Luca Dalmonte
Luca Dalmonte

 

PESARO – Per ora si muove col navigatore, ma presto arriverà la padronanza piena di una città che per certi versi giudica «simile a Cantù: per storia, tradizione, perché si vive respirando basket e la gente ama parlare di pallacanestro». Una passione che Luca Dalmonte sente crescere dentro da sempre: «Sarebbe la medesima anche se non facessi questo lavoro», garantisce il tecnico imolese, che si ricarica con il sole e il mare e ieri finalmente ha apprezzato Pesaro in uno scenario degno, luminoso.

 

 

«Come facevo a Cantù, con il freddo? Beh compensavo d’estate!», risponde Luca, battuta sempre pronta sotto la corazza da uomo serio e tutto d’un pezzo.

 

Persona dai principi veri, corretto e modesto, un lavoratore che è senza dubbio un oratore ma che non parla per mettersi in mostra e che soprattutto sa ascoltare. «Prometto il massimo impegno da parte mia e mi assumo la responsabilità anche per i miei giocatori», giura Dalmonte, fautore del gioco di squadra se ce n’è uno. «Sceglieremo i giocatori con la più alta qualità possibile assoluta, il criterio è quello di legarsi insieme con i compagni e di mostrare una disponibilità a pensare “noi” e non “io”». Giocatori con i quali creare un rapporto di rispetto, mantenendo ben chiari i ruoli e un po’ di logica distanza. «Non mi piace che le debolezze di ognuno possano venire alla luce e rischiare di essere strumentalizzate», spiega con la consueta chiarezza. Esperto di tecnica e di gestione, Dalmonte tiene a non scimmiottare alcun collega ma confessa di avere appreso qualcosa da ognuno – capo o assistente (e ne ha avuto di davvero bravi, vedi Pianigiani e Capobianco) – di quelli con cui ha avuto strettamente a che fare. «Io ricerco l’equilibrio, così come deve fare la mia squadra – riprende – Tutti hanno una propria personalità e nessuno vuole reprimerla - non è una filosofia che condivido - ma esaltarla inserendola dentro il sistema».

Luca Dalmonte è tornato ieri in città e resterà praticamente sigillato dentro la palestra di Baia Flaminia fino a venerdì, per riprendere nel week-end il tratto stradale che va da Imola a Bologna, dove sono i suoi affetti. «Con Giacomo Baioni e la società c’è assoluta condivisione. Abbiamo stilato le nostre liste e parlato delle ipotesi di costruzione della Scavo Spar. Partiremo dagli italiani e dai comunitari, e quando entrerà il primo tassello verranno automaticamente escluse delle strade e ci proietteremo su altre. Cerchiamo di essere il più possibile pronti a tutte». Pronto lo è coach Luca, pronto e carico. E se gli si chiede se si senta o no la prima scelta del club, tanto per cambiare ha la risposta giusta: «L’importante è che sappia io come sono andate le cose, ma soprattutto è importante essere qui. Le mie sensazioni su società e presidenza sono sempre state positive». E’ uno che si fa trascinare dalle sensazioni, che le indossa come una pelliccia e ne fa uno stile guida. «A Cantù sono stato benissimo, due anni meravigliosi, forse più il secondo del primo, poi si è incrinato qualcosa. Come le belle storie d’amore era giusto separarsi, per non rischiare di rovinare minimamente i bei ricordi».