tutte le salse".

Quale stile le piace di più?

"A me piacciono le squadre in cui tutti i giocatori si passano la palla, rinunciano all'egoismo. Per fare un esempio esterno: Cantù".

E queste 4 amano passarsi la palla? 

"Tutte, altrimenti non sarebbero qui. Storicamente arrivano alle finali le squadre che danno più assist a partita e, soprattutto, che hanno il miglior bilancio tra assist e palle perse".

Com'è stato il suo viaggio a San Antonio?

"Molto interessante. Mi avevano detto quanto fosse bravo Popovich, ebbene mi ha stupito. E' incredibile il suo lavoro".

Torniamo a Barcellona: Siena può farcela? 

"Certo, ha profondità di organico incredibile, giocatori versatilissimi, esterni che possono giocare in post basso e lunghi tiratori, difesa aggressiva e qualità diffusa. Un sistema che responsabilizza tutti. Se posso per una volta farmi gli affari altrui, qualora vincesse la semifinale che tutti ritengono la vera finale, non pensi di avercela fatta".

Parliamo del suo futuro? 

"Ci sto pensando, voglio decidere con calma parlandone con mia moglie, in fondo non mi fermo da 22 anni. Valuterò se scegliere, o aspettare l'occasione migliore".