Trenta ore di riunioni tra mercoledì e giovedì e a che punto siamo? Al più basso da quando il lock out è ufficialmente cominciato quest’estate. L’Associazione dei Proprietari e l’Unione Giocatori sono al minimo storico per quello che riguarda i rapporti reciproci.

E questo, appunto, dopo una due giorni di contrattazioni che è finita con Fisher e Billy Hunter ad accusare Adam Silver, avvocato dei proprietari, di essere un bugiardo. Ma facciamo un passo indietro. Si entrava in questa settimana con le seguenti premesse: prime due settimane di regular season cancellate, ossia 100 partite non disputate e 170 milioni di dollari in stipendi dei giocatori bruciati, con David Stern a dichiarare che, secondo i suoi sentori, se non si fosse trovato un accordo entro domenica sarebbero state a rischio le partite fino alle festività natalizie. In tutto questo era arrivato anche un Mediatore Federale, tale George Cohen, che di professione prova ad avvicinare le parti nelle dispute sindacali. Ebbene, giovedì, all’uscita dell’ultima riunione della giornata, Adam Silver, per i proprietari, va in conferenza stampa affermando che: “Abbiamo proposto ai giocatori la divisione degli Introiti Legati al Basket (BRI) al 50%, ma loro ci hanno risposto che se non eravamo disposti a scendere al 47% loro non avrebbero proseguito le trattative.”

Un attimo dopo, in una stanza adiacente, Derek Fisher, informato delle affermazioni del collega, risponde: “Non fatevi ingannare. Silver ha mentito. Sono stati i proprietari a lanciarci improvvisamente un ultimatum, dicendoci che o accettavamo il 50/50 o loro lasciavano le trattative. E questo dopo che noi eravamo ben disposti a trattare e, in verità, negli ultimi giorni sembravano esserci stati dei passi in avanti.” A dare il colpo di grazia ai rapporti fra le parti ci ha pensato Jeffrey Kessler, avvocato della NBPA, affermando che le trattative siano state letteralmente “dirottate” dai proprietari, arrivati improvvisamente a lanciare un ultimatum e facendo intendere perfettamente che, per loro, non esistevano negoziazioni possibili sotto il 50%. E tutto questo con Stern a letto con le febbre, dunque non presente. Siamo, dunque, al punto più basso delle negoziazioni. Quello dove si temeva si potesse arrivare, ossia con la stagione intera che ora appare seriamente in pericolo. La situazione, infatti, è ormai sfuggita di mano e sembra che le parti ne vogliano fare una questione di principio. Gli owners stanno facendo il loro gioco, mostrando un giorno una faccia, salvo poi cambiare atteggiamento in modo radicale quello successivo, il tutto per far passare del tempo a far aumentare le cifre non intascate dai giocatori, sperando così di cominciare a vedere i primi seri scricchiolii nell’Unione. Da parte loro i giocatori hanno preso un po’ di respiro dalla morsa degli agenti che spingevano per una linea ultra rigida, chiedendo di non scendere per nessun motivo sotto il 53% del BRI a proprio favore (alcuni, addirittura, avrebbero voluto che non ci si muovesse dal 57 iniziale). E’ intervenuto Derek Fisher che con alcune lettere inviate ai giocatori ha accusato gli agenti di mettere i giocatori stessi contro lui e Hunter, che sono i rappresentanti dell’Unione, e così, al momento, sembra avere ripreso un attimo il controllo della situazione e la parte dei giocatori appare abbastanza unita. Chiaro che il vantaggio di posizione rimane ai proprietari che sono infinitamente più ricchi dei giocatori e, in linea di massima, hanno quasi tutti altre fonti di guadagno, a differenza di quasi tutti gli atleti, e quindi, col passare del tempo e con il mancare degli assegni potrebbero levarsi le prime voci di dissenso dal coro. Formalmente la situazione ora è che al 50/50 proposto (o imposto, secondo i punti di vista) dai proprietari, i giocatori rispondono con un 52.5/47.5 a loro favore. Ma ormai le parti sono distanti. Non sono previsti altri incontri al momento. E la prossima settimana, quasi certamente, verrà cancellato il restante mese di novembre di basket NBA.

 

Nicolò Fiumi