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Mario Floris è approdato alle nostre riunioni tecniche grazie all’interesamento di Bruno Boero. Eravamo curiosi di conoscere la sua filosofia, quella relativa al fatto che ogni periodo storico è diverso, ed altrettanto differente dovrebbe essere l’approccio dell’allenatore nei riguardi dei bambini che vengono in palestra.

Il termine “facilitatore di apprendimento” e la considerazione di far sentire il lavoro sui fondamentali come “bisogno” da soddisfare, la dice lunga sul suo modo di pensare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice Mario : “Vi racconto la mia esperienza: alleno da 38 anni… dall’oratorio alla serie A maschile e femminile… passato attraverso esperienze di formatore… Ho avuto la fortuna di approcciare il problema da tante angolature… oggi lavoro a dei progetti di basket in carrozzina, bimbi autistici… il tunnel del “Palamaggiò” (guardare tra le fessure di una tenda, dentro il sogno…), equazione allenatore- facilitatore di apprendimento. Mi sono fatto un’idea semplice: non si finisce mai di imparare… Scontato? Non direi. Agire fedeli a questa verità è molto difficile…”
 
Negli ultimi decenni, a fronte di una crisi profonda del mondo giovanile e ad una “crisi di sistema”, abbiamo però acquisito strumenti importanti di conoscenza:
·          Preparazione fisica
·          Preparazione tecnica
·          Didattica
·          Metodologia
·          Ecct
 
In altre parole, i giovani hanno perso o stanno perdendo precisi riferimenti familiari, scolastici, luoghi come campetti , ricreatori od oratori dove potevano andare sicuri dal mattino sino a sera.
Bisogna tornare indietro affinché si possa constatare che i bambini “vivano la loro persona di bambini” ovvero “vivano il gioco come bambini”.
Teniamo conto che , anche dal punto di vista fisico-tecnico, essi hanno progressivamente perso:
 
·          Forza
·          Capacità polmonari
·          Prensilità
·          Capacità coordinative
·          Snellezza che è il contrario della obesità infantile oggi dilagante.
 
Se il fondamentale è lo strumento per giocare, bisogna saper usare gli strumenti:
 
·          Il bambino deve essere educato alla creatività;
·          Deve saper giocare, non basta sapere eseguire:
·          Chi sa rispondere a questa domanda: “Il bambino gioca oppure esegue?”
·          Giocare vuol dire prendere iniziative e responsabilità, mentre coloro che semplicemente                eseguono (senza giocare), non fanno né l’una cosa né l’altra.
 
Noi allenatori dobbiamo essere disponibili agli sbagli, agli errori perché in fondo sappiamo che nulla è giusto e nulla è sbagliato e che ogni sport è fatto di errori.
 
Però, nel basket non si può contrattare!!! Infatti, bisogna rispettare le linee del campo, le aree, la metà campo, l’altezza dei canestri, le regole di tempo e di gioco ecct.
 
  1. Il primo requisito da ricercare è la “PRONTEZZA” dove s’intende la postura, la posizione, lo sguardo, la visione periferica e tutte le doti senza le quali non si può giocare , ma solo  eseguire.
  2. Poi, viene la “IMMEDIATEZZA” che è una questione di mentalità . Ad esempio , nella pallacanestro, dopo ogni canestro non si ferma il gioco e bisogna essere “reattivi” per poter continuare.
  3. Il terzo fondamentale da trasmettere è la capacità di “SPAZIARE” cioè essere pronti a dividere lo spazio a disposizione, sfruttando il proprio , senza disturbare quello dei compagni. Non si tratta di un “concetto” astratto ma è una vera concretezza, perché è inerente ad una logica pratica. Ad esempio, l’efficacia di un movimento è data soprattutto dal rispetto delle distanze tra i vari spazi a disposizione. Si pensi al tiro, al passaggio, alla penetrazione in palleggio, al marcamento difensivo, ecct. Tutto dipende dalla distanza tra i vari giocatori e dunque dallo spazio che li divide. Anche le posizioni in campo, statiche o dinamiche serviranno affinché la squadra non si disponga a casaccio, ma nella maniera più utile alla stessa.
  4. Il quarto fondamentale riguarda il “TEMPO” che è legato a “QUANDO”. Un esempio? Semplice. Quando prendere una iniziativa, quando e a quale velocità:
·Passare la palla al compagno;
·Passare e tagliare (dai-e-vai);
·Passare ed allontanarsi (dai-e-cambia).
 
VA DA SE’ CHE QUESTI QUATTRO “PRINCIPI” SERVONO PER GIOCARE
 
In ultima analisi “giocare” significa sincronizzare l’1c1 con la palla ,senza la palla e a rimbalzo. Ovvero, bisogna rispondere praticamente alla domanda:
 
COSA FACCIO, QUANDO….
·          Quando il mio compagno gioca 1c1…
·          Quando il mio compagno si sposta in palleggio…
·          Quando il mio difensore mi anticipa…
·          Quando la palla è per aria…
 
LO SVILUPPO DEI “BISOGNI”
 
In questo modo , e gradualmente, si sviluppano dei bisogni  per poter giocare meglio.
Ad esempio:
·          Sviluppare la mano sinistra;
·          Tagliare davanti;
·          Tagliare dietro;
·          Andare a rimbalzo;
·          Rimpiazzare;
·          Anticipare;
·          Scivolare
·          Ecc
 
Un’attenzione particolare occorre darla alla PRESA DELLA PALLA e bisogna sottolineare che va “catturata” con i piedi e con le mani.
 
 
SI LAVORA PER OBIETTIVI. Visto che il nostro, in questo campo, rimane la crescita dei ragazzi che affidano spesso a noi, insieme  alla realizzazione dei loro sogni e la soddisfazione dei loro bisogni, non possiamo fare a meno di fare una riflessione che contempli il loro mondo che in fondo è anche nostro, anzi spesso determinato dalle scelte delle nostre generazioni precedenti.
 
·ASPETTO SOCIO-CULTURALE: un saggio proverbio nordico diceva: “per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”… a testimonianza dell’esigenza di concomitanze e convergenze educative che la società di oggi non riesce a favorire per motivi facilmente individuabili nelle famiglie con doppio lavoro, spesso con orari non concordi, scuola in crisi rispetto a strutture e sistemi di istruzioni, oratori e luoghi educativi nel tentativo di trovare facili proseliti accondiscendono a un’assenza di valori semplici che erano un tempo capisaldi etici. Non bisogna essere sicuramente nostalgici anzi, bisogna essere pienamente inseriti nel tempo senza perdere di vista il fatto che se qualcosa “ha valore” bisogna essere capaci di non farlo passare di moda.
 
·EMOTIVO-MOTIVAZIONALE-PSICOLOGICO: l’apprendimento qualitativo dei movimenti è il prodotto di interrelazioni componenti aspetti motivazionali, cognitivi, energetico-condizionali e coordinativi. La proposta che una scuola di sport, un allenatore devono oggi fare deve essere particolarmente intrigante ed esaustiva di bisogni che le nuove generazioni esprimono continuamente, dove i contenuti devono continuamente essere supportati da metodologie coinvolgenti perché il giovane allievo possa sentirsi coinvolto come attore principale nel suo processo di apprendimento.
 
·ASPETTO FISICO-TECNICO, studio parametri antropometrici, forza-prensilità, VO2 Max (capacità polmonare), capacità coordinative, individualismo esasperato.
 
ESISTE UNA REALTÀ… dove si opera, capacità di relazionarsi, riflessione su livello e sulle caratteristiche della formazione, della preparazione, della tipologia delle lezioni.. Un altro aspetto importante che bisogna tenere in grande considerazione sono gli esempi visivi ai quali oggi i ragazzi e noi allenatori possiamo accedere con molta facilità. Bisogna evitare di eccedere in atteggiamenti limitativi rispetto alle iniziative che i ragazzi possono prendere cercando di emulare campioni che osservano e vedono continuamente perché in questo nodo potremo frustrarne le iniziative e impedire di far venire fuori quello che hanno dentro. Piuttosto dobbiamo essere in grado di mediare questi aspetti per far si che non si sentano sminuiti eccessivamente se non riescono nell’esecuzione di gesti impegnativi stimolandoli ad essere “campioni di se stessi”.
 
CI SONO MIGLIAIA DI COSE che si potrebbero fare per raggiungere l’obiettivo… riflessione sui tanti mezzi oggi a disposizione, utili, esaustivi, intriganti, spesso generici. Infatti abbiamo
acquisito strumenti importanti di conoscenza come la preparazione fisica e tecnica, didattica e metodologia, uso dei filmati ecct.
 
HO DECISO DI FARE… stimolare alla praticità, alla semplicità, alla funzionalità, alla creatività di ogni allenatore. Bisogna strutturare dei percorsi allenanti che tengano conto del tempo totale a disposizione (spesso il ragazzo che frequenta le nostre palestre ha a disposizione dalle 2 alle 3 ore settimanali), per questo una grande semplificazione del lavoro individuando logiche significative del gioco (come funziona), compiti dei singoli rispetto a queste logiche (cosa faccio quando… in riferimento alle sincronie di 1vs1 con la palla e di 1vs1 senza la palla e a rimbalzo) e gli strumenti fondamentali devono essere appresi in funzione di queste logiche senza l’esasperazione di un tecnicismo fine a se stesso.
 
 
QUINDI VI PROPONGO UN ESEMPIO DI ALLENAMENTO, dove avendone definito l’obiettivo, ferme restando idee come: il giocatore deve saper giocare non solo eseguire pertanto prendere iniziative con consapevolezza e responsabilità, essere creativo, avere fiducia in se stesso e nel contesto, e soprattutto motivare e stimolare all’idea che ognuno deve diventare “il miglior allenatore di se stesso”, si può sviluppare come segue senza dimenticare che qualsiasi elemento di programmazione che si riferisce a delle persone va sempre considerato come ipotetico e solo nella fase pratica potrà avere la sua realizzazione definitiva. E senza dimenticare che i ragazzi sono unici, sempre diversi e sempre nuovi e che non si può operare per stereotipi.
 
·         Creare il giusto clima psicologico, attivazione generale.
·         Momento conoscitivo, attivazione specifica:
 
Giochiamo 3vs3 diversificato rispetto a lato del campo forte-debole, posizione (esterni-interni nelle diverse combinazioni).
N.B. il fermo immagine chiaro delle situazioni definisce le priorità e supera eventuali stereotipi di “filosofia”. Guardare (chi, cosa, posizione del corpo) per prendere iniziativa. Tenere in considerazione l’aspetto dell’utilizzo della verbalizzazione nel processo di apprendimento, senza però dimenticare che spesso il tempo del gioco è completamente diverso dal tempo delle parole (inglese, dialetto)
 
 
 
CAPACITÀ DI SCELTA (COSA FACCIO QUANDO…)
 
 
 
N.B. Alcuni aspetti che durante la conversazione non sono stati approfonditi possono comunque essere elemento di riflessione e in seguito di approfondimento pratico.
 
ALLA LUCE DELLE RIFLESSIONI ESPOSTE precedentemente in quest’ultimo periodo ho pensato di semplificare in qualche modo la programmazione di un percorso di apprendimento utilizzando 2 temi significativi rispetto alle logiche e alle caratteristiche del gioco della pallacanestro:
il tiro e il rimbalzo.
 
q       Tiro: inteso come sintesi completa dell’obiettivo del gioco che ha come logica significativa fare canestro e impedire agli altri di farlo. E’ facile pensare che ogni aspetto che riguarda l’esecuzione del gesto tiro può essere situazionato nel gioco e come tale essere preso come riferimento per l’approfondimento di altri elementi che possano riguardare le collaborazioni e gli strumenti tecnici fondamentali. Per esempio se mi riferisco alla presa si può facilmente ipotizzare che per una ricezione ci dovrà essere un passatore quindi l’approfondimento è doppio .
q       Rimbalzo: poco allenato, strumento straordinario per sviluppare reattività e tempismo, determinazione , volontà, elevazione dati da coordinazione, agilità, elasticità, velocità, forza esplosiva… prensilità, tutti elementi estremamente importanti per un giocatore di pallacanestro. Allenare il rimbalzo può essere abbinato facilmente all’utilizzo del “taglia fuori” quindi all’idea della sfida e della competizione, alla difesa sui tagli e quindi ad elementi importanti del gioco di squadra.
 
N.B. Tiro e rimbalzo possono essere sintesi ideali di un programma di lavoro.
 
Conclusione. Mi permetto alla luce anche della discussione che spero di aver esaurito nei paragrafi precedenti rispetto alle osservazioni e alle risposte, di proporvi un ultima riflessione: bisogna essere fedeli a se stessi e allo stesso tempo non diventare schiavi di se stessi e dell’immagine che ci siamo costruiti… per motivare ed educare alla libertà bisogna essere nell’intimità veramente liberi.