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Tana libera tutti. Anzi no, tutti no. Luca Bergamini ci resta secco, schiantato sotto il peso del grande bluff - assegni scoperti, impegni disattesi -, mentre il “Panco redento”, alias Giancarlo Grossi, segna da dietro il corridoio la tripla allo scadere che lo libera dal male oscuro, e addirittura certifica che questa Riviera non è una sòla, ma una vittima alla pari dei Crabs.

 

 

TRATTATIVA SALTATA - Non ci si fa mancare nulla nemmeno stavolta, anche se almeno, stavolta, la telenovela, che sarebbe meglio definire pagliacciata, o farsa, o squallido teatrino, pare sia finita. Al primo piano di una sede sociale che trasuda la storia del Basket Rimini, e piena come un uovo che si fa fatica a starci seduti (anzi, in troppi restano in piedi), Adriano Braschi torna “solo” alle 12.03, annunciando a tutta Rimini che “la trattativa per il passaggio di proprietà è saltata, non se ne fa più niente perché Bergamini ha disatteso gli impegni, non consegnandomi la quota promessa. Riviera Solare rimarrà nostro main sponsor sino al termine della stagione, versando 300.000 euro entro fine febbario: mi sono incontrato questa mattina con Grossi e il suo commercialista, che peraltro conosco benissimo, per cui mi posso fidare tranquillamente”.

La fiducia, già. E’ tutta questione di “puzza sotto al naso”, quella che un imprenditore scafato come Braschi ha sempre dimostrato di avere, diffidando pure dell’ovvio, ma che stavolta ha dovuto crederci, ha dovuto “provare a fare il colpo del secolo. Chiunque nella mia situazione ci avrebbe provato, quando sei alla canna del gas non puoi fare tanto lo schizzinoso, qui altri acquirenti non ci sono e non ci sono mai stati. Ho sbagliato a fidarmi? Secondo me si doveva tentare. Bucci? Avrà sbagliato anche lui, dato che è stato lui il garante di tutto, è stato lui a portare Bergamini alla mia porta”.

ASSEGNI SCOPERTI - Si va sul pesante, anche se Braschi cerca di restare controllato, di non esagerare, e soprattutto evita di attaccare frontalmente i responsabili del “bidone”. “Rimini Sport, che ora torna proprietaria unica del Basket Rimini, ha in mano due assegni, uno da 450 mila euro, a copertura del debito pregresso, l’altro di 167 mila, che si riferisce alla prima pendenza della stagione in corso verso la Comtec, dato che l’accordo prevedeva l’acquisto in questo torneo e quindi la copertura di tutte le spese relative a questo torneo. Uno dei due assegni, quello più piccolo, l’ho messo all’incasso, ma l’ho dovuto richiamare perché non c’erano i fondi. Domani metterò all’incasso anche l’altro, ma so già che fine farà”.

Storie di “carta straccia” cabriolet, ma a questo punto “sono problemi di Bergamini, non miei”. Ma non è tutto. “I dubbi li ho avuti sin dall’inizio, ma io ho visto dei documenti bancari in cui i soldi c’erano. Poi però non arrivavano mai al Basket Rimini. Non so dove siano quei soldi, se in Svizzera o altrove, non mi interessa. Bergamini mi ha chiamato anche stamattina (ieri, ndc) per dirmi che me li stava portando, gli ho detto di venire, sapeva benissimo che aveva tempo fino alle 12. La storia è chiusa, io farei di tutto per non essere più il presidente ma evidentemente non ci riesco”.

SEGRETI E PERSONAGGI - Non basta, la folla chiede di più. Bersagliato da ogni tipo di domanda possibile sul perché e sul per come di una questione lunga 4 mesi e messo alle strette riguardo all’avvisaglia clamorosa del precedente fallito assalto alla Virtus Bologna, Braschi cede e qualcosa, sotto traccia, lo svela. “Bergamini mi sta anche simpatico, io penso che lui fosse in buona fede, che effettivamente pensava di poter adempiere agli impegni presi. Ma poi c’era sempre un contrattempo, sempre un rimando. Bisogna separare Bergamini da Grossi: l’acquirente doveva essere il primo, non il secondo, che come noi avrebbe dovuto vedere dei soldi dal pool di Bergamini, e che quindi è vittima tanto quanto noi. La Virtus? Li era diverso, qui bastavano 600 mila euro, la servivano 8 milioni, sono cifre completamente differenti. E poi Sabatini può permettersi di chiudere la porta in faccia a chi vuole, noi no. Non ce l’ho nemmeno con Bucci, anche se l’annuncio del cambio di proprietà del 1 ottobre da Vecchi è da attribuire solamente a lui. Io e Bergamini volevamo parlare solo della sponsorizzazione, poi Bucci ha chiamato i giornali per annunciare il passaggio, e a quel punto non potevamo più fare marcia indietro. Bucci ha stravolto un po’ i tempi, noi volevamo lavorare sotto coperta, ma non fraintendetemi, conoscendo Bergamini, uno che ti convincerebbe anche che tutte le donne verrebbero con te, sono convinto che Alberto fosse in buona fede. Insomma, ci è cascato”.

ALLARME ROSSO - E’ una sconfitta per tutti, questo teatrino. Perché il piano B non esiste, almeno a detta di Braschi. Esistono sempre i soliti noti, che peraltro da un po’ di tempo erano stati “lasciati in pace” stante la nuova situazione. “Che faremo? Cercheremo di arrivare a fine stagione, è l’impegno che mi sono preso con la squadra e mi prendo con tutti, anche se per portarlo a termine ho bisogno di aiuto, e lo chiederò a tutti, a partire da oggi. Domani mi incontrerò con l’amministrazione comunale per fare il punto, vedremo di riconvocare Rimini Sport al più presto. Gli stipendi di gennaio li ho pagati di tasca mia, vi assicuro che ho perso 7 chili per questa situazione, almeno ho fatto contenta mia moglie. Sto andando ben al di la delle mie possibilità personali, ci servono 800 mila euro di qui a giugno (sempre che arrivino i 300 mila della sponsorizzazione, ndc). Sono preoccupato, ma non disperato, penso che ce la faremo, ma il problema è il dopo. Io non ce la faccio più, se non ci aiutano le associazioni di categoria e gli imprenditori locali, a luglio si chiude baracca e si vende il titolo sportivo. E’ inevitabile. Anche perché oggi più che mai è la città che deve rispondere, e se non risponde, significa che il basket non interessa. Capicchioni? Lo sento tre volte al giorno, certo che gli chiederò una mano, ma penso che sia ben contento di essersi tolto dal calderone”.

IL CAMPO - Con un derby di fuoco alle porte e una situazione di classifica quanto meno difficile (8 ko nelle ultime 10, attuale decimo posto e +8 sulla zona retrocessione), la speranza è che, essendo state pagate le pendenze e avendo chiuso definitivamente la questione, Myers e soci tornino a pensare solo al campo. “Me lo auguro. Penso che questa incertezza abbia influito, è chiaro, ma che lo abbiano fatto di più gli infortuni, con una sfiga così si fa fatica. Dite che dobbiamo comprare qualcuno? Datemi i soldi e lo compriamo. Sacco si è lamentato? Ha parlato un po’ troppo ultimamente e la cosa non mi è piaciuta, lui deve pensare ad allenare, c’è Vecchiato che si occupa della parte gestionale. Sono convinto che questo gruppo valga ampiamente i playoff, e che li possa giocarsela con tutti molto più che nelle passate stagioni. Dobbiamo recuperare gli infortunati e riprendere la corsa, a partire da domenica. Sarà Giornata Biancorossa, si, così vediamo subito se Rimini è legata al Basket Rimini”. In tanti esultano perché il “lupo cattivo” è scappato, ma Cappuccetto Rosso, nel bosco, non ha nessuno con cui parlare. E’ rimasta di nuovo sola, e stavolta sopravvivere sembra ancora più difficile di prima. In bocca al lupo, vecchio Basket Rimini.

 

Fonte: La Voce di Romagna - Matteo Peppucci