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Simone Antolini

Antonio Porta suona la carica: «Bisogna mettere tutti qualche cosa in più» ...Il futuro nelle sue mani. La speranza nei suoi pensieri. Il riscatto nelle sue intuizioni. Si accendono i riflettori su Antonio Porta. «Play with me», gioca con me. Palla a lui, tutti intorno ad aspettare la giocata vincente. La Tezenis ha bisogno di essere illuminata, di difendere meglio e di una vittoria che cancelli in fretta la battuta di arresto di Bologna.
Si è già parlato molto di quello che è stato. I ragazzi di Garelli devono riuscire a concedere meno al tiro, devono difendere d'astuzia e di
muscoli. C'è tempo, certo. Ma chi ha tempo, non aspetti tempo.


Porta, il suo compagno di squadra Renzi ci ricorda che il destino della Tezenis passa dalle sue mani. Cosa risponde?
«Non so se è proprio così. Ma di sicuro molto dipende da me e da come posso far giocare i miei compagni. Il gruppo comunque è completo e non mancano certo i giocatori in grado di creare situazioni di gioco favorevoli al raggiungimento del nostro obiettivo».
Scarica responsabilità?
«Io amo le responsabilità, me le prendo volentieri. E se Renzi pensa che io sia indispensabile mi fa un enorme piacere. Le sue parole mi aiutano a caricarmi. Andrea ha un grande futuro davanti. L'Italia lo segua bene».
In questi giorni si è parlato tanto dell'atteggiamento difensivo. Cosa non ha funzionato a Bologna? Che cosa dovete migliorare?
«Abbiamo concesso tanti punti. E quando siamo entrati in
partita non siamo riusciti a contenerli. Dobbiamo mettere più anima e più cuore. Ed è proprio questo che ci chiede la nostra gente».
Propositi?
«Intanto in casa cercheremo di offrire una prestazione di maggior spessore rispetto a Bologna. Parlare, poi, della prima
partita non è mai facile. Le dinamiche sono diverse, i giocatori nuovi, ci stiamo conoscendo. Sappiamo che in attacco abbiamo grandi potenziali. E se riusciamo a difendere bene e abbassare la capacità realizzativa degli avversari, i risultati arriveranno di sicuro».
Come si fa a difendere meglio? Il problema è individuale o collettivo?
«Il problema è di squadra. Qua si gioca di gruppo. La colpa non ricade mai su un'unica persona e di certo non si perde a causa di un solo
giocatore. L'ultimo tiro, l'ultima azione, un errore fatale sono conseguenza di atteggiamenti e situazioni che si sono create nel corso di tutta la gara. È il gruppo che ci porterà a difendere meglio».
Analizzando la sua prova di Bologna che idea si è fatto?
«Io cerco di non guardare troppo le statistiche perché non dicono sempre quello che succede in campo».
Dunque?
«Non sono stato bravo in difesa, potevo dare di più, aiutare i miei compagni, tenere l'uno contro uno, E questi sono aspetti che non rientrano nella statistica ma servono a me per analizzare e migliorare la prestazione. Di sicuro a me piace vincere. Sono un gaucho argentino, fiero e pronto a tutto per la squadra. Preferisco fare zero punti ma vedere la Tezenis vincere grazie anche a me. Vinceremo se tutti riusciremo a mettere qualcosa in più al momento di scendere in campo».
Un messaggio ai vostri tifosi?
«Ci hanno sempre seguito. E lo hanno fatto anche nei momento di estrema
difficoltà. Meritano tutto il nostro rispetto e li considero eccezionali. Anche a Bologna ci hanno sostenuto fino alla fine. Domenica ci batteremo sul campo anche per loro. Mi auguro che il palazzetto sia pieno. E che alla fine tutti possano tornare a casa contenti».
Il prossimo ostacolo si chiama Jesi. Pensieri e contromisure?
«Maggioli è il giocatore di maggiore spessore. È un lungo esperto che gioca da tanti anni a buoni livelli. Ha un grande tiro e sa fare sempre la cosa giusta. Lavoreremo su di lui ma anche sui particolari di una partita delicata. In questo periodo, però, è importante migliorare soprattutto noi stessi. Abbiamo voglia di regalarci una grande partita».