La fiducia reciproca tra allenatore e giocatore è un fondamentale fattore di successo in una stagione sportiva, in una carriera sportiva ed in una personalità in crescita.

 Questi concetti si applicano anche alle parole che voi usereste nei confronti degli altri giocatori della squadra. Vostro figlio userà le stesse espressioni che voi usate nei confronti dei compagni di squadra. Una cosa è dire che un compagno non ha tirato bene o non ha giocato bene. Un’altra cosa è dire che non è capace e non avrebbe dovuto giocare o che non dovrebbe neppure tirare a canestro.

 Ogni allenamento, ogni partita, ogni torneo, ogni stagione, ogni trasferta, fornisce molti “momenti per imparare” a tutti i Genitori.

 Un Genitore dovrebbe sostenere fortemente le decisioni del coach e non allenare da bordo campo, ma c’è un’area in cui DEVE allenare ed è l’area in cui deve “insegnare ciò che è necessario per vivere”.

 A prescindere dai momenti positivi o negativi del campionato, ci possono essere dei momenti eccellenti in cui il Genitore può insegnare qualcosa al suo ragazzo. Se per esempio il vostro ragazzo è in panchina e sta giocando pochi minuti, dovete insegnargli il modo in cui può contribuire al successo della squadra. Lui può fare il suo meglio lavorando forte in allenamento, incoraggiando i compagni durante le partite, seguendo il gioco in modo da essere preparato, se e quando arriverà il momento di giocare.

 Tutto ciò che accade durante una stagione sportiva può contribuire a preparare il vostro ragazzo per la vita.

 Per esempio, se il coach è un “urlatore”, voi come Genitori, potete suggerire di ascoltare che cosa ha detto e non in che modo lo ha detto.

 Se la squadra sta perdendo e vostro figlio è scoraggiato, potete dire che un giorno potrà trovarsi in una situazione scolastica o di lavoro o sentimentale non felice, e che dovrà provare a risolvere le cose contro tutto e contro tutti.

 Come Genitore, avete un ruolo importante nella crescita e nella maturazione di un figlio sportivo.

 La stagione agonistica può darvi un grande insegnamento.

 Ricordo questa citazione del mio vecchio coach Dick Dullaghan, “ la cosa più importante non è cosa ottenete giocando, ma cosa siete diventati avendo giocato “.

  I Genitori dell’atleta sono anch’esse figure “pubbliche”.

 Il terzo concetto da tener presente è che, come genitore dell’atleta, siete una figura pubblica. Durante i miei anni come “reclutatore” di giocatori di pallacanestro per l’Università, andavo nelle palestre delle High School e, puntualmente qualcuno mi chiedeva se ero lì per reclutare nuovi giocatori.

 Mi indicavano subito dove erano seduti i genitori dei ragazzi. La maggior parte dei tifosi e degli addetti sanno anche questo. Come genitori, sarete conosciuti non soltanto dal pubblico, ma sarete percepiti come fattori che influenzano nel bene e nel male l’andamento della vostra squadra.

 Qualsiasi cosa diciate, sarà ripetuta da altre persone e riferite come vostro parere personale; se criticate il coach con qualcuno che a sua volta lo critica, o anche lo ammira o lo difende, potete essere sicuri che il coach lo verrà a sapere.

 Le espressioni del vostro viso verranno osservate dalla gente intorno a voi. Se gesticolate quando un giocatore sbaglia un tiro o perde la palla, gli altri intorno a voi vi guarderanno. Il “self-control” è una grande sfida durante una partita, specialmente quando giocano i vostri figli: nelle altre occasioni, lo avete già notato, è più facile.

 Inoltre dovete resistere alla tentazione di rispondere alle osservazioni negative e pure agli insulti degli altri tifosi. Le osservazioni negative derivano spesso dalla gelosia e dall’ignoranza. Se rispondete, rischiate di causare una lite o una baruffa.

 Avendo lavorato come coach sia a livello NBA, che College, che High School, so per certo che qualunque cosa coinvolga i membri della famiglia, prima o durante una partita avrà un effetto negativo sul giocatore: tanto peggio se è vostro figlio.

 Suggerisco che vi comportiate come se non aveste sentito le critiche, gli insulti, le osservazioni negative ; alzatevi e cambiate posto, non create discussioni, vostro figlio potrebbe sentirvi, vedervi, distrarsi, deconcentrarsi, spaventarsi, caricarsi di energie negative.

 Come ho già accennato, sono stato anche Talent Scout, ed ho assistito a scene incresciose e ridicole originate da singoli genitori.

 Se un giocatore potesse vedere se stesso protestare in campo contro il fischio di un arbitro ( che spesso non è così sbagliato ), non lo rifarebbe. Perché capirebbe che protestare con gli arbitri non aiuta nessuno, anzi spesso può danneggiare la squadra del cuore.

 Se vedo il genitore di un giocatore che volevo reclutare comportarsi in maniera focosa o con scarsa educazione o da sciocco, mi domando se proprio desidero trattare con lui per qualche anno di settore giovanile.

 Quando un Genitore urla contro gli arbitri, dà al proprio figlio una giustificazione ed un alibi per la sua prestazione negativa, o per protestare a sua volta.

 Al contrario un genitore ha sempre occasione per sostenere gli altri giocatori della squadra. Quando un Genitore sostiene la squadra senza considerare quanto tempo gioca il proprio figlio, lancia un messaggio positivo alla squadra, alle altre famiglie, a suo figlio, al coach e anche alla società sportiva.

 Ho notato anche questo aspetto: ci sono genitori che seguono le partite della squadra tranne quando il figlio gioca poco, oppure si fa male o è influenzato o non viene convocato.

 Tale comportamento trasmette un chiaro messaggio agli altri genitori ed ai giocatori: le attenzioni del genitore erano rivolte solo al figlio e non alla squadra. Se desideravate contribuire al successo della squadra, assistete alle partite “ per la Squadra” e non solo per vostro figlio.