Starks in maglia Barca, ma il cuore è sempre con la F.
Starks in maglia Barca, ma il cuore è sempre con la F.

Marcelous Starks è il protagonista della settimana a Basket Story, dopo Roosevelt Bouie un altro grande centro americano ci racconta la sua storia di basket italiana, e non, che ha attraversato il decennio a cavallo tra il 1978 ed il 1987. Tanta Fortitudo poi il Barcellona ed anche esperienze brevi, ma importanti, a Napoli e Pavia.

 

 



BASKETNET: Marcelous partiamo dalla tua prima fermata italiana che per te vuol dire tuttora tantissimo, la Fortitudo Bologna.

STARKS:Per me la Fortitudo è il più grande ricordo come sportivo e come atleta. Qui mi trovo benissimo, torno appena posso anche in veste da tifoso anche adesso in serie B (A dilettanti n.d.r.). Sono arrivato a Bologna nel 1978 e ricordo che rimasi letteralmente folgorato dall’affetto della gente dal calore dei tifosi biancoblu, un terremoto di emozioni che mi ha davvero sorpreso. Per questo non mi sorprende affatto l’attaccamento alla squadra dimostrato anche in un anno difficile come questo, chi può fare 5mila persone in serie B così facilmente?.



BASKETNET: Quattro stagioni di alti e bassi, con un ritorno in Serie A1 e tanti derby accesi con la Virtus, qualche ricordo soprattutto nelle sfide con i bianconeri?

STARKS:Quando c’era il derby la carica già dei nostri tifosi saliva alle stelle, c’è una partita in particolare che mi è rimasta dentro. Un derby vinto contro la Sinudyne di Jim McMillian e Marquinho. Era una grande squadra che sarebbe arrivata nello stesso anno in finale di coppa Campioni ( persa con il Maccabi nel 1981 n.d.r.) ma in quella giornata ci superammo, l’altro straniero con me era Charles Jordan, eravamo tutti in serata di grazia”.



BASKETNET: Fortitudo che allora vedeva crescere grandi talenti come Walter Magnifico, poi Massimo Iacopini, una palestra importante per i giovani soprattutto in quegli anni.

STARKS: "Ricordo benissimo questi ragazzi che hanno poi fatto una carriera brillantissima. In particolare Walter era davvero giovanissimo, 17 anni veniva da una cittadina del Sud. Erano ancora gli anni ’70 un grande salto per un ragazzo ancora piccolo. Lui dimostrava già di avere tanto talento e un fisico pazzesco. Io molte volte durante gli allenamenti lo colpivo duro, anche per vedere come reagiva ed incassava i colpi. Un giorno, durante una di queste sedute, dopo un colpo durissimo Walter reagisce e me ne piazza uno ancora più forte! Io incasso e gli dico: “Ok Walter ormai sei già pronto per giocare anche in serie A”.



BASKETNET: Per un ragazzo che stava iniziando una carriera brillante avevi ogni domenica un avversario difficile in un epoca in cui abbondavano i centri “classici” da area colorata, chi erano i giocatori più complessi da marcare.

STARKS: “Ho avuto il privilegio di giocare contro alcuni veri fuoriclasse. C’erano giocatori di grande talento come Mel Davis (a Novara e poi nella Pallacanestro Milano) oppure Willie Sojourner che era un giocatore incredibile da cui imparare sempre. Il vero incubo però resta Chuck Jura. Lui era pazzesco, una mano tremenda, più forte fisicamente di quello che ti immaginavi. A volte ti costringeva ad uscire dall’area avendo anche un tiro straordinario, realizzava con percentuali irreali, credimi era diabolico!.”



BASKETNET: Tornando alla tua carriera dopo la F arriva la chiamata di una grandissima squadra europea come il Barcellona nel 1982, successi importanti ma anche qualche amarezza.

STARKS:E’ stata un’esperienza importantissima, un club titolato e con un pubblico molto appassionato che affollava spesso il Palaublaugrana. Primo anno fantastico con la vittoria nel campionato bissato dalla conquista della coppa del Re. Eravamo una grande squadra, San Epifanio, Mike Davis, De La Cruz, Solozabal, Costa, Sibilio. Ci sentivamo onestamente pronti per arrivare anche molto avanti in Coppa dei Campioni.”



 

Bouie,Starks(nel mezzo) ed Alexis, un trio
Bouie,Starks(nel mezzo) ed Alexis, un trio \"italiano\" per gli Stampede di Buffalo

BASKETNET: Ed in Europa fate molta strada arrivando sino in finale a Ginevra con il Bancoroma di Larry Wright e Valerio Bianchini, forse la delusione più cocente della tua carriera.

STARKS:Una gara che avevamo in pugno, abbiamo dominato il primo tempo e c’era la consapevolezza di potercela fare. Ricordo che durante l’intervallo c’era un’atmosfera strana, molta convinzione di vincere, il Bancoroma sembrava in grande difficoltà. Io giocavo sotto canestro in coppia con Mike Davis, lui stava facendo una buona partita ed avevamo contro Clarence Kea (allora straniero solo in coppa per il Bancoroma n.d.r.). Davis mi dice “Ormai la partita è in pugno, Kea è finito, non hanno più di energia”. Io cercai di spiegare che erano tutt’altro che morti, temevo molto il secondo tempo e fui purtroppo buon profeta. Dopo un primo tempo in ombra, anche per il grande lavoro di Solozabal e Costa, si scatena Wright che ci ammazza, ma fu importantissimo anche Kea che ci lavorò ai fianchi e dimostro di essere tutt’altro che finito…”



BASKETNET: Dopo la breve e sfortunata parentesi di Treviso culminata con un infortunio dopo poche gare, torni stabilmente in Italia nel 1986 a Napoli.

STARKS: “A Treviso purtroppo ero arrivato in un momento di grande maturità della mia carriera ma mi ha fermato un brutto infortunio. A Napoli siamo partiti un po’ in sordina e siamo arrivati sino ai playout dove abbiamo battuto, beffa del destino, proprio la Fortitudo e siamo riusciti ad intascare la promozione. Eravamo un bel gruppo con gente esperta come me, Marco Bonamico, Roberto Cordella, ragazzi emergenti come “Riccio” Ragazzi ed un allenatore preparatissimo come Arnaldo Taurisano. Ricordo con affetto anche l’esperienza a Pavia dove sono stato molto bene anche se solo per un anno e che aveva in panchina l’amico Marco Calamai.”



BASKETNET: Ironicamente potremmo sintetizzare: tanto amore per la Fortitudo ma hai pensato bene di farla retrocedere e chiudi la tua carriera italiana con la maglia della Virtus…

STARKS: Fu una decisione non semplice ma “obbligata”. Alla Virtus come responsabile del mercato c’era il grande Dan Peterson che mi voleva a tutti i costi per sostituire per alcune partite Clemon Johnson che si era infortunato. C’erano grandi giocatori come Brunamonti e Villalta e sarei potuto tornare a Bologna, non potevo dire di no ad una chiamata così importante anche se magari in molti hanno pensato ad un tradimento.”



BASKETNET: Questo nel tuo passato di giocatore, ora il presente di Marcelous Starks è come assistente GM dei Buffalo Stampede della PBL

STARKS: “La passione per il basket non muore mai, così come la voglia d’Italia che resta sempre nel mio cuore. Cerco di imparare il mestiere da Roosevelt – chiude sorridendo Marcelous – e soprattutto di dare buoni consigli ai ragazzi giovani che devono trovare un ingaggio importante in Europa e, spero, in particolare in Italia. Il ruolo di centro è cambiato tantissimo in questi ultimi due decenni, ci sono giocatori che hanno una sensibilità e mani incredibili e fisici potenzialmente pazzeschi. Io cerco di insegnare loro dei buoni fondamentali, di fornirgli la possibilità di giocare in due dimensioni, dentro e fuori, in modo da diventare potenzialmente immarcabili ed in ogni caso più versatili. Speriamo di trovare qualche buon talento da suggerire ai tanti amici italiani che lavorano come GM ed allenatori nel vostro paese.”