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VENTITRE stagioni da capoallenatore, ma la voglia di insegnare basket, di vincere, di mantenersi ad alto livello è immutata. Riparte da Ostuni, alla guida della neopromossa Assi, l’avventura sui parquet di Franco Marcelletti, casertano, 56 anni anni, uno dei più esperti tecnici italiani, che Reggio ha ben conosciuto, avendolo avuto come coach della Pallacanestro Reggiana per cinque intense stagioni (contando quando subentrò a Raho nel corso dell’annata 1999/2000 e l’esonero durante quella 2008/2009), vissute tra gioie e dolori.

"Assolutamente no. Il basket è la mia vita e credo lo sarà ancora a lungo. Il piacere di allenare è immutato, come quello di cercare nuove sfide. Tipo accompagnare Ostuni alla sua prima esperienza in serie A".

Percorso non facile. La sua squadra è neopromossa…

"Ma la società è seria, affidabile e c’è un ambiente giovane, motivato e genuino. L’ideale per me. L’obiettivo, chiaramente, è la salvezza".

In una Legadue che sembra quasi un A1…

"Non c’è dubbio. Sono da una decina di anni in questa categoria ed è certamente, sulla carta, il campionato più competitivo che io ricordi".

Per quali ragioni?

"Sono arrivati giocatori di levatura assoluta, come Galanda, parlando degli italiani; gli extracomunitari sono di ottimo livello. Diversi atleti che erano in Legadue l’anno scorso, e che potevano ambire a palcoscenici più alti, sono rimasti. Considerate che ormai tante squadre hanno budget e organizzazione pari a quella di molte della Lega A, a parte le potenze come Milano o Siena. In più questo campionato è un ottimo laboratorio per gli italiani che devono crescere e per gli Usa che vogliono farsi conoscere».

Le favorite per la vittoria?

«Vedo 7-8 squadre che possono tranquillamente giocarsi la promozione. In primis Veroli, Venezia, Brindisi, Barcellona, con Verona, Pistoia e penso che anche la Trenwalder dirà la sua. La permanenza di Robinson unita all’arrivo di Filloy e di Taylor che darà ulteriore equilibrio, ne fanno un gruppo solido e temibile".

Dalla panchina corta e giovane, però…

"E che vuol dire? Veccia è affidabile e pronto, l’ho visto molto bene quando ho fatto da assistente alla Nazionale Under 18. Pini ha già dimostrato le sue qualità, e Cervi mi piace da diversi anni. Sono poi ragazzi che hanno tutti più o meno vent’anni, l’età in cui si deve cominciare a venire fuori. Il dna della Trenkwalder è il suo vivaio, non devono rinnegarlo più".

 

 

Marcelletti, di nuovo in trincea. Ma non si stanca mai?