Derrick Rose (foto AP)
Derrick Rose (foto AP)

CHICAGO BULLS

Novità – A Chicago inizia ufficialmente l’era post-Gordon, un giocatore che ha diviso le opinioni tra chi ne esaltava le grandi qualità realizzative e chi ne evidenziava invece i limiti difensivi ma comunque il top scorer delle ultime 4 edizioni dei Bulls.

 

E i Bulls la iniziano di fatto senza averne trovato un vero sostituto, perché a fronte della sua partenza per Detroit, sono arrivati James Johnson, ala da Wake Forest abituato a giocare nei pressi del canestro al college ma con una tecnica che dovrebbe consentirgli di allontanarsi senza troppi problemi, e Taj Gibson, un’ala forte prodotta da Southern California, tosto fisicamente ma ancora da sgrezzare tecnicamente. Allora l’elemento che più assomiglia a Gordon è Jannero Pargo, di rientro dalla non esaltante esperienza europea, ma seppur capace di mettere punti a referto, non è paragonabile all’ex-UConn per un livello di talento complessivo nettamente inferiore. Difficile pensare che possano avere impatto i vari Derrick Byars e Chris Richard, arrivati a completare la squadra, e allora le maggiori attese circonderanno Luol Deng, che non è nuovo ma è al rientro da un lungo infortunio e di fatto non è quasi mai stato a disposizione di coach Del Negro. Attaccante talentuoso e versatile, i Bulls si aspettano che possa tornare subito ai suoi livelli e presto anche alzare l’asticella.

Prospettive – Senza Gordon ma col ritorno di Deng, Chicago non ha cambiato molto la squadra né il suo condottiero che rimane senza ombra di dubbio Derrick Rose. La prima scelta assoluta del 2008 sarà chiamata a consolidarsi su alti standard di rendimento, che sono chiaramente alla sua portata, e quindi a lavorare per eliminare alcuni difetti, tipo le palle perse che abbondano in certe situazioni o un tiro in sospensione e da oltre l’arco ancora non affidabile ma sempre più importante nell’economia tattica della squadra di quest’anno. Infatti coach Del Negro continua a non avere lunghi di autentico impatto fisico all’interno dell’area (a parte forse Brad Miller, che rimane comunque un centro con tendenze perimetrali) quanto piuttosto elementi agili e combattivi come Thomas e Noah, che dovrebbero partire in quintetto e sanno comunque avere un impatto a rimbalzo e in attacco per convertire gli scarichi o se serviti in movimento. Anche per questo la squadra dovrà giocare a ritmo alto, per esaltare le loro qualità e quelle di Deng e Salmons, che hanno punti nelle mani e non dovranno nascondersi nei quarti periodi delle gare equilibrate, se si vuole rimanere in zona-playoffs.

Attenzione a… – Hinrich dalla panchina può essere una buona polizza assicurativa, al pari dell’esperienza del confermato Lindsay Hunter, ma la chiave della nuova versione dei Bulls è Derrick Rose, chiamato ad una crescita importante. Salmons e Deng dovrebbero garantire una buona produttività, ma la qualità del gioco dipenderà da Rose, perché dalle sue mani passeranno tutti i palloni e dipenderà l’equilibrio di molte scelte offensive che non dovranno sbilanciare una difesa su cui ci sarà comunque da lavorare.

Pronostico – Primo turno di playoffs

 

LeBron James (foto AP)
LeBron James (foto AP)

CLEVELAND CAVALIERS

Novità –
Finita l’ultima stagione, dopo un’esaltante regular season, con il brusco stop contro Orlando, la dirigenza dei Cavs non è rimasta a guardare. La tanto temuta estate 2010 si avvicina a grandi passi e porta con sé il rischio che LeBron James decida di salutare la compagnia. Allora Danny Ferry, ripartendo da quanto di buono fatto l’anno scorso, ha cercato di individuare le lacune e colmarle allungando la rotazione con la classe di Anthony Parker, l’esplosività atletica di Jamario Moon e la combattività di Leon Powe (strappato ai Celtics, possibili avversari nella finale ad est), a cui ha aggiunto l’interessante Danny Green, seconda scelta, uno swingman utile nella corsa al titolo NCAA di North Carolina, che può guadagnare spazio grazie alla notevole versatilità. Ma soprattutto ha cambiato volto al quintetto con l’inserimento di Shaquille O’Neal per il quale ha sacrificato solo un Ben Wallace in parabola discendente e un Pavlovic di importanza marginale negli ultimi tempi a Cleveland. Un affare teoricamente notevole, considerato che il prezzo pagato è stato modesto, che non può essere considerato a lunga scadenza in virtù dell’età (37) e del contratto di Shaq (si esaurisce il prossimo giugno), ma che mostra chiaramente l’intenzione di provare a vincere subito. Ma, come sempre, quando si punta in alto, c’è sempre qualche rischio da correre.

Prospettive – E’ chiaro, è l’ultimo campionato prima del 2010 quindi bisogna cercare di conquistare l’anello per aiutare LeBron a decidere di non allontanarsi da casa l’estate prossima. Già l’anno scorso la squadra era discretamente profonda, ora questa qualità è stata ulteriormente migliorata con l’inserimento di giocatori di valore che possono essere utili ad ampliare il ventaglio di soluzioni tattiche a disposizione del confermato coach Mike Brown ma anche a gestire le energie in vista dei playoffs. Lì inizierà il vero campionato dei Cavs, che proprio per la post-season e per compensare le lacune in mezzo all’area palesate contro Orlando e Dwight Howard, hanno inserito Shaq. Una scelta coraggiosa, ma anche rischiosa, perché seppur in buone condizioni, molto carico e accolto da grande entusiasmo (molto apprezzato il motto “A ring for the King” coniato alla presentazione a Cleveland), un giocatore come O’Neal può essere condizionante tanto da snaturare in parte un gioco che ha comunque portato 66 vittorie nell’ultima regular season (l’incognita difensiva è legata ovviamente alla difesa sul pick-and-roll). Da vedere anche come si adatterà Ilgauskas, per la prima volta nella NBA relegato al ruolo di cambio (ma si è già parlato, e non è da escludere da qui a febbraio, di una cessione) e come evolverà la situazione di Delonte West, alle prese con problemi giudiziari abbinati ai disturbi psicologici che, sin dall’infanzia, di tanto in tanto lo tormentano.

Attenzione a… – Ancora una volta i Cavaliers andranno fin dove li porterà James. Candidato ad un’altra stagione da MVP, LeBron stavolta avrà al fianco uno scudiero grande e grosso, pronto a coprirgli le spalle ed aiutarlo, con cui ha già un buon rapporto fuori dal campo e promette di instaurarlo presto anche sul parquet. Per Shaq, dopo i tre titoli ai Lakers da prima punta, si ripete la situazione di Miami quando da secondo violino al fianco di Wade regalò il primo titolo della storia agli Heat. A Cleveland tutti si augurano che non solo l’inizio ma anche il finale delle due storie sia analogo.

Pronostico – Finale NBA

 

Rodney Stuckey (foto AP)
Rodney Stuckey (foto AP)

DETROIT PISTONS

Novità –
Un processo di rinnovamento o se vogliamo di rivoluzione che ha portato nel Michigan una piccola ventata di aria fresca sia per chi si ritroverà a vestire e a respirare quell’aria per la prima volta, sia per chi era già abituato alla Motor’s City. Dopo la stagione da dimenticare sotto il profilo della gestione prima ancora che quello cestistico, Joe Dumars ha deciso in estate che di problemi, di incomprensioni e di musi lunghi ne aveva visti abbastanza e quindi con una passata di spugna, ha lavato i suoi Pistons portando nella Detroit due giocatori di livello come Ben Gordon e Charlie Villanueva, ma soprattutto ha ristabilito le ‘gerarchie’ che un tempo furono la chiave dei successi dei Pistons. La prima su tutte quella del ritorno in quintetto di Richard Hamilton che lo scorso anno ha passato più tempo in panchina che a correre come era abituato di solito dietro i blocchi dei compagni, con risultati rivedibili. Fallito, insomma, l’esperimento alla Ginobili a San Antonio per l’ex Washington che ha dimostrato di preferire essere il centro delle azioni piuttosto che di accontentarsi di quello che il campo gli offriva a partita inoltrata. Una decisione che darà i suoi frutti o magari i suoi responsi a stagione inoltrata, ma che almeno toglie l’incombenza di vedere uno dei tuoi migliori giocatori in panchina triste e rabbuiato come il cielo in un giorno di pioggia. Discorso simile per Prince che torna ad essere la scelta uno, due e tre nell’ala piccola in attesa che i nuovi arrivati possano già essere all’altezza della situazione. Una maggiore sicurezza che potrebbe restituire a Detroit, ma in generale alla Lega, un giocatore smarrito nell’ultima stagione. Quale l’incognita principale? La presenza sotto i tabelloni. La partenza di Sheed e l’arrivo di Villanueva non eliminano le incertezze ed i dubbi della presenza di Kwame Brown in quintetto e di Ben Wallace come cambio (o se volete anche al contrario visto che invertendo i fattori il risultato resta lo stesso, ndr) contrastano con un roster che fino a quel ruolo potrebbe anche essere la rivelazione dell’anno.

Prospettive – Kwame Brown a parte, uno starting five che vede sullo stesso campo Stuckey, Hamilton, Prince, Villanueva e il già citato ‘errore al Draft di Michael Jordan’ con Ben Gordon pronto ad uscire dal pino, non può non lottare per la conquista di un posto ai playoff ad Est anche se rispetto al passato con l’occhio che strizza alla parte bassa del tabellone. Insomma l’euro sulla presenza al primo turno dei Pistons possiamo anche permettercelo, di lì in poi i nostri risparmi vanno altrove.

Attenzione a… – Jonas Jerebko. L’ex Biella ha tutte le carte in regola per diventare un outsider di lusso per la franchigia di Dumars. La stazza, il tiro e la capacità di entrata e di tenere l’onda d’urto dei corpi NBA, cosi come principi di difesa sia sulle small forward che sulle shooting guard (in Italia ha fatto anche questo) ci sono anche se allo stato grezzo. Cosa potrebbe giovargli? Il fatto di essere sullo stesso piano di coloro che al momento nella ‘Depth Chart’ dei Pistons risultano inseriti un gradino sopra: Austin Daye e DaJuan Summers.

Pronostico – Primo turno di playoff

 

Danny Granger (foto Getty)
Danny Granger (foto Getty)

INDIANA PACERS

Novità –
Earl Watson, A.J. Price, Dahntay Jones, Brandon Rush, Luther Head, Tyler Hansbrough. Bastano questi nomi arrivati in estate per cambiare e rivoltare come un calzino la squadra dello scorso anno? La risposta è no. No, perché fondamentalmente nessuno dei nuovi arrivati – compresi i più esperti come Jones dai Nuggetts e Head dai Rockets –, hanno quello che serve nelle mani per risollevare e non di poco le sorti della franchigia di Larry Bird, almeno per quest’anno. No, perché fondamentalmente toccherà ancora una volta a chi c’era lo scorso anno cercare di portare avanti la baracca e quindi a meno di exploit inaspettati da parte di comprimari il ruolo degli Indiana Pacers è quello di continuare a costruire, continuare a crescere in attesa che la ruota della storia, quella che muove i corsi ed i ricorsi storici, torni a segnare ancora una volta il nome di Indiana come “contender” per il titolo Nba cosi come è avvenuto nel 2000.

Prospettive – Difficile prospettare il futuro di una squadra come quella di Indianapolis, quando praticamente il futuro è tutto nelle mani dell’amante dei super eroi con una casa nel New Mexico con una sorta di riproduzione della Batcaverna. La possibilità di accaparrarsi il titolo di sorpresa dell’anno ovvero raggiungendo l’ultimo posto della griglia dei playoff è tutto nelle mani di Danny Granger. Il nuovo punto di riferimento di coach O’Brien, quest’anno ha sulle spalle una responsabilità molto più grande rispetto a quella degli anni scorsi. Ora è lui che deve guidare il gruppo, è lui che deve dirigere le operazioni, ma di sicuro da solo non può certo garantire l’accesso alla post season. Le condizioni di Dunleavy sono ancora da valutare in maniera definitiva e su una base di 82 partite, la condizione di co-leader di TJ Ford sulla stessa base delle stesse 82 partite di cui sopra forse anche, mentre a Troy Murphy il ruolo di ago della bilancia come terminale offensivo. Insomma dalla loro parte i Pacers e O’Brien possono contare su di un gruppo che si conosce a memoria e che è cambiato solo in parte rispetto allo scorso anno. Un piccolo vantaggio che i Pacers, però, devono dimostrare di saper sfruttare.

Attenzione a... – Tyler Hansbrough. Scontato? Non proprio. Non appena l’ex North Carolina riuscirà a superare lo scoglio dell’infortunio dell’estate, potrà di sicuro essere un’arma importante per i Pacers. Troppo basso per essere un centro, inesperto per combattere contro le power forward? Certo, ma provate a dirgli che non può giocare in questa Lega. Un “undersized” che può mettere sul piatto d’argento senso della posizione a rimbalzo anche contro giocatori più alti, grinta e tanta faccia tosta che in una squadra dove sicuro ci sarà bisogno di una scossa in determinate situazioni sarà un aiuto arrivato dal cielo. Tra l’altro viene chiamato ‘psycho’ per questo.

Pronostico – Lottery.



 

Brandon Jennings (foto AP)
Brandon Jennings (foto AP)

MILWAUKEE BUCKS

Novità –
Dopo la disastrosa stagione scorsa, rovinata da numerosi infortuni, quest’anno le novità per i Bucks sono state soprattutto in uscita. Sono infatti partiti Jefferson, Villanueva e Sessions, quest’ultimo abbastanza inspiegabilmente, viste le potenzialità enormi fatte vedere e la sua giovane età. Sono arrivati i free agent Warrick da Memphis e il roccioso Kurt Thomas da San Antonio. Ma le fantasie e le aspettative di Milwaukee poggiano soprattutto sul “romano” Brandon Jennings, scelto al numero 10 nell’ultimo draft.

Prospettive –
La franchigia del Wisconsin baserà le sue fortune innanzitutto sul gioco di coach Skiles, quindi squadra dura, difensiva e compatta. L’anno scorso il progetto è naufragato soprattutto a causa degli infortuni. La squadra si aspetta la definitiva consacrazione di Bogut, vediamo se diventerà giocatore da 15+10 di media. Punto fermo, l’uomo franchigia Michael Redd. Inoltre, se Warrick e Jennings si ambientano presto, potrebbe venire fuori una squadra interessante già da quest’anno.

Attenzione a… –
I Bucks hanno 5 giocatori al secondo anno: Luc Mbah A Moute, Joe Alexander, Ersan Ilyasova, Walter Sharpe e Roko Ukic. Puntiamo forte sull’ala turca e sull’ala atletica del Camerun.

Pronostico –
Lo scorso anno hanno avuto il quart’ultimo record a est. Non hanno le carte in regola per arrivare ai playoff, ma se trovano la quadratura del cerchio, ad est non si può mai dire, magari come ottava con meno del 50% di vittorie…



Davide Sardi, Domenico Pezzella, Gabriele Perotti