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Capitan Rocca è concittadino del suo coach e allineato sugli stessi cavalli di battaglia.







IN QUESTO MOMENTO di grande turbolenze tra il cambio in panchina e le possibili “porte girevoli” sul parquet con il cambio dell’asse play-pivot titolare, è il capitano Mason Rocca, americano con il cuore italiano, a dover tenere ben salda la barra del comando nello spogliatoio biancorosso per rendere finalmente questa squadra una reale contendente al dominio di Siena.





“Pretoriano” di coach Piero Bucchi sotto il quale ha giocato dal 2005 al dicembre 2010 tra le esperienze di Napoli e Milano, non ci ha messo molto a conquistare anche Dan Peterson per la capacità di “sputare sangue” che il coach di Evanston ha sempre predicato. E proprio la cittadina di 80.000 abitanti dell’Illinois è uno dei punti in comune tra il coach e il suo capitano, quasi a sigillare una linea comune di impegno per ridare smalto alla stagione dei milanesi.





QUANDO Peterson vinceva tutto con l’Olimpia, Rocca era un bambino che andava alle elementari:

"L’Oceano, tante volte, annacqua le imprese che gli americani fanno in Europa e anche se eravamo della stessa città, Peterson e la sua leggenda le ho conosciute solo quando sono arrivato a giocare a Jesi nel 2001. Poi, per curiosità, ho chiesto ai miei genitori che mi hanno detto che, alla lontana, circolava la voce di questo allenatore che faceva grandi risultati, ma ai tempi ero troppo piccolo e le comunicazioni non erano mica nell’era di internet".



 

Il pivot biancorosso prova a guardarsi indietro e analizza il momento dell’esonero:

"Non è la prima volta che mi succede, anche a Napoli era capitato, non stavamo giocando bene. La difesa era la nostra caratteristica principale e la stavamo perdendo, in attacco non riuscivamo ad avere fluidità. Onestamente i tanti infortuni ci hanno messo in difficoltà. Forse tra un mese, con la squadra al completo, ne saremmo comunque venuti fuori lo stesso da questo brutto momento, ma non era scontato".

 



POI È ARRIVATO lo choc della chiamata di Peterson:

"Modi e idee sono diversi, ma il coach non ha voluto stravolgere nulla, tanto che molti schemi sono quelli che usavamo con Bucchi. Ognuno di noi è rimasto colpito dalla sua grande personalità e carisma".



 

Rocca vede nella fisicità quello che può diventare il cavallo di battaglia della squadra:

"Siamo una squadra tosta, fisica e profonda. Lo dobbiamo far diventare un vantaggio a nostro favore, soprattutto in difesa. Questa deve diventare la chiave della nostra stagione: chi vuole fare anche un solo canestro contro di noi, dovrà sudare per poterlo realizzare. Dobbiamo prima di tutto essere dei combattenti sul parquet".