Ripercorriamo la telenovela wild card: la Banca Tercas Teramo chiude la stagione al 15esimo posto (sorvolando sul come onde evitare di riaprire ferite bolognesi per i teramani). La società biancorossa ha quindi la possibilità di rimanere in serie A aprendo il portafoglio e versando 600 mila euro dritte dritte nelle casse della seconda classificata di LegaDue (che poi la storia dirà essere la Reyer Venezia).
Teramo doveva rendere nota la volontà di voler usufruire del premio di risultato entro il 31 maggio, per poi pagare entro il 10 giugno, così come stabilito dal comunicato ufficiale FIP n°1052 del giugno dell'anno scorso.
La LegaBasket, per andare però incontro alla tempistica dei playoff di LegaDue, chiede a Teramo di anticipare la data della “manifesta volontà” al 23 maggio. E così è. E' del 23 maggio la diatriba Renzi-Bonamico sulla possibilità effettiva della Tercas di pagare, diatriba in cui lo stesso presidente della LegaBasket sottolinea di attendere il 10 giugno prima di giungere a conclusioni affrettate.
La Commissione Giudicante, accogliendo parzialmente il ricorso di Venezia, giudica invece irregolare la tempistica di pagamento di Teramo, da effettuare invece, secondo la Commissione, entro il 3 giugno (al 23 maggio vanno sommati i dieci giorni canonici stabiliti anche dal comunicato FIP).
La LegaBasket, chiedendo però di anticipare il termine dal 31 al 23 maggio, nulla aveva specificato in merito alla data di scadenza. Doveva rimanere il 10 giugno o alla data del 23 maggio dovevano sommarsi i dieci giorni stabiliti dalla FIP? Cosa si fa in Italia in caso di vuoto normativo? Spesso la Cassazione decide regolandosi sulla base di casi analoghi... Teramo è tranquilla, ma si augura che il prossimo Consiglio Federale del 16 luglio si regoli sulla base del fatto che i 600 mila euro sono stati versati e che la società biancorossa avrebbe pagato anche il giorno dopo la fine del campionato, se così fosse stato richiesto. Per rimediare dunque ad errori ed incomprensioni, perché non arrivare dunque a quota 18 partecipanti ai nastri di partenza della prossima stagione? Vivrebbero tutti felici e contenti.
(Enrico Campana) La infelice gestione del basket che copre ormai quasi ogni angolo del…campo è certamente risolvibile con un po’ di buon senso. Si tratta di evitare altre dispute giudiziarie laceranti e costose. Anche se la politica della fisarmonica, quella del cambiamento continuo della formula, non piace al CONI, non offre prospettive di stabilità ai club, il 16 luglio si offre stavolta al Consiglio federale la soluzione di una provvidenziale panacea. Quella di allargare la A. O 17 squadre confermando Teramo e portando dentro Venezia perché – cara amata Reyer - in fondo il tuo diritto non te lo sei conquistato sul campo, bensì per un’intepretazione della giustizia sportiva. “Roba” da far rivoltare nella tomba il barone De Coubertin. Se il 17, il numero jellato, non va bene per la superstizione, si può aggiungere anche Brindisi per una A a 18 club. Anche se, proprio per il succitato principio sportivo, potrebbe spuntare un ricorso della 3.a di Lega Due a rivendicare lo stesso diritto.
Questa soluzione dell’allargamento della A cancellerebbe anche la scellerata obbligazione prevista per Teramo e/o Venezia. E cioè quel premio di promozione (600 mila euro) di sapore risarcitorio che la penultima di A-.1 deve pagare alla 2.a di Lega Due, novità creata dagli “azzeccagarbugli” della Spaghetti League appartenente all’assurdo giuridico e dello sport. Per cui sarà meglio farla sparire il primo possibile trattandosi di una sorta di fantasma aleggiante sui parquet che magari un giorno potrebbe creare grane legali sia a chi l’ha decisa e accettato (leggi la “famosa” Convenzione).
Non sarà forse il toccasana, ma bisogna dare il segnale finalmente di una A un tantino pacificata, che rispetta la sua storia e il diritto sportivo. E questa ventata è più che mai indispensabile proprio nel momento in cui dovrà sfruttare la maggior visibilità derivante dalla novità del doppio contratto Tv Rai-La7 (un anticipo al sabato pomeriggio, un posticipo la domenica sera). Inoltre, avendo bisogno di più arbitri , si potranno saggiamente recuperare anche i fischietti della A vittima del tirassegno di capi e capetti, di quella gelatinosa saga arbitrale che promette altre sorprese e scelleratezze. Mossa utile, invero, anche per mettere una pietra sopra a qualche fischio “pesantissimo” di questa stagione, ad esempio quello subito da Teramo, già colpita duro in passato – con tanto di documento You Tube per il fischio di un altro mammasantissima del fischietto nella semifinale dei playoff con Milano - nella gara decisiva a Bologna . Anche questo documentato da un videoclip che hanno visto, tutti tranne il presidente del CIA e il superdesignatore-supercommissario della A pagato dagli stessi club in “sedicesimi”, cosa ancor più grave perché significa che esistono due pesi e due misure.
Grazie alla maxi-A si creerebbe almeno un clima di rinata speranza nella speranza in cui tutti quanti possano tornare a vivere come un tempo, e Meneghin ne sa qualcosa, tutti felici contenti. Oggi invece sembra sempre tutto complicato, di due colori, vedi il caso Wabara per cui è difficile intravedere nel verdetto della giustizia sportiva quell’ondata di presunto razzismo che ha raggiunto toni esagerati, da marketing. Non sai più fino sia colpa del manico debole, o dei causidici di professione, e cioè fin dove la colpa è l’effetto o la causa. Al CONI di certo non piace questo laboratorio del basket dell’assurdo, e apprezzo anche la cautela di chi nel Consiglio federale avverte che il 2 luglio del prossimo anno comincia l’ultimo appello pre-olimpico. Pur facendo i debiti scongiuri sul risultato degli europei, con 3 giocatori NBA, una sete di rivincita, un allenatore che ha il 93 per cento di successi, roba da far impallidire Knight, Wooden, Smith e tutti i santoni della panchina, ingoio un rospo se non arriviamo fra i primi 6. E anzi aggiungo: il minimo è un bronzo, pur non sentendomi tranquillo su certe scelte, vedi l’asse play-pivot. Ma se questo serve per andare a Londra, prometto che starò zitto.
Inoltre, a proposito di possibili rigurgiti legali, in Lega Due l’esclusa è Trapani è sul piede di guerra. Anche in questo caso è una storia di adempimenti onorati, anche se fuori tempo massimo sostiene Lega Due provocando l’immediata diffida legale degli esclusi davanti al magistrato ordinario. Altro problema da sanare, è quello che non si può gridare al lupo, al lupo!. Come succede di questi trempi a giornalista sotto scopa per querele o procedimenti temerari, per cui in Italia puoi tranquillamente far credere che aiutare una ragazzina nordafricana fa parte della Ragion di Stato ma non puoi esprimere una civilissima ed educata opinione professionale sulla scelta di un modulo di gioco, di un giocatore o dell’impostazione generale di un problema. . Insomma, passa un principio singolare del tutto differente da quello della comunità europea, non parliamo del culto supremo degli anglosassoni per la libera opinione.
Tornando al caso di Trapani, è comunque identico a quello di Teramo, per cui una bella sanatoria generale nel paese della sanatorie e dove il Parlamento si sostituisce ai giudici, sarebbe l’unica soluzione possibile in attesa che migliori il management a tutti i livelli. E con certi stipendi che si danno, roba da far invidia al calcio, è ovvio pretendere che le cose cambino.
A proposito: che ne dicono di questo andazzo i club vissuti in un cono d’ombra negli ultimi 10 anni? Costretti a inchinarsi alle decisioni prese dal potente di turno?. Si tratta di imprenditori coraggiosi, soprattutto di imprenditori che mettono soldi di tasca loro, non giocano con quelli degli altri, e non possono essere trattati come burattini. Anche loro stavolta hanno la grande occasione per fare sentire la propria voce e scegliersi, se vogliono, nuovi rappresentanti. E’ l’ora di cambiare baracca e burattini, soprattutto sistema. Vi siete chiesti il perché del dignitoso e sofferto silenzio di Gianni Petrucci?. Non esistono miti e monumenti, come dimostra la politica italiana. Meglio ripartire con l’onesto spirito benedettino dell’ora et labora. Piccole cose per grandi risultati…
Non grandi progetti per piccoli risultati.