13 punti alla prima, 14 alla seconda. In estate ha chiesto a Detroit la trade, e gli incastri NBA lo hanno portato a Miami. Gli Heat sono una franchigia unica, diversa da tutte le altre 29. La "Heat Culture" non è solo il solito claim americano, ma qualcosa di vero e tangibile. Simone Fontecchio oggi ne fa parte, nella stagione probabilmente più importante della sua carriera NBA. In scadenza di contratto, con il desiderio di dimostrare a tutti di far parte di questa lega. A noi tifosi Azzurri è evidente, ma tornando agli incastri della Lega statunitense, gli occhi degli addetti ai lavori lì sono diversi, ma anche le stesse dinamiche dei roster sono diverse. Non a Miami, dove Fontecchio vuole togliersi di dosso quell'etichetta di "tiratore europeo". 

"Penso che non mi sia stata data molta responsabilità, specialmente in difesa, in certi aspetti", ha detto Fontecchio sulla sua esperienza a Detroit. "Ma qui tutti devono avere quel tipo di responsabilità difensiva. E non dirò che mi piace giocare in difesa, ma è qualcosa di cui vado fiero. E sì, non mi piace essere visto come il classico europeo che non difende e pensa solo a tirare, capisci? Non mi è mai piaciuto. E penso di non essere mai stato così. Quindi spero di continuare a lavorarci, migliorare sempre di più, e che la gente cominci a rendersene conto", ha detto a Hoopshype.