La Reyer raggiunge le vette dell’Himalaya!

E’ stata una spedizione marchiata anche di orogranata quella di Marco Berti e della compagna Ursula Spoerri sulla catena montuosa dell’Himalaya, in Nepal.
Marco, 48 anni veneziano di Mira è un esperto scalatore e questa volta ha deciso di portare con se un po’ di Umana Reyer a 6000 metri, sulla montagna Langshisa. Ha infatti voluto indossare, assieme ai suoi accompagnatori, t-shirt dell’Umana Reyer portando così i colori orogranata sulle più alte cime del mondo. Di seguito riportiamo in breve il racconto di Marco Berti, di ritorno dall’affascinante spedizione esplorativa in Nepal.
“La spedizione ci ha visto impegnati per poco meno di un mese nella Valle del Langtang in Nepal. Il programma iniziale era quello di salire verso l’Hinku Valley nell’area nepalese dell’Everest ma il brutto tempo impediva ai piccoli aerei “Pilatus” di raggiungere la località di Lukla da dove avremmo iniziato a risalire la valle. Fortunatamente sono 25 anni che frequento e studio il territorio del Nepal e così ho cambiato velocemente programma onde evitare di perdere giorni a Kathmandu nella speranza di trovare un volo. Ho cambiato meta, il Langshisa, una montagna  di 6.427 metri. Via terra, con una jeep, abbiamo raggiunto l’inizio della valle del Langtang per poi risalirla al campo base. E’ diventata una spedizione esplorativa poiché non avevo la minima informazione sulla montagna che andavamo a scalare se non che era bella e affascinante da vedere. Della meta iniziale sapevo tutto di questa quasi niente se non che l’avevo vista durante tre precedenti scalate su montagne vicine che ho effettuato nei primi anni ’90. L’unico aiuto era una memoria visiva “antica”. Abbiamo posizionato il campo base a 4.200 metri, in una località dove di notte ci veniva a trovare il leopardo delle nevi e degli yak allo stato brado pascolavano quotidianamente. Siamo saliti installando solo un campo intermedio a 5.000 e senza avere la possibilità di individuare una via di salita che non comportasse rischi eccessivi. Il mio zaino pesava 45 kg, quello di Ursula 30. Abbiamo raggiunto quota 6.000 senza poter individuare un accesso alla vetta. Abbiamo deciso di tornare al campo base per poi tentare una salita veloce e senza carichi eccessivi dopo un paio di giorni. Il bel tempo ci ha accompagnato per tutto il periodo ma negli ultimi giorni si è tutto rannuvolato e si è alzato un forte vento. Alla fine si doveva tornare a casa e abbiamo dovuto rinunciare comunque appagati per una salita nel rispetto dei più puri canoni alpinistici, senza portatori d’alta quota, senza corde fisse e portandoci tutto in spalla. Una spedizione esplorativa che mi ha ricordato le spedizioni degli anni ’50 dove si affrontava l’ignoto. Anche per noi è stato cosi.”
Accedi al link per guardare la gallery della scalata: http://www.reyer.it/photos/?t=M