Visite: 1410
alt alt alt
alt
  
La crisi economica del basket –o, per meglio dire, le ripercussioni del crollo economico globale sulla pallacanestro- non risparmiano nemmeno la Spagna. Stavolta, in ballo non ci sono dollari americani o rubli russi, ma euro spagnoli, quegli euro che sembrano essersi prosciugati nelle tasche di molti mecenati del baloncesto iberico e che hanno portato sul baratro più di un club.
Inizieremo dando uno sguardo d'insieme alla situazione che ha portato ai problemi di cui sopra, approfondendo poi il caso più grave finora verificatosi, quello dell'Akasvayu Girona, con l'aiuto del suo ex General Manager, Antonio Maceiras.

CRISIS Come in molti altri paesi europei, anche in Spagna le conseguenze della crisi finanziaria si sono fatte sentire a tutti i livelli, dal presupuesto del governo (la nostra legge finanziaria) allo sport. Ma nel paese del presidente Zapatero, che sgomita per ottenere una considerazione a livello mondiale che il suo paese ancora fatica a guadagnarsi, la recessione ha avuto conseguenze se possibile ancor più gravi, rispetto ad altre zone del globo, per due motivi su tutti: i debiti con l'estero e la crisi dei mutui sub-prime.

”ENDEUDAMIENTO FEROZ” L'economia spagnola, com'è noto, è in un periodo di grande sviluppo, tanto da arrivare ad avvicinare o addirittura superare, secondo alcuni criteri, il potere economico di paesi tradizionalmente ricchi e produttivi come –tanto per non andare lontano- la nostra Italia (chi non ricorda le polemiche tra Berlusconi e Zapatero sul presunto sorpasso nel reddito pro capite). Non altrettanto nota, tuttavia, è la via che a suo tempo il paese di Pau Gasol (ci sono stati personaggi più celebri, nella storia della Spagna –qualcuno potrebbe obiettare- ma a cornice di questa larga premessa stiamo pur sempre parlando di pallacanestro…) scelse di percorrere per arrivare a questo. I governi di allora, spinti dalla voglia di rifarsi velocemente degli anni persi col franchismo, decisero infatti di ricorrere a prestiti esterni per finanziare i settori chiave dell'economia, incorrendo così in debiti di entità estremamente elevata che –secondo gli ottimistici progetti allora elaborati- sarebbero stati gradualmente estinti grazie alla rinascita industriale, commerciale e turistica del paese. Inutile dire che, in parte per via della crisi, in parte perché è più facile “arrivare” che confermarsi, le previsioni non sono state rispettate appieno, ed ora c'è chi, come il consigliere della Corte dei Conti spagnola Juan Velarde, lancia l'allarme riguardo l”indebitamento feroce' dell'economia spagnola verso l'estero, tanto feroce da provocare il richiamo dell'OCSE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici) nel gennaio 2007.

HIPOTECAS Per rendere l'idea di quanto abbia sofferto (e soffra tutt'ora) della crisi dei tristemente celebri “mutui sub-prime”, si può affermare -senza troppo timore di smentita- che la Spagna è il paese che più ha patito il crollo immobiliare dopo gli Stati Uniti (anche se, secondo il Fondo Monetario Internazionale, solo Austria e Canada, tra i paesi sviluppati, hanno saputo controllare il mercato immobiliare negli ultimi anni, risentendo così in maniera sensibilmente inferiore dei problemi che ora affliggono l'occidente). Questo perché, nel decennio precedente la crisi, il mercato immobiliare iberico è stato caratterizzato da un boom edilizio che ha portato ad un forte aumento dell'offerta di abitazioni, un boom che è però stato accompagnato dalle sfrenate speculazioni di operatori senza scrupoli, capaci di innalzare costantemente il valore per metro quadrato di case e appartamenti con astute compravendite o con il cosiddetto “mutuo ponte” (un finanziamento che consente di acquistare un'abitazione prima di vendere la propria vecchia casa, che viene nel frattempo ipotecata per un periodo di 1-2 anni in sostituzione della nuova). Il risultato, dopo un lasso di tempo che non può essere considerato un lungo termine e dopo la crisi delle hipotecas sub-prime americane, è stato il collasso del mercato immobiliare, dal punto di vista dei debitori come dei creditori. Ed è proprio su quest'ultimo aspetto che ci concentreremo per iniziare “da lontano” l'analisi della triste fine (così si può considerare la non-iscrizione al campionato ACB 2008/2009) de C.B. Girona targato Akasvayu.
Oltre a svuotare i conti in banca delle centinaia di migliaia di persone che avevano acceso un mutuo negli ultimi anni, la crisi del mercato immobiliare ha infatti colpito anche chi, come l'Akasvayu, le case le vende. Perché se da un lato molte famiglie si sono trovate a non poter far fronte all'elevato esborso mensile che comporta un mutuo, dall'altro la “furia” edilizia e l'ondata speculativa di cui sopra hanno portato ad un'esuberanza dell'offerta di abitazioni e, per giunta, a prezzi spesso ingiustificati. Questo proprio nel pieno dell'espansione delle imprese costruttrici, che, per loro natura (lavorano a lungo termine), non hanno potuto fermarsi in tempo. L'ovvia conseguenza, pessima dal punto di vista delle agenzie immobiliari come l'Akasvayu, è stata una sovrabbondanza di immobili invenduti, o da vendere ad un prezzo inferiore alle previsioni (da qui la recente inversione di tendenza al ribasso dei prezzi sul mercato immobiliare) per evitare di andare incontro ad un sicuro fallimento, cosa che molti promoter e molte imprese edili non sono stati capaci di fare.

alt alt alt
alt
 Amat, fondatore dell'Akasvayu ed ex azionista di maggioranza del C.B. Girona 
AKASVAYU Cos'è l'Akasvayu? Forse sarebbe più giusto chiedersi chi è l'Akasvayu. L'Akasvayu è Josep Amat Montcunill, presentissimo proprietario del promoter immobiliare fondato nel 2001 a Barcelona. Specializzata inizialmente nell'individuazione e gestione di terreni a scopo edile, l'impresa catalana ha gradualmente ampliato il proprio raggio d'azione andando dall'acquisto del terreno allo sviluppo ed alla promozione dell'immobile fatto e finito, restando comunque nel semi-anonimato di una piccola-media impresa (una ventina i dipendenti) fino al 2005.
In quel momento, Amat decide che è arrivato il momento di fare un salto di qualità dando una dimensione nazionale ed internazionale alla propria creatura, ed è così che nasce l'idea di sponsorizzare un club sportivo. Preferendo il basket al calcio, l'imprenditore barcellonese vuole però fare le cose in grande: troppo limitate le sue risorse per fare la parte del leone al Barcelona, Amat pensa alla vicina Gerona (Girona in lingua catalana), conosciuta principalmente per l'aeroporto ma anche per la squadra di baloncesto, gloriosa società sportiva fondata nel lontano 1962 e da anni tra le protagoniste delle stagioni ACB. Protagoniste si fa per dire, perché oltre a frequentare più le zone basse che quelle alte della classifica, l'allora Casademont Girona ha già qualcosa come 6 milioni di euro di debiti, un importo enorme (sarebbe stato anche più grande se comune e provincia non avessero contribuito negli anni precedenti) che avrebbe scoraggiato qualsiasi potenziale investitore della già poco collaborativa zona gerundense. Amat però ci crede, promette un investimento di 900 mila euro (che poi si rivelerà immensamente più elevato) e inizia la sua avventura alla guida del Club Baloncesto Girona, che porterà ad un'espansione dell'azienda (è arrivata a mettere sul mercato 350-400 abitazioni l'anno, ha partecipato al finanziamento del progetto di un complesso turistico da 500 milioni di euro in Costarica, è passata da 1 milione a 50 milioni annui di fatturato, ha investito anche nella Fundación F.C. Barcelona arrivando a spendere, nel 2007, 22 milioni di euro tra il patrocinio cestistico e l'impegno sociale con la fondazione del club blaugrana) ma anche ad una serie di problemi imprevisti dovuti al coinvolgimento esagerato con la realtà sportiva e, successivamente, alla crisi. Come è andata a finire, ce lo racconta il GM di gran parte della gestione Amat, Antonio Maceiras.

alt alt alt
alt
 Maceiras, ex GM gerundense 
Cominciamo dall'inizio: come avvenne l'acquisizione della quota di maggioranza del club da parte dell'Akasvayu e perché?
l'Akasvayu è diventato lo sponsor del C.B. Girona nel 2005. Dopo aver pagato più di 12 milioni di euro per la sponsorizzazione, nella stagione 2005/2006 il club ha perso più di 2 milioni di euro, e così alla fine il debito del club era di 8 milioni. In quel momento l'Akasvayu ha deciso che, se doveva continuare a investire così tanto denaro, avrebbe dovuto sistemare la situazione finanziaria del club e controllarne la gestione. è stato deciso un primo aumento di capitale con il quale sono stati ottenuti solo 36.000 euro dagli investitori locali. E' stato deciso un secondo aumento di capitale e vedendo che ancora una volta la gente di Girona non rispondeva, alla fine l'Akasvayu ha acquisito il 60% delle azioni.

Come gestiva i contratti l'Akasvayu? Si dice che parte del contratto fosse corrisposta in beni immobili o partecipazioni nell'azienda, o per lo meno questo (ovvero la possibilità di investire parte del proprio stipendio), per il club, era un modo per attirare i giocatori. Corrisponde a verità?
Si sono dette molte cose strane dell'Akasvayu ma posso assicurare che quando io sono arrivato (giugno 2006) tutti i contratti dei giocatori erano assolutamente legali. Si pagava l'85% dello stipendio per il contratto lavorativo e il 15% per il contratto d'immagine, in accordo con la normativa spagnola. E' vero che ci sono stati due giocatori in particolare (uno di questi Frán Vázquez, ndr) interessanti alle proprietà immobiliari, ma sono stati due casi particolari.

Si dice anche che negli ultimi mesi della scorsa stagione l'Akasvayu abbia smesso di pagare gli stipendi. Il problema si trascinava già dal 2005?
Le ultime tre mensilità dei contratti della stagione 2007/2008 non sono ancora state pagate, ma il problema viene da molto lontano. Per molti anni il club è sopravvissuto grazie a Joaquím Vidal, proprietario della Valvi (la catena di supermercati che ha sponsorizzato il club dall'87 al '98, ndr), che ha ripianato tutte le perdite. Quando Vidal ha lasciato il club nel 2000, le istituzioni (Comune e Provincia di Girona) hanno assunto il controllo, pagando tra il 2001 e il 2004 3,2 milioni di euro per compensare le perdite di quelle stagioni. Il C.B. Girona perdeva in ogni campionato circa 1/2 milioni di euro, e nel 2005 stava per scomparire.

Poi come si è arrivati definitivamente al crollo? Che ruolo ha avuto la crisi economica globale?
Come ho spiegato, nella stagione 2006/2007 l'Akasvayu è stato obbligato a diventare non solo lo sponsor, ma anche il proprietario del club. A partire da quel momento, l'Akasvayu era l'unica speranza per la sopravvivenza del club. Per un certo periodo di tempo ha pagato i debiti del passato e messo molti soldi per la sponsorizzazione, ma nell'estate 2007 le cose sono cambiate nel mercato immobiliare. Da quel momento, l'Akasvayu non è stata più capace di onorare i suoi obblighi di sponsorizzazione, malgrado il suo apporto sia andato riducendosi di stagione in stagione (l'anno scorso era di 6 milioni). Ha chiesto aiuto all'amministrazione pubblica, ma Comune e Provincia hanno tradito il club, dato che dopo essersi impegnati a collaborare secondo la soluzione che era stata presentata loro, alla fine della stagione non hanno voluto saperne nulla.

Progetti come quello dell'Akasvayu (ovvero diventare grandi nel giro di pochi anni) possono avere successo o è meglio andare passo per passo?
E' sempre meglio fare progetti che avanzino progressivamente, ma la cosa più importante è che il progetto abbia una base solida e basata su più di uno sponsor. In questo caso si è costruito su di una pessima base, poiché quando è arrivata l'Akasvayu il C.B. Girona era un club che aveva una situazione finanziaria terribile (8 milioni di debito), aveva uno scarso appoggio dalla tifoseria (il palazzetto non si era mai riempito con continuità precedentemente e non lo ha fatto nemmeno durante i tre anni dell'Akasvayu), aveva un apporto scarso dagli imprenditori locali e non aveva un aiuto sufficiente dalle istituzioni.

Che fine hanno fatto i contratti in vigore?
L'unico contratto che resta in vigore è quello di Pedro Martínez (ex allenatore del club, appena ingaggiato dal Cajasol Siviglia, ultimo in classifica in ACB, ndr). Gli altri cinque contratti che rimanevano per la stagione in corso sono stati rescissi. Quando si è visto quanto la situazione era preoccupante, è stato spiegato ai giocatori ed ai loro agenti. Alcuni sono stati ceduti, altri si sono cercati una squadra. Dopo una stagione con buoni risultati sportivi, non è stato difficile trovare club che pagassero loro contratti più alti di quelli che avevano a Girona.

Se potesse tornare indietro, cosa farebbe per provare a prevenire questa situazione?
La prima cosa da fare sarebbe analizzare molto bene la situazione del club nel quale si investe, una “due diligence” (un'analisi del valore e delle condizioni di un'azienda, compresi i potenziali rischi di un eventuale investimento, ndr) è indispensabile. Se devi mettere una grande quantità di denaro nella sponsorizzazione di una squadra non puoi farlo in un club con debiti e in pericolo di scomparsa. E' importante anche farsi carico della gestione fin dal primo momento, accordarsi con le istituzioni sul loro contributo e impedire un apporto esagerato da parte dello sponsor rischiando così che qualsiasi problema di quest'ultimo metta nei guai il club.

Esistono situazioni simili in Spagna?
Ci sono due o tre club che hanno una situazione finanziaria problematica. Non conosco queste situazioni nello specifico, ma credo che nessuno di loro abbia problemi paragonabili a quelli che aveva il C.B. Girona. Il controllo dell'ACB sui suoi club è molto importante ed evita problemi maggiori.

E sarà proprio la situazione problematica di questi club che analizzeremo nelle prossime “puntate” dell'approfondimento sulla crisi del basket europeo dedicate alla Spagna.



Andrea Rizzi
 
 
 
 
 
da www.basketnet.it