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«NON SIAMO quelli disegnati quest’estate. Non voglio dire che siamo meglio o peggio, ma sicuramente non è questa la squadra per cui abbiamo lavorato nel mercato, e ancora adesso non riusciamo ad essere un gruppo». Così coach Piero Bucchi prova ad identificare il male della sua Olimpia, che in cinque mesi di stagione sembra non aver fatto un progresso, oltre ad aver già detto addio a due dei tre obiettivi stagionali.

 

Non che si risolva il problema parlando di quel che manca (anche se allenarsi in otto, come per tutta la settimana scorsa, non aiuta certo il lavoro di crescita della squadra) e che difficilmente ci sarà, con una squadra falcidiata dagli infortuni e penalizzata dai suoi problemi societari, con i mancati interventi sul mercato a pesare sul gioco biancorosso.

 



ALLORA, per salvare questi mesi finali di stagione, bisogna arrangiarsi e valorizzare quel che c’è, senza rammaricarsi per quel che non è stato. Ripartire dalla reazione rabbiosa nel terzo quarto di Siena deve essere l’imperativo per cambiare passo soprattutto nella testa. Ragionando a posteriori, infatti, quella di domenica è un’occasione mancata soprattutto perchè nessun giocatore dell’Armani Jeans ha mai pensato di poter vincere. Ancor più del fattore arbitrale, è questa la vera sudditanza psicologica che fa dominare Siena. E per la prima volta coach Bucchi è voluto andare oltre una prestazione che si sarebbe potuta “vendere” come più che positiva: «Io non mi accontento. Voglio di più. Sono molto arrabbiato per alcuni errori superficiali, e di certo non possiamo concedere 51 punti in un tempo ad una squadra come Siena».



GIUSTO. Se uno vuole lavorare per battere Siena, deve smetterla di avere il complesso di inferiorità. E se queste dichiarazioni cancellano quelle della famosa differenza di budget con il Khimki (le quali giustificavano la sconfitta dell’AJ col fatto che i moscoviti avevano avuto più soldi a disposizione sul mercato), ben vengano. Da questo deve partire la reazione Olimpia: dall’atteggiamento di quel “Fiero il guerriero”, che non c’è più sulle maglie ma che deve rimanere nello spirito Olimpia. Se sei Milano devi vincere. Ma per vincere devi volerlo fare.