E' stato un buon giocatore di pallacanestro, uno di quelli che non mollava mai, nemmeno sotto di venti punti, diciamo un ottimo difensore. Aveva anche una buona mano ma prediligeva il gioco in velocità. Non ha mai lasciato la terra natia anche se qualcuno, al nord, lo aveva sollecitato a prendere casa da quelle parti. Ha giocato a Ragusa in serie B, quella vera, fino a 26 anni poi quattro anni a Trapani con la quale è sceso in campo nei campionati di serie Al e A2...

Poi ancora a Ragusa, tanto per farsi riamare dalla sua gente. Laureato a pieni voti, avvocato di prima grandezza, oggi è anche Presidente della GIBA, il sindacato dei Giocatori. Da otto anni è in carica e sembrache molti gli vogliano bene per la sua affabilità, per il suo modo educato di parlare, senza toni alti, per la sua grande professionalità e cultura della materia. Gira mezzo mondo per informarsi e capire, è curioso al punto giusto e segue passo passo anche il cammino della nostra Nazionale. Non si ferma mai e a qualsiasi ora lo potete trovare al telefono, sempre acceso, rigorosamente. Così abbiamo provato a disturbarlo, lui non ha riattaccato il cellulare... Con Maifredi e con la Fip ha avuto ed ha un bel braccio di ferro ma con la Lega di Bologna ci sono nodi che sembrano davvero inestricabili... Da una parte la voglia concreta dei Proprietari che vorrebbero palazzetti pieni (con incassi sempre più interessanti) e spettacolo senza limiti di tesseramento, dall'altra la Giba e Beppe Cassi che invece proteggono il nostro prodotto locale mettendo in prima persona il lavoro dei nostri settori giovanili e il miglioramento della pallacanestro nazionale. Oggi Cassi "spera" in Dino Meneghin al Governo come Primo Ministro perché un giocatore, seduto sulla poltrona più soffice della Federbasket, può essere di grande aiuto. Ma le Leghe, e soprattutto quella governata da Corrado e da Minucci, spingono dalla parte opposta facendo finta di nulla e concedendo ben poco alle problematiche dei giocatori italiani. Sarà un braccio di ferro ancora molto lungo e duraturo, sarà una lotta senza esclusioni di colpi e sarà anche il momento della voce grossa di quegli italiani che, una volta abbassati sensibilmente i loro prezzi, avranno la possibilità, finalmente, di contare qualche cosa in più rispetto al passato... insomma, in questo periodo di tante scelte ed elezioni, c'è anche posto per una problematica che non ha mai fine ma che sarebbe bello affrontare nel modo più idoneo e redditizio, naturalmente salvaguardando un prodotto che, una volta calmierato, non ha ragione di essere oscurato e messo alle corde, come invece accade puntualmente oggi, nel basket della massima serie...

Beppe Cassi, l'uomo più antipatico e l'avversario più ostico dei proprietari delle nostre Franchigie della massima serie?
"Spero proprio di no. Il sindacato giocatori è spesso erroneamente considerato come un nemico da abbattere, e non come una opportunità per progredire e rendere migliore il nostro sport".

Avvocato, ma come le è venuto in mente di mettersi a lottare contro queste grandi multinazionali del nostro basket? Non aveva null'altro da fare?
"Da tutti i sondaggi fatti emerge una evidente contrarietà della grande maggioranza degli appassionati verso un campionato di Seria A nel quale sono quasi scomparsi i giocatori italiani. Lottiamo per ripristinare quell'equilibrio tra giocatori italiani e giocatori stranieri di qualità, che è stato uno dei segreti del successo di questo sport negli anni 80 e 90. Chi giustifica la attuale situazione parlando di esigenza di spettacolo e di bel gioco è in errore: la qualità dei nostri campionati di vertice è progressivamente diminuita negli anni, proprio in coincidenza con il progredire della deriva esterofila dei club".

Però, a dire il vero, qualche cosa si sta muovendo, magari con l'avvento di Super Dino alla Presidenza Federale... Con lui al potere, e con un buon Consiglio in Fip, si potrebbe costruire molto di più e... sperare al meglio!
"Confidiamo molto che con Meneghin alla guida della FIP ci sarà maggiore attenzione verso le aspettative dei giocatori. I primi segnali vanno in questa direzione e non mi meraviglia quindi che l'unica componente del movimento che critica la scelta di Super Dino come presidente sia quella dei club di A".




Il suo rapporto con l'ex Presidente, Fausto Maifredi, non è mai stato ottimale... Vero? E se si, per quale motivo non vi intendevate sulle problematiche del nostro basket?

"In realtà ho riconosciuto più di altri al presidente Maifredi di avere una buona visione di insieme del movimento, ma gli ho contestato (sempre in faccia e non alle spalle) la scelta di appiattirsi sulle richieste dei club. Maifredi ripeteva sempre che la Federazione è formata da società e non da giocatori, ed operava di conseguenza. Se avesse avuto una maggiore considerazione verso le richieste dei giocatori il nostro atteggiamento nei suoi confronti sarebbe stato diverso".

Che tipo di risposta avete dalla base, cioè dai giocatori, da quel gran numero di atleti che, comunque, attende da voi nuove notizie e situazioni di vita migliori?

"Negli ultimi mesi i giocatori si sono identificati nella GIBA e nelle battaglie portate avanti, come mai in passato. Non era scontato che le iniziative di protesta adottate avessero il sostegno di tutti, senza eccezioni. Possiamo oggi dire che lo scenario politico federale è mutato anche grazie al fatto che il movimento si è trovato di fronte una componente di giocatori compatta, determinata e bene organizzata. E questo vale sia per i giocatori professionisti, sia per i non professionisti".

Lei ha lavorato tanto con la Nazionale, soprattutto nella scorsa estate quando siete stati ad un passo dal primo grande sciopero a livello sportivo. Non avete ascoltato nessuno, nemmeno Gianni Petrucci che comunque le ha risposto su molti quesiti... Avete fatto poi un passo indietro, perché ritenevate giusto dare un bel segnale al movimento... Ma siamo ancora all'anno zero!
"I giocatori hanno dimostrato senso di responsabilità, come al solito. E mi pare che molto sia cambiato anche a seguito di quella iniziativa. Siamo all'anno zero, ma adesso ci sono i presupposti per un reale cambiamento. Ed ai giocatori è riconosciuto per la prima volta un ruolo paritario rispetto alle altre componenti".

Siete comunque certi di avere, come GIBA, tutti gli italiani al vostro fianco o esiste anche una frangia che, tutto sommato, gli va anche bene l'attuale normativa?
"Ho già detto che abbiamo registrato una grande compattezza tra i giocatori italiani ma rivendico con orgoglio anche il fatto che quando un giocatore non italiano ha dei problemi nei rapporti con il proprio club, in genere ricorre all'aiuto di GIBA. Ho sempre sostenuto che il sindacato è di tutti coloro che giocano in Italia, a prescindere dall'area geografica di provenienza".




Sembra che l'amico Stefano Persichelli, che collabora con il nostro Inserto, sia pronto per candidarsi al Consiglio Federale per la componente "Giocatori"'. Le sue riflessioni e che tipo di apporto potrebbe portare uno come lui, che ha comunque vissuto il campo in prima persona anche se non a vette altissime... Sappiamo che c'è stata la sua benedizione...
"Stefano Persichelli è stato già nel 2005 il candidato di GIBA alla i carica di consigliere federale. Ha vasta esperienza da atleta nei campionati nazionali non professionistici e conoscenza dei regolamenti e delle norme, anche in virtù del suo lavoro di avvocato; sono convinto che in caso di elezione saprà rappresentare al meglio proprio quei giocatori ai quali non è riconosciuto lo status di professionista e che quindi maggiormente abbisognano di protezione, assistenza e tutele".

Ma quella regola che tanto piace alla GIBA dei due italiani per squadra comunque sempre in campo, è ancora una proposta concreta o si è un pò affievolita? In Russia esiste nel campionato locale ma sembra che la gente, che diserta un pò i palazzetti di quella Nazione, preferisca... l'Eurolega dove esiste più "universalità di intenti"...
"La proposta dei due italiani in campo è sempre valida. Se davvero si vuole ottenere un maggior impiego di atleti italiani nell'immediato non ci sono alternative: o si impone che un certo numero stia in campo, o si impone una riduzione di atleti stranieri. Osservo che il numero di spettatori degli anni 90, quando giocavano 8 italiani e 2 americani, non è stato più raggiunto. Osservo ancora che le partite che in assoluto richiamano maggiore attenzione in Italia e nel resto del Mondo (NBA a parte) sono quelle delle Nazionali: USA contro Spagna delle ultime Olimpiadi è stato uno degli eventi olimpici più visto nel Mondo; e affinchè ci sia una Nazionale competitiva è necessario che i giocatori locali abbiano maggiore spazio nei rispettivi campionati".

La vogliamo mettere per iscritto la vostra proposta più concreta? Insomma, cosa propone la GIBA per i prossimi anni a livello di basket di vertice... Diciamo il vostro vero sogno, senza esagerare.

"Una proposta concreta ed immediatamente realizzabile potrebbe essere la riduzione del numero dei giocatori a referto da 12 a 10 (è noto che non giocano mai più di 8 o 9), e la riduzione dei tesseramenti consentiti da 16 a 14. Mi sembra un compromesso ragionevole: 5 Italiani e 5 stranieri (con un palese risparmio dei club, vista la riduzione del numero dei contratti), ed un incentivo per gli allenatori a superare i momenti no con il lavoro in palestra con gli uomini a disposizione, anziché con il cambio spesso scellerato di giocatori".

Meglio tre comunitari, tre passaportati, tre extracomunitari, tre italiani per matrimonio, tre oriundi, tre... chissà che in campo, o sarebbe più giusto una regolamentazione che non diversifichi, a livello di non italiani, la provenienza di tali giocatori?
"Potremmo essere d'accordo sulla eliminazione di ogni distinzione tra gli atleti in quota stranieri, ma a condizione che ci sia l'obbligo di schierare un certo numero di Italiani. Altrimenti, avremmo squadre con solo Americani: è noto che ogni anno escono dai college USA centinaia di giocatori preparati fìsicamente e tecnicamente ad un livello per noi irraggiungibile, e che quelli che non trovano posto nella NBA si riversano in Europa. La concorrenza con loro sarebbe per i nostri insostenibile. Non acaso, in Spagna e Grecia i giocatori americani consentiti sono solo 2 per squadra".
 



Favorevole o contrario, nella sostanza, ad un campionato di Serie A organizzato dalla Lega e lontano dalla Federbasket, quindi fuori dal CONI?
"Sarebbe una soluzione contro le regole e la cultura italiana ed europea. Sono viceversa d'accordo ad estendere la contrattazione collettiva tra Leghe pro ed Associazione giocatori a materie delle quali oggi si occupa la Federazione".

Si parla da sempre della Riforma dei Campionati, di una Lega Universitaria, di valide alternative all'oggi... Beppe Cassi che idea avrebbe di tutto ciò?
"Il sistema vincolistico impedisce di fatto la creazione di una lega universitaria. I giocatori a 18 o 19 anni sono vincolati e non possono scegliere liberamente di giocare un campionato scolastico. Si parla con insistenza di un campionato under dove far crescere i giovani; personalmente sarei favorevole alla introduzione di un alto numero di under negli 8 gironi dei campionati di serie C anziché nei 4 gironi di B o nei 2 gironi di A dilettanti. La riforma come al momento congegnata con le squadre di A dilettanti destinate a regime ad avere 7 under è secondo me destinata a non funzionare, per ragioni logiche e strutturali: un campionato del genere sarebbe illogicamente sganciato da ciò che è sotto e da ciò che è sopra. Vedrei invece bene l'obbligo per i club di Serie A professionistica di schierare nel campionato di B una propria formazione under 20, magari prevedendo che i costi logistici ed organizzativi fossero a carico della Federazione e non dei club".

Ma con i proprietari delle squadre di serie A che tipo di rapporto ha... Per esempio, con Toti e Minucci ci parla spesso o solo per dichiarazioni su quotidiani sportivi?
"Mantengo rapporti cordiali con tutti coloro che si mostrano cordiali con me. Non confondo le battaglie politiche con i rapporti personali".

Tempo per la sua professione, lontano dal basket, ne ha?

"Per la verità, sempre meno".

Lei è stato anche un buon giocatore di categoria e sicuramente avrà avuto anche il tempo di smistare assist a compagni di squadra non italiani... Che idea aveva, allora, del basket d'oltreoceano?
"Ho avuto la fortuna e l'onore di giocare con atleti USA anche di alto livello (ricordo ad esempio Reggie Johnson, venuto in Italia a Trapani dopo aver vinto il titolo NBA a Philadelphia, giocando con tale Julius Erving). Solo uno sciocco può sostenere che l'apporto dei giocatori USA non sia fondamentale anche per la crescita della pallacanestro italiana ed europea. Il fatto è che al momento si è persa la misura".

Bargnani, Belinelli, Gallinari, a parte le ragioni e questioni fìsiche, dovrebbero essere obbligati a vestirsi di azzurro o anche questa parentesi deve comunque essere una problematica? Dino ha parlato chiaro in merito...
"La Nazionale deve essere in cima ai pensieri ed alle ambizioni di tutti i giocatori. Per la maggior parte di loro ciò non è in discussione. Per coloro che tentennano anche perché spinti a rinunciare dai club di appartenenza, si dovrà iniziare un'opera di sensibilizzazione, e la Associazione Giocatori farà la sua parte. Sono certo che sin dal prossimo appuntamento della Nazionale nessuno dei convocati mancherà all'appello, salvo che per problemi di salute".
 



Ma ci sono ad oggi dei ragazzi italiani che, nelle serie inferiori, si sentono obiettivamente chiusi dalle scelte delle squadre della massima serie ma che potrebbero realmente partecipare al campionato di vertice? Si possono fare dei nomi...
"E' un dato di fatto che molti giocatori preferiscono scendere di categoria e rifiutano i campionati professionistici per il fatto che preferiscono giocare anziché stare a guardare...".

Se Lei potesse essere improvvisamente un proprietario di una squadra di Serie A, oggi, lo rischierebbe un roster con le idee della Giba?
"Non credo esista qualcosa di più gratificante per un dirigente sportivo, che vedere giocare al massimo livello un atleta cresciuto nel vivaio del proprio club. Esistono molti esempi che smentiscono la teoria secondo cui il giocatore locale non sia competitivo. Osservo che tanti grandi giocatori del recente passato, con le regole odierne, sarebbero cresciuti nell'anonimato, e magari finiti a giocare nei campionati minori. Quanti buoni giocatori ci stiamo perdendo per strada?".

Quando vede in campo dieci giocatori stranieri, forse anche venti... in una partita del nostro campionato, che pensieri le vengono in mente...
"Non è tanto importante ciò che penso io, ma quanto il fatto che la gente spesso cambia canale. E non faccio fatica a capire il motivo".

Siena vincerà il campionato italiano perché ha i migliori stranieri del torneo o per cosa d'altro...

"Siena approfitta meglio di altre squadre di regole che non condivido, ed applica molto saggiamente una vecchia regola, semplice e tuttavia divenuta desueta. Non vincono mai le squadre che non mantengono un nucleo significativo di giocatori dell'anno precedente. Uno degli interventi più lungimiranti per migliorare le sorti del basket potrebbe essere quello di organizzare corsi per la formazione di manager sportivi".

Il nostro basket, diciamo quello giovanile, dei nostri settori più prolifici, a livello Continentale, a che livello lo metterebbe oggi? Siamo davvero così indietro?
"Non credo siamo indietro rispetto agli altri a livello giovanile e nel reclutamento. Ma i nostri giocatori all'età cruciale di 18/19 anni spesso riempiono le panchine di A, e non giocando smettono di crescere".

Se avesse la possibilità o la voglia di candidarsi per una poltrona del prossimo Consiglio Federale, dove andrebbero maggiormente le sue attenzioni? Per la componente Giocatori c'è già Stefano Persichelli e chissà chi altro, ma ci sono tanti settori da coprire...

"I rappresentanti degli atleti in consiglio federale sono 4. C'è tempo per decidere con delle nostre attente valutazioni".

Fonte Carlo Fallucca - Momento Basket