La prova con la Nazionale all'All-Star Game con tanto di titolo di Mvp ha sancito la grande crescita di Daniel Hackett negli ultimi 18 mesi. Lasciata Southern California, in successione Hackett si era visto ignorato al draft NBA, tagliato dalla Nazionale, firmato con un contratto importante e poi scaricato da Treviso. Quando firmò per la Scavolini Siviglia non era più nel giro della Nazionale. Era un giocatore giovane ma in crisi. Da allora è cambiato tutto: questa è la sua seconda stagione di eccellente fattura, con un ruolo importante, la Nazionale non l'ha solo riconquistata ma ne è diventato anche una pedina inamovibile.

In Europa Hackett può essere un giocatore di alto livello per caratteristiche fisiche, atletiche, per la personalità. Intanto, è un giocatore duttile: di solito non è una grande idea essere una combo-guard perché non vieni mai scelto per essere il playmaker titolare né per essere la guardia titolare e infatti accade anche ad Hackett quando va in Nazionale. Ma con la sua potenza atletica difensivamente può marcare persino tre giocatori diversi. Poi è estremamente aggressivo quando mette palla in terra e attacca l'area. Attualmente in campionato subisce 5.4 falli a partita e va in lunetta oltre cinque volte per gara. Dei suoi quasi otto tiri dal campo a partita, più di sei sono da due punti. Hackett non si accontenta mai del tiro in sospensione, aggredisce gli spazi. Questo frutta falli e tiri liberi. Ovviamente c'è un motivo se non si accontenta del jump-shot: non ne ha uno affidabile. Dopo 21 gare giocate ha 7/37 da tre. Anche se questa può essere considerata una stagione particolare, Hackett non è un tiratore (31.5% un anno fa, 22.9% a Treviso). Paradossalmente, questa inaffidabilità al tiro lo renderebbe più adatto a giocare ina squadre di alto livello dove può essere mascherata meglio da compagni migliori. Nella NBA di sicuro sarebbe meno importante che qui. Ma una guardia senza tiro è un problema: Boscia Tanjevic senza alcun dubbio l'avrebbe indirizzato a tempo pieno verso la regia. Anche i tiri liberi sono un problema, non grave ma un problema, perché quando ne tiri tanti devi fare meglio del 66.7% attuale.
E' evidente quanto Hackett sia un giocatore di atletismo, potenza e quantità. Gioca 31 minuti, molti, ma per un uomo di centrocampo 4.0 rimbalzi di media sono una bella cifra, per essere uno cui viene chiesto di segnare 2.3 assist non sono una cifra bassissima. I recuperi (49 in 21 partite) sono un numero alto: difende, anticipa, prende sfondamento. Insomma, Hackett è un giocatore con dei difetti ma ci sta in campo, anche ad alto livello.
A fine stagione va a scadenza di contratto: anche se Pesaro è la sua città, dove è rifiorito dopo un periodo difficile, a quasi 25 anni dovrà fare scelte presumibilmente dolorose ma inevitabili se vuole salire ancora un gradino. Il suo sogno è la NBA ma per coronarlo deve passare attraverso tappe durissime, summer league, veteran camp, forse anche contratti tagliabili. La progressione naturale indica un club che faccia attività europea, meglio un'Eurolega di discreto livello con il ruolo che gli allenatori considerano più adatto alle sue caratteristiche, quello di esterno multidimensionale dalla panchina. La chiave è costruirsi un tirino da fuori credibile da usare però sempre come soluzione alternativa a ciò che sa fare meglio. Attaccare dal palleggio, in campo aperto e anche a difesa schierata.