HAND-BOOK...SPUNTI DI RIFLESSIONE PER I GIOVANI
RULE #1
THE BOSS IS ALWAYS RIGHT!
RULE #2
IF THE BOSS IS WRONG,
SEE RULE #1
"NOI, INSIEME!
TROVARSI INSIEME E' UN INIZIO,
RESTARE INSIEME E' UN PROGRESSO,
LAVORARE INSIEME E' UN SUCCESSO."
(Henry Ford)
Questa è la storia di quattro compagni in campo chiamati: ognuno, qualcuno, ciascuno, nessuno.
C'era una partita portante da giocare, ognugno era sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto bene.
Ciascuno avrebbe potuto farlo bene, ma nessuno lo fece. Qualcuno si arrabbiò, perchè era un compito di ognuno.
Ognuno pensò che ciascuno poteva farlo, ma nessuno capì che ognuno non l'avrebbe fatto.
Finì che ognuno incolpò qualcuno perchè nessuno fece ciò che ciascuno avrebbe potuto fare.
(...e la partita non venne vinta...)
"HO FATTO UN BUON TIRO, COACH?"
AFFINCHE' OGNI TIRO SIA UN FIOCCO DI NEVE, UNA PIUMA E NON UN MATTONE NEL CEMENTO O UN UFO SENZA CONTROLLO, SEGUI LE REGOLE ELENCATE.
1) OGNI TIRO E' UGUALE A SE STESSO,AL PRECEDENTE E AL SUCCESSIVO.
2) TIRA SOLO SMARCATO, SENZA NESSUNO ADDOSSO, E NEL TUO "RAGGIO" DI TIRO: UNICA ECCEZIONE L'ULTIMO TIRO DI OGNI QUARTO DI TEMPO.
3) TIRA SOLAMENTE IN EQUILIBRIO, PRIMA-DURANTE E DOPO( NON SI RICADE DI LATO O IN TUFFO ).
4) PIEDI AL CANESTRO, ED OCCHIO ALL'ULTIMO FERRO, QUELLO DIETRO.
5) QUANDO ARRIVI IN CORSA DI LATO, APPOGGIA SEMPRE SULLO SPECCHIO, E CERCA L'ANGOLO DI 45 GRADI.ANCHE IN SOSPENSIONE DA 3-4 METRI, LO SPECCHIO E' IL TUO MIGLIOR AMICO IN CAMPO.
6) BRACCIO DISTESO, GOMITO BLOCCATO, POLSO SPEZZATO, DITA LARGHE ED IN TENSIONE...SE NON CONTROLLI TU... CHI ALTRO LO FARO'?
7) INDICE "DENTRO" IL CANESTRO: DEVI SENTIRE LA CURVA DELL'ANELLO SOTTO LE TUE DITA.
8) ESEGUI UN SECONDO PICCOLO SALTELLO DI "SCARICAMENTO" MANTENENDO IL BRACCIO ALTO, SINCHE' LA PALLA RICADE A TERRA.
9) NESSUN GIOCATORE D'ALCUNA SQUADRA HA MAI BATTUTO UNA SQUADRA AVVERSARIA SOLO CON IL TIRO DA FUORI,ANCHE REALIZZANDO IL 100%.
10) QUANDO FAI ARRESTO-E-TIRO, DEVI "ESTRARRE" L'ULTIMO PALLEGGIO COME UN "PISTOLERO", COSI' IL DIFENSORE NON HA NEPPURE IL TEMPO DI ALZARE UN BRACCIO PER MARCARTI.
11) RICORDATI CHE E' MEGLIO UN TIRO SBAGLIATO CHE UN PASSAGGIO SBAGLIATO.
12) NON ESISTE NEL BASKET(SALVO IL TIRO LIBERO) UN TIRO FATTO SENZA SALTARE.
I TIRI PIU' IMPORTANTI SONO QUELLI CHE FAI QUANDO I TUOI COMPAGNI DEVONO ANCORA ARRIVARE IN PALESTRA, OPPURE QUANDO SONO TUTTI SOTTO LA DOCCIA O CON LA PANCIA AL SOLE.
IL NOSTRO CANESTRO E' SEMPRE ALTO 3.05
MA VENITE UN PO' A VEDERE COME CI SI DIVERTE SOTTO!!!
CALMA!!!
LA CALMA GOVERNA IL CAMPO
RAFFORZA LO SPIRITO DI SQUADRA
ADDOLCISCE IL TEMPERAMENTO
SPEGNE IL RANCORE
ESTINGUE L'INVIDIA
SOTTOMETTE L'ORGOGLIO
IMBRIGLIA LA LINGUA
TRATTIENE LA MANO
DOMA LA TENTAZIONE
SOPPORTA IL DOLORE
INGIGANTISCE IL RENDIMENTO
DI TUTTI E DI CIASCUNO.
E BUON LAVORO A TUTTI VOI.
"IL GIOCO DELLA VITA"
Sto per passarti la palla, ragazzo,
e per nominarti titolare della squadra nel gioco della Vita.
Come tuo allenatore, ti devo dire subito cosa dovrai fare.
Dovrai giocare un solo campionato,
in un solo girone, una sola partita
che dura tutta la vita.
E' una gara qualche volta lunga ed esaltante, altre volte inesorabilmente corta, in cui nessuno potrà chiedere un time-out per te, e neppure potrai essere sostituito.
Tu devi giocarla tutta, su qualsiasi campo,
contro chiunque si presenti,
e sino all'ultimo istante.
Puoi scegliere la strategia che vuoi,
o chiamare diversi schemi.
I tuoi compagni di Squadra non li conosci ancora,
ma sono forti e ti faranno sbagliare poco.
Al tuo fianco infatti si schiereranno:
Fiducia, Coraqggio, Lealtà e Dedizione.
Lassù c'è primo e secondo arbitro.
E' lui che fischia infrazioni e falli, dà ed applica le regole, e non si può protestare, nè fare ricorso.
Lui tiene il punteggio finale, ed anche il tempo di gioco.
Le Sue regole te le giocherai uno contro uno con la tua coscienza.
Voglio ancora raccomandarti un'ultima cosa;
rispetta la regola che dice:
"Come tu vorresti essere trattato dalla gente che assiste all'incontro, altrettanto comportati con tutti".
Ma ora gioca, ecco la palla.
Essa è la tua anima immortale.
Non gettarla, non perderla mai.
E' ora, ragazzo, entra in campo,
e dimostra a tutti se ci sai stare, e cosa saprai fare.
(Autore Anonimo Americano)
"Quando non mi accontenterò più solamente di fare qualcosa di buono, quando non mi basterà fare cose buone più che cattive, quando sarò soddisfatto per aver fatto tutto nella maniera più logica e semplice, e continuerò a farlo...
Solo allora sarò un giocatore completo.
E quando saprò domare i gesti, l'animo, la mente, i comportamenti e la parola, mortificandoli in favore della mia squadra...e saprò farlo senza sforzo alcuno, allora tutti potranno vedere la mia autentica personalità e forza riflessa in campo nella mia squadra".
PENSI COME UN VINCENTE O COME UN PERDENTE???
UN VINCENTE ASCOLTA:
un perdente aspetta solamente il suo turno per parlare.
UN VINCENTE PRENDE DEGLI IMPEGNI:
un perdente fa solo promesse.
UN VINCENTE DUBITA DOPO AVER PRESO UNA DECISIONE:
un perdente dubita prima di prenderne una.
UN VINCENTE FA UN ERRORE, E DICE "HO SBAGLIATO":
quando un perdente commette un errore dice "non è stata colpa mia".
UN VINCENTE LAVORA PIU' DURAMENTE DI UN PERDENTE E HA PIU' TEMPO:
un perdente è sempre "troppo impegnato" per fare quello che è necessario.
UN VINCENTE DICE "CERCHIAMO DI SAPERE":
un perdente dice "nessuno sa".
UN VINCENTE SI MOSTRA DISPIACIUTO CERCANDO DI RIPARARE:
un perdente dice "sono dispiaciuto", ma la volta successiva fa la stessa cosa.
UN VINCENTE DICE " CI DEVE ESSERE UN MODO MIGLIORE PER FARLO":
un perdente dice " questo è il modo in cui è sempre stato fatto qui".
UN VINCENTE IMPARA DAI SUOI ERRORI, E PROVA QUALCOSA DI DIFFERENTE:
un perdente rinuncia a provare.
UN VINCENTE RIMANE CALMO INDIPENDENTEMENTE DALLA POSIZIONE IN CUI SI TROVA:
un perdente diventa acido quando è dietro, e spensierato quando è in testa.
UN VINCENTE E' SENSIBILE VERSO CHI GLI STA ATTORNO:
un perdente è sensibile solo verso i propri sentimenti.
UN VINCENTE PERDONA:
un perdente è troppo meschino per perdonare.
UN VINCENTE SPERA IN UN MIRACOLO DOPO CHE OGNI TENTATIVO E' FALLITO:
un perdente spera in un miracolo prima che tutto sia stato provato.
un perdente pensa che ci sono regole per vincere e per perdere:
UN VINCENTE SA CHE OGNI REGOLA PUO' ESSERE SMENTITA ECCETTO UNA; ESSERE QUELLO CHE SEI E DIVENTARE TUTTO QUELLO CHE SI POTREBBE ESSERE; CHE E' L'UNICO GIOCO VINCENTE NEL MONDO.
la personalità è quello che sei quando la gente ti sta guardando.
IL CARATTERE E' QUELLO CHE SEI QUANDO NESSUNO TI STA GUARDANDO.
Coerenza, con i princìpi della società e dell’ambiente
Basiamo tutte le nostre azioni su: COMUNICAZIONE E CONFRONTO.
PRIMEGGIARE SUL MERCATO.
AIUTARE LE AZINEDE MINORI MERITEVOLI.
ESSERE LEADER NELLA IMPOSTAZIONE DELLE TECNICHE E STRATEGIE.
AVERE FIDUCIA NEL “MANAGEMENT”, e rappresentare la Società sempre al meglio.
PENSARE IN GRANDE.
RICORDARE CHE DIETRO OGNI SINGOLO PRODOTTO STA UN LAVORO DI SQUADRA.
CAMBIARE LOOK TECNICO.
PROCEDERE CON CONTUINITA’.
AVANTI CON GRINTA E CON SORRISO.
Bruno Boero
SETTE COSE DA FARE
Dentro il mio portafoglio c’è un biglietto,datomi da mio padre, che ho utilizzato così tante volte che ora è sciupato e logoro.
Ho chiamato la lista scritta sul biglietto “Le sette cose da fare”.
1 Sii onesto con se stesso, segui questo il giorno e la notte così non potrai essere falso con nessuno.
2 Fai di ogni giorno un capolavoro
3 Vivi ogni giorno con la stessa intensità. Non lasciare al domani ciò che può essere fatto oggi.
4 Aiuta gli altri. Una vita perfetta può essere vissuta aiutando gli altri.
5 Bevi profondamente da ogni buon libro.
6 Non fare rendere l’amicizia un accordo, studia l’amicizia e fai di ciò un qualcosa di meraviglioso.
7 La cosa più importante: prega perché Dio ti guidi.
Ho trovato molto utili questa guida in ogni fase della tua vita, nei 18 anni trascorsi a UCLA. Mi ha aiutato a sviluppare un comportamento equilibrato sia nella vittoria che nella sconfitta. Noi giochiamo per vincere, certamente, ma la cosa più importante per me è cosa i ragazzi imparano dalla vita.
Ho sempre cercato di dare ai miei ragazzi gli stessi principi che mio padre ha dato a me. Per questo io trovo soddisfazione nella semplice routine del lavoro quotidiano, nel lavoro duro, prendendo orgoglio in ciò che faccio.
Tratto da “ Beyond Winning” di J Wooden
COME DIVENTARE IL NUMERO UNO
Vincere non è quqlcosa che succede qualche volta: è qualcosa che deve avvenire sempre. Tu non vinci una volta ogni tanto e non fai le cose giuste una volta ogni tanto: tu le fai giuste sempre. Sfortunatamente il vincere è un’abitudine, così come il perdere! Non c’è spazio per il secondo posto: nel nostro posto conta solo il primo posto. Il secondo posto va bene per le gare di bocce, ma quello è uno sport per I perdenti giocato da perdenti. E’ ed è sempre stato un punto d’orgoglio della nostra gente essere I primi in ogni occasione, e vincere e vincere e vincere.
Ogni volta che un giocatore scende in lizza deve essere impegnato dalla punta dei piedi alla testa. Ogni suo centimetro deve giocare. Alcuni individui giocano con la testa, e va bene, perchè devi essere intelligente per diventare il numero uno in ogni campo. Ma più importante ancora: devi giocare con il cuore e con ogni fibra del tuo corpo. Se sei abbastanza fortunato da trovare gente che abbia testa e cuore, non finirai mai secondo! Formare una Squadra di Basket non è diverso dal mettere in atto qualsiasi organizzazione(finanaziaria, politica o militare). I principi sono gli stessi. Obiettivo: sconfiggere,vincere, battere gli altri. Ciò può sembrare crudele, ma io non penso che lo sia. La realtà di vita è che gli uomini sono competitivi e che le gare più competitive sono fatte per gli uomini con più spiccato senxso agonistico. Questa è la ragione per cui esistiamo: per competere. I giocatori conoscono le regole ed obiettivi della partita. Obiettivo-vittoria: in maniera pulita, decenta, netta e nel rispetto delle regole, ma sempre vittoria! In verità non ho mai conosciuto un individuo che in ultima analisi (al fondo del suo cuore) no abbia apprezzato la grinta e la disciplina. Esiste qualcosa nella brava gente che realmente strugge, e di cui ha bisogno: disciplina,ed aspra realtà di battersi l’uno contro l’altro. Non sto dicendo questo perchè credo in una natura umana brutale o bestialmente combattiva. Io credo in Dio e nel decoro umano. Ma io credo fermamente che ciascun momento più bello dell’uomo, la sua più grande aspirazione per tutto ciò che ritiene caro, sia il momento in cui ha messo pienamente senza riserve il proprio cuore in una causa, e giace esausto sul terreno di battaglia, vincitore.
IL PRIMO E’ IL PRIMO……IL SECONDO E’ NESSUNO!
Vincent Lombardi (famoso allenatore di football)
Non c’è dubbio che l’uomo è un essere competitivo; non c’è posto ove questo fatto sia ovvio, come sul campo: non esiste nessun secondo posto, puoi solo vincere o perdere, e quando qualcuno ti chiama CAMPIONE è perchè tu non hai perso.
Un gara dura 40 minuti, e questo tempo non è poi tanto corto!
Devi essere preparato fisicamente ed anche mentalmente: ciò vuol dire che devi aver imparato a soffrire, anche se faticare non è propagandistico. Soffrire nell’allenamento, nel correre quando le gambe diventano come tronchi d’albero; nell’allenamento monotono di ogni giorno, quando provi a difendere od attaccare. C’è una ragione per tutto questo perchè nel momento in cui tu vai sul campo, sai che tutto quello che hai fatto, valeva la pena. Il tuo corpo è iun perfetta forma e non c’è alcunchè da temere. Se hai sofferto, puoi esserre più lucido degli avversari per qualche secondo in più: e questi secondi ti faranno vincere la gara. Ma c’è la paura: e questa c’è sempre!!! Non sei in campo per dimostrare il tuo coraggio. Tu sei là per combattere per vincere. Così puoi controllare la paura, e forse usarla. E’ qualcosa al di fuori di te o dietro a te, ma se tu non sei completamente preparato, ti sbuca di fronte e … sei finito!
Per vincere ci vuole una completa mescolanza di fattori mentali e fisici. Quando tu non puoi avere questa combinazione, hai finito di essere Campione. Arrivare secondi fa solo bene alla saluta, perdere sempre fa male anche al fegato!
Rocky Marciano
COME FARE DI VOSTRO FIGLIO UN GRAN FANNULLONE
I consigli dell’associazione allenatori di basket ai genitori dei propri futuri atleti (liberamente adattati da Bruno Boero).
1 Fin dall’infanzia dategli tutto ciò che desidera: crescerà pensando che il mondo intero gli deve tutto e subito.
2 Se bestemmia o dice parolacce, sorridete pure! Si crederà furbo,e, se qualche estraneo Lo rimprovera difendete sempre il “vostro bambino”. Lui sarà sicuro che sono I grandi a dovergli rispetto.
3 Non dategli alcuna formazione spirituale: quando avrà 18 anni, sceglierà da solo.
4 Rimandate sempre a domani ciò che dovete dirgli oggi.
5 Non ditegli mai: “Questo è male!”. Potrebbe crearsi dei complessi di colpa, e più tardi, quando sarà “fermato” per moleste, scippo o furto, sarà persuaso che la Società moderna lo perseguita.
6 Raccogliete sempre tutto quello che lascia in giro; così sarà sicuro che I responsabili di tutto sono comunque gli altri.
7 Lasciategli leggere tutto. Sterilizzate il suo piatto, il suo bicchiere, ed il vasino, ma lasciate che la sua mente si nutra di sporcizia,ed I suoi occhi di spettacoli-spazzatura.
8 Litigate sempre di fronte a lui: così, quando la vostra unione si spezzerà, non ne riceverà alcun trauma.
9 Dategli tutti I soldi che vuole, affinchè non debba mai guadagnarseli: non sarebbe bello vedergli fare i vostri stessi sacrifici.
10 Fate che tutti I suoi desideri vengano soddisfatti: non oslo l’essenziale come il mangiare e il bere, ma anche tutto il superfluo: abiti firmati, cinema, televisione, computer o video games, cassette hard, altrimenti diventerà un frustrato.
11 Prendete sempre le seu parti; I professori, la gente, gli allenatori, tutti insomma ce l’hanno a morte col “vostro povero piccolo”.
12 Quando sarà diventato un gran fannullone e perditempo, proclamate pure che voi non avete potuto mai intervenire.
13 preparatevi ad una vita di delusioni e dolori: l’avrete certamente!
Un allenatore può soltanto dare il massimo, non di più, ma egli deve farlo, non solo per se stesso, ma per chi gli dà lavoro, e per i giovani che egli allena. Se tu dai veramente il massimo, e soltanto tu lo sai veramente, allora avrai successo, e non conta se vinci o se perdi. Ma se tu non dai il massimo, hai sbagliato, anche se il risultato sembra darti ragione.
Questo non vuol dire che non devi allenare per ottenere la vittoria. Devi insegnare ai tuoi giocatori a giocare per vincere e devi fare tutto quanto in tuo potere, purchè etico ed onesto, per vincere. Non voglio giocatori che non hanno un acuto desiderio di vincere e che non giocano con determinazione ed aggressività per raggiungere quello scopo. Ma io voglio avere la sensazione ( e voglio che anche i miei giocatori l’abbiano sinceramente) che dare il massimo è in sé una vittoria, e che dare meno del massimo è una sconfitta.
E’ possibile che tutti i successi che ho avuto e che potrò avere siano in proporzione diretta alla mia abilità non solo del far capire questo concetto ai miei giocatori, ma anche nel seguirlo io stesso.
Quindi io continuo a ripetere ai miei giocatori che tutto ciò che mi aspetto da loro, nell’allenamento e in partita, è il meglio. Devono voler diventare il meglio di quanto possono diventare. Dico loro che, certo, voglio che siano soddisfatti della vittoria e di una buona prestazione personale, ma soprattutto che la più grande soddisfazione la ricevano dal sapere che tanto loro quanto la squadra hannoi dato il massimo. Spero che le loro azioni e la loro condotta, dopo una partita, non indichino vittoria o sconfitta. Bisogna uscire a testa alta, quando si è dato il massimo, indipendentemente dal risultato, e non vi è ragione per gioire troppo di una vittoria o deprimersi per una sconfitta.
Inoltre sono convinto che chi sa essere soddisfatto per aver dato il massimo, alla fine avrà risultati uguali o migliori delle proprie capacità naturali.
John Wooden
Ex allenatore Ucla – Los Angeles (USA)
Perché alleni
Per giorni McHale continuò a riflettere sulla sua decisione di ritirarsi. Era una agonia. Era cresciuto per amare i suoi giocatori. Anche le reclute che probabilmente non avevano guardato a State ora stavano bussando alla sua porta. Ma gli altri fattori, quelli che hanno portato tanta confusione nella vita di Jack McHale, sarebbero ancora esistiti se non cambiava carriera.
Delle mille lettere riversate nell’ufficio, una con il francobollo di Brunswick, Maine, era stranamente insolita: Ho imparato più nelle ultime settimane sulla vita, la morale, e sull’integrità che nella mia intera esistenza.
Avrei desiderato imparare tutto ciò prima. Sappia che grazie a questo mio nuovo credo, nutro una profonda ammirazione per lei che lavora per e con i giovani”.
Sinceramente Steve Ellovich
McHale sapeva che la sua decisione presto sarebbe stata rivelata. Fare qualcosa d’altro sarebbe stato sleale nei confronti di State, avrebbe pregiudicato i movimenti di reclutamento e la pianificazione a lungo termine.
Tanti pensieri si aggiungevano e il turbamento diventava sempre più grande. Ancora una volta andò alla ricerca del consiglio di sua moglie: “Jack, tu sei stato un allenatore per tutta la nostra vita. Conosco i tuoi sentimenti di rammarico per la famiglia, ma tu sei stato un buon padre, un buon marito e noi ci siamo adattati a questa vita. Ascolta,qualsiasi decisione prendi, sarà quella, e saremo felici di accettarla”.
“Cara non so cosa fare” Mchale disse scrollando le spalle.
Voleva stare da solo. Salì sulla macchiona e giudò attraverso la città, uscì da Wilhousburg Bridge e si trovò nel suo quartiere, dopo St.John’s Parish Hall c’era il vecchio podere nella 79th strada dove era cresciuto. Si fermò lentamente due isolati più lontano vicino al suo rifugio favorito quando era giovane, il Greylag Playground. Come la macchina arrivò al parcheggio vicino al marciapiede, McHale diede un’occhiata al campo.Era un fresco giorno di aprile con una leggera pioggerella, sul campo, da solo, un ragazzo di circa 12 anni.
Come egli tirò verso canestro, McHale riconobbe che era un ragazzo con un talento speciale, uno che aveva trascorso tante ore sull’asfalto a curare i propri fondamentali.
Come la palla entrò nel canestro il ragazzo alzò la testa, incrociò lo sguardo di McHale che lo stava osservando dalla sua macchina.Il ragazzo, impietrito, rimase a bocca aperta. Lui sapeva che era l’alleanatore che State, mentre McHale,isignito del premio dell’NCAA, alla reazione del ragazzo ebbe un sentimento di semplice orgoglio.McHale aprì la porta della macchina e fu colto da una sensazione di familiarità.
“Vorresti fare qualche tiro, Coach?” chiese il ragazzo con gli occhi spalancati. McHale prese la palla e realizzò un canestro da 6 metri, si sentì eccitato, poi si diresse verso il ragazzo e vide sul suo viso la stessa speranza ed esuberanza che McHale aveva provato sullo stesso campo 30 anni prima.
“Come ti chiami?” chiese l’allenatore.
“Matt Tayler” rispose il ragazzo.
“Matt, hai mai sentito parlare di Earl Monroe?”. “Si, giocò per i New York Knicks quando vinsero il campionato nel ‘73”. “Ma non eri ancora nato nel ‘73” disse McHale. E il ragazzo rispose: “ma io so tutto sulla squadra dei Knicks”. “ Bene, Earl Monroe aveva un movimento che ora ti mostrerò, è un movimento che lo aiutò molto a segnare tanti punti. E’ chiamato spin dribble”. Detto questo, McHale mise il pallone per terra e disse al ragazzo. “La prima cosa che impareremo è il giusto lavoro di piedi”.
Per alcuni minuti McHale guidò il ragazzo nel movimento dei piedi dello spin dribble senza palla. Il ragazzo attento ad ogni parola, imparò rapidamente. McHale disse:”Ok , ora prendiamo la palla e uniamo le parti del movimento”. L’allenatore pazientemente portò il ragazzo ad eseguire la giusta sequenza del movimento. All’inizio il ragazzo esitava, ma con il garbato ed esperto stimolo di McHale, divenne più preciso. Dopo 30 minuti il ragazzo eseguiva il movimento alla prefezione.
Ogni volta che il pallone scendeva dalla retina, McHale sentiva quell’impareggiabile sentimento che a volte si prova allenando, i due erano uniti dal partecipare ad una speciale parte di conoscenza.
McHale si avvicinò al ragazzo e accarezzando i capelli disse:”Devo andare ora, Matt. E’ stato estremamente bello incontrarti”. Si diresse verso la macchina, estrasse le chiavi dalla sua tasca, si girò per fare un cenno al ragazzo che stava ancora là, meravigliato da quell’incontro. Gli occhi del ragazzo sembravano voler dire qualcosa, ma non sapeva affatto come cominciare.
Allora McHale chiese:” Va tutto bene?” . Un lieve sorriso comparve sulla bocca del ragazzo e facendosi coraggio disse con ferma convinzione. “Coach, fra sei anni verrò a giocare per lei”. McHale replicò:”Ti aspetterò Matt”.
Per il boss ci sono due tipi di persone:
chi la pensa come lui e chi, invece , sbaglia.
SUCCESSO
Saper ridere e sorridere al mondo,
conquistare il rispetto delle persone intelligenti insieme all’affetto dei giovani.
Guadagnare l’approvazione della gente sincera,
e sopportare i tradimenti dei falsi amici.
Apprezzare la bellezza esteriore,
ma saper vedere il meglio di ciascuno.
Sforzarsi di lasciare il mondo un po’ migliore,
un fanciullo più sano,
un campo più pulito,
una condizione umana finalmente riscattata.
Sapere che un giorno qualcuno starà meglio,
proprio perché tu,
ora, agisci responsabilmente.
Questo sarà il vero successo della vita.
Ralph Emerson
Insegnare
“Insegnare è più difficile che imparare. Lo si sa bene, ma non ci si pensa spesso. Perché insegnare è più difficile che imparare? Perché chi insegna deve possedere una quantità maggiore di conoscenze, che deve in ogni momento avere a disposizione. Insegnare è quindi più difficile che imparare, perché insegnare significa: ‘far imparare’. Chi propriamente insegna, non fa imparare null’altro che questo imparare”.Martin Heidegger (filosofo 1889-1976)
Se puoi conservare la calma quando tutti intorno a te la stanno perdendo e te ne incolpano;
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti di te dubitano e dimostrare loro che sbagliano;
Se puoi attendere senza stancarti o, vittima di menzogne sul tuo conto, non mischiarti in menzogne;
O, odiato, non odiare e tuttavia non sembrare troppo buono, né parlare troppo saggiamente;
Se puoi sognare e non farti dominare dai sogni, pensare- ma non fare dei pensieri i tuoi fini;
Se puoi conoscere il trionfo e la sconfitta e trattare allo stesso modo questi due impostori;
Se riesci a sopportare che la verità da te pronunciata venga travisata dai furfanti per farne trappola per gli sciocchi;
O vedere distrutte le cose alle quali dedicasti la vita e cominciare daccapo nonostante la tua stanchezza;
Se puoi giocarti tutte le tue vincite in un colpo solo a testa e croce;
E perdere, e cominciare di nuovo, senza mormorare una parola della perdita;
Se puoi forzare cuore, nervi e muscoli a servirti ancora a lungo quando sono esausti.
E tener duro così, e non vi sia rimasta, in te, che la volontà che ordina loro di resistere;
Se puoi parlare alle masse e mantenerti virtuoso, andare assieme ai re senza perdere la tua umanità;
Se né i nemici né gli amici più cari ti possono ferire; se tutti gli uomini sono importanti, per te, ma nessuno troppo;
Se puoi riempire il minuto inesorabile con sessanta secondi di lavoro compiuto,
Tua è la Terra e ciò che in essa esiste e , soprattutto, sarai un Uomo, figlio mio.