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La testa forse è ancora ai festeggiamenti per la vittoria in Eurochallenge, ma si deve subito voltare pagina in casaVirtus:domani quella di Teramo infatti sarà forse la partita più importante dell'anno in ottica secondo posto, vedendo come si è messa la classifica.
È ancora in forte dubbio Earl Boykins, il leader designato delle V Nere, che potrebbe saltare la sua prima partita per infortunio della stagione; Boniciolli pensa che una sua assenza potrebbe far persino bene alla squadra, ma se dal punto di vista psicologico una reazione di forza è auspicabile, tecnicamente la squadra perde tanto. Boykins non è solo la fonte principale dell'attacco bianconero, ma a tratti è addirittura l'unica: nelle secche della partita, lui c'è sempre, un punto di riferimento. D'altro canto, Koponen ha fatto molto bene in finale di coppa, e Vukcevic ha esperienza da vendere per sostituire egregiamente il Nano di Cleveland, anche contro una squadra che all'andata lo imbrigliò lasciandolo a secco per la seconda metà di partita, grazie alla marcatura di un fenomenale Moss (la più positiva sorpresa di stagione in Italia insieme a Langford). Intanto, se Boniciolli pensa a Poeta, Sabatini continua a dedicarsi alla politica. La nota della Fip di lunedì ha messo una pietra sopra le polemiche del-l'ultimo periodo, chiarendo che non saranno accettate ulteriori parole al veleno da parte del patron; l'imprenditore ha risposto con uno dei suoi colpi, rendendo noto che presterà la Futurshow Station a Siena se dovesse servire. L'ennesima mossa mediatica, relativa alla nuova regola Eurolega sui palazzetti (10.000 i posti minimi dal 2010-11 in poi), ha due volti. Uno è il ribadire che, secondo Sabatini, la Virtus non otterrà la licenza pluriennale di Eurolega a causa della discriminazione della federazione. L'altro è la conferma del rispetto a Minucci e Siena, preludio, chissà, di un'amicizia che potrebbe diventare alleanza fra potenti.
Stefano Brienza
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CLAUDIO Sabatini rilancia per il rinnovo del contratto di Matteo Boniciolli. «Siamo consapevoli della portata del suo lavoro e dei risultati che sta ottenendo. Proprio per questo gli offriamo il 33% in più di quanto percepisce in questa stagione. È il massimo sforzo che ci possiamo permettere per rinnovare il contratto e comunque mi sembra una proposta significativa».
Il giorno dopo le parole del coach («Il prossimo anno non sarò più qui») è arrivata la dichiarazione d´intenti del patron bianconero, che mette sul piatto più soldi e un attestato di stima per l´allenatore dell´anno della passata stagione. Che qui si è appena preso l´Eurochallenge.
La questione in ogni modo non dà l´idea di potersi risolvere con questo botta e risposta, semplicemente perché è da verificare quanto l´offerta sia vicina alla domanda. E l´impressione è che la distanza resti parecchia. Lo stesso Sabatini ammette che il borsino del mercato in certi casi è allineato a un´asticella troppo alta per le casse virtussine. «Sappiamo anche che ci sono squadre che possono pagare molto di più e crediamo pure, ma è solo una nostra opinione, che ce ne siano di meno bravi di lui, o se suona meglio con un rendimento inferiore al suo, che guadagnano molto più di Matteo. Noi oltre però non possiamo andare».
Ci vorrà tempo, serviranno probabilmente altri incontri ed altre offerte perché il matrimonio vada avanti. Il bivio rimane sempre quello. O le parti si lasceranno, risolvendo il rapporto, oppure ci sarà un adeguamento, che, per accontentare la richiesta di Boniciolli, lecita secondo il mercato e i risultati arrivati, dovrebbe aumentare più del 33% proposto dal patron bianconero, che, fra parentesi non ha gradito le ultime dichiarazioni del suo tecnico: «Se fosse stato un altro allenatore l´avrei cacciato. Ma mi sta simpatico, anche perché è simile a me».
Istrionici, a dir poco. Intanto si cominciano a delineare le eventuali alternative. Due nomi girano da tempo - non solo per la Virtus, ma anche per la Fortitudo - e sono quelli noti di Luca Bechi, anche nella passata stagione vicino all´Aquila, e di Giorgio Valli, che ha raggiunto lo zenit nel suo triennio a Ferrara. Anche su di lui, avrebbe fatto dei sondaggi Pesaro, non solo la Gmac.
Oltre a questi però anche Lino Lardo, di sicuro il più esperto del terzetto, e reduce da tre stagioni ottime, per la resa rispetto al materiale a disposizione a Rieti. Lardo, maestro delle difese tattiche, con la sua Rieti sta battagliando per la serie A con la Fortitudo, ma è anche l´unico di questo lotto con esperienze di alto livello: nel 2005 con l´Armani giocò la finale scudetto con i biancoblù, cedendo alla arcinota tripla di Douglas al Forum. Per finire Banchi, il vice di Pianigiani a Siena.
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Becirovic: «Abbiamo aggredito subito Milano. Vittoria fondamentale»
ROMA - Tonolli lo aveva previsto: Hawkins sarebbe andato in cerca di vendette e rivincite. Ovvero in cerca della maniera peggiore per rendersi utile all'Armani. Infatti, dopo aver salutato (bontà sua.
..) prima Veltroni e poi il presidente della Virtus Toti, la guardia americana ha subito provato a fare il fenomeno. Risultato: è stato letteralmente cancellato dal campo dalla staffetta Douglas-De La Fuente, tanto che il suo primo canestro su azione è arrivato al 2' dell'ultimo quarto. Ma tutta la Virtus ha dato una straordinaria dimostrazione di come, recuperando gli infortunati, sia in grado di tenere altissima l'intensità difensiva. «Roma è stata mentalmente più pronta di noi - ha ammesso deluso della sua Milano il coach Bucchi -. Ed aveva più "fame", quella che le nostre 8 vittorie di fila ci ha tolto, come dimostrano le 13 perse nei primi 13'».
NANDO - Nando Gentile anche ieri è riuscito a trasmettere alla squadra quella carica agonistica che l'aveva reso un giocatore speciale. Non solo: ritrovando i suoi infortunati, ha gestito nel migliore dei modi la partita, studiata e preparata in ogni dettaglio. «All'andata avevamo vinto aggredendo Milano a tutto campo grazie alla pressione degli esterni - ha spiegato il tecnico della Virtus - Abbiamo ripetuto la stessa gara. Con Brezec, Becirovic e De La Fuente abbiamo più rotazioni, più energia. Se vogliamo puntare ad obiettivi importanti abbiamo bisogno di tutti». Una settimana fa chi non credeva in Roma la dava già esclusa dalla lotta per il 2° posto. Invece... «Io continuo a credere che arrivare secondi o terzi nella regalar season non conta nulla. Mi interessa arrivare al meglio possibile e... tutti sani». Come appunto... Sani Becirovic, straordinario nel prendere per mano Roma nei minuti del break. «Abbiamo iniziato la partita nel modo giusto - ha spiegato l'asso sloveno -, spingendo sull'acceleratore. Questa vittoria vale tantissimo, sia per la classifica che per il futuro: ci dà carica e mentalità positiva. La mia prestazione? Tutta cuore e testa. Le gambe non c'erano anche se all'inizio non sentivo dolore. Devo ringraziare i dottori che mi hanno rimesso in piedi». Becirovic solo con la sua presenza, e la sua capacità di procurarsi tiri liberi, regala a Roma più sicurezza. Lo stesso che fa De La Fuente, professore del basket essenziale, con il suo gioco fatto di tanti dettagli fondamentali. Tornato dopo un lungo periodo trascorso a soffrire per colpa di una tendinite, l'ala spagnola ha fatto sempre la cosa giusta contro Milano, offrendo al proprio pubblico una perla di pallacanestro in post basso: fìnta verso il centro e scivolamento sulla linea di fondo. Da applausi. «So di non essere ancora al 100% -ha detto con la consueta modestia - oggi ho cercato solo di dare il meglio che avevo. La chiave della nostra vittoria? La mentalità con cui abbiamo subito aggredito Milano. Deve essere la stessa anche nei play off».
TONOLLI - Poteva la Lottomatica farsi mancare l'infortunato di turno? Stavolta è toccato al capitano. Tonolli, bravo del garantire il solito apporto di intensità difensiva, a cui ha aggiunto una bomba allo scadere del 24", cadendo ha riportato quella che a prima vista sembrerebbe una distorsione del collaterale del ginocchio sinistro. Se la risonanza magnetica di oggi dovesse confermare la prima diagnosi, dovrebbe rimanere fermo almeno 2 settimane.
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PHILADELPHIA 76ERS – ORLANDO MAGIC 81:84
Wachovia Center (Phi). Hedo Turkoglu. Questo il nome dell’Mvp di serata, il nome del giocatore che negli ultimi 12 minuti, ma in generale per tutta la partita non ha fatto altro che tenere a galla prima, e portare al successo poi gli Orlando Magic.
PHILADELPHIA: Miller 17, Dalembert 9 rimbalzi, Iguodala 11 assist.
ORLANDO: Howard 18, Howard 18 rimbalzi, Alston 5 assist.
SERIE: sul 2-2
Deve avere un gran senso del dramma il turco ex Sacramento Kings, visto che ha tirato il coniglio dal cilindro (sotto forma di tripla ndr), tra l’altro con una freddezza e sicurezza disarmante. Mostra la maglia quando orlando è a +3 ed alza le mani al cielo sulla preghiera sbagliata di Iguodala. Proprio quest’ultimo può essere definito il grande assente di serata, nonostante i suo 13 punti e 11 assist. Si è accesso nel finale di match, ha sparato la raffica che avrebbe potuto permettere a Phila di vincere il match, ma a conti fatti e mente lucida non il miglio Iguodala visto fino a questo momento e se Phila vuole arrivare da qualche parte non può prescindere dal suo numero 9. nella maniera più assoluta.
La cronaca. La missione dei padroni di casa parte subito con le marce alte innescate. Philadelphia prova subito a correre e ad alzare il numero dei possessi cosi come di tenere il punteggio alto. Questa volta niente inizio stratosferico di Andre Miller o Andre Iguodala, ma a guidare i Sixers ci pensano Young e Willie Green che nei primo dieci minuti riescono nel tentativo di mantenere viva la partita evitando che Oralndo scappasse via. Dall’altra parte coach Sten Van Gundy si affida alle mani di Courtney Lee e di Dwight Howard per cercare di mettere pressione agli avversari. Lewis è un semi fantasma e allora al suono della prima sirena è sostanziale equilibrio in campo (al 10’).
La serata, o meglio le serate fino a questo momento (il nome dell’ex Seattle Lewis è quello maggiormente posto sul banco degli imputati ndr), non esaltanti da dietro l’arco dei tiratori della Florida costringe coach Van Gundy a rispolverare addirittura JJ Reddick (1/4 totale e 0/3 dalla distanza) anche se il piano partita è chiaro ed evidente: palla a Dwight Howard e provare a far male alla front line avversaria, oltre che far prendere a ‘Superman’ il ritmo partita (10 punti e 6 rimbalzi a metà secondo periodo). Al giro di boa del secondo quarto a dominare sono gli errori, Evans per Phila, Turkoglu prova a rispondere per le rime e a poco più di qualche minuto dalla fine del primo tempo il tabellone è ancor in netta parità (36:36 al 24’).
Il secondo tempo è tutto di marca Magic: Alston apre il fuoco dalla lunga distanza, Phila prova a tenere botta, Lewis si sveglia dal torpore da tre (14 punti) ed in comproprietà con Howard porta Orlando sul primo massimo vantaggio di serata (41:51). Iguodala e Miller continuano a latitare, Thaddeus Young e Willie Green dimostrano ancora di avere talento e faccia tosta da vendere e Sixers di nuovo a -5 (50:55). Il finale di gara, però, è ancora dei viaggianti che allargano la forbice con il canestro sulla sirena dell’ultimo ‘stop and go’ di Courtney Lee (55:64).
Jump shot di Williams, libero di Howard, layup di Turkoglu e 5 punti in fila di Miller per aprire gli ultimi 12 minuti di gioco (61:67). Philadelphia decide di complicarsi la vita da sola e Williams regala in una sola volta tre cose a Lewis che prima recupera, poi segna in contropiede subendo anche in fallo e dulcis in fundo piazza anche il libero aggiuntivo (65:73). Il tassametro corre, la sabbia nella clessidra scorre e ciò vuol dire che è il momento delle grandi stelle e dei grandi giocatori. La rimonta dei padroni di casa passa per le mani del suo giocatore principale, Andre Iguodala (13 e 10 assist fino a questo momento), che in coppia con Williams piazza un parziale di 6-0 che riapre totalmente il match (77:79 al 46’ con penetrazione di Miller).
Turkoglu prova a fermare l’emorragia di Orlando, ma tocca ancora una volta a Miller mettere in difficoltà il team della Florida (81:79), prima di perdere palla a 40’’ dalla sirena finale. Un time out ciascuno per entrare nelle battute finali, in cui Iguodala mette ancora il suo zampino sul canestro che a 24’’ circa mette tutto di nuovo in parità (81:81). Turkoglu gela il Wachovia Center dalla lunga distanza (81:84) mentre Iguodala sbaglia l’ultima Ave Maria della serata che serve solo ai Magic per pareggiare la serie.
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EASTERN CONFERENCE – PRIMO TURNO – GARA 4CLEVELAND CAVALIERS @ DETROIT PISTONS 99-78 (serie: 4-0)
CLEVELAND: James 36pt-13reb-8ass, Williams 24pt-4ass, West 12pt-5ass
DETROIT: McDyess 26pt-10reb, Stuckey 14pt-6ass, Bynum 22pt
I Cavs, come da pronostico, spazzano via i Pistons, vincendo nettamente anche gara-4 (99-78 alla fine).
È la terza volta, nella storia Nba, che in un primo turno di playoff, una squadra compie lo ‘sweep’ sull’avversaria vincendo ogni partita di almeno dieci punti (i precedenti: Celtics nel 1980, Pacers nel 2004).
LeBron&co ora attendono la vincente della serie tra Miami e Atlanta (per ora 2-1 Miami), che, in caso di un prolungamento fino a gara-7, garantirebbe ai Cavs più di una settimana di riposo.
Dal canto loro invece i Pistons pongono fine a un’era ad altissimi livelli nella Eastern Conference (negli ultimi sei anni, i Pistons sempre almeno in finale di Conference).
La gara – ancora una volta protagonista è LeBron James. Dominante come suo solito ma anche ottimamente sostenuto dai compagni e in controllo della difesa. Le cifre di gara-4 recitano 36pt-13reb-8ass, a completare una media nella serie di 32pt-11,3reb-7,5ass, con il 51% al tiro. Non a caso in diversi momenti della gara il Palace of Auburn Hills all’unisono gli ha dedicato cori, acclamandolo MVP. Fondamentale comunque, anche in gara-4, il supporting cast: se in gara-3 l’aiuto decisivo, anche vista la serata storta di Williams e West, era giunto da Joe Smith, stavolta le due guardie ritrovano la mano e la sicurezza, realizzando in coppia 36pt con 14-28 al tiro (5-8 da tre). Importante anche l’atteggiamento e la solidità difensiva messi in mostra dai Cavs, tali da limitare i Pistons a un 40% scarso al tiro nella serie e a soli 78 punti di media.
La gara in sè, nel suo svolgimento, non ha tantissimo altro da dire. Detroit riesce a restare a contatto soltanto nel primo quarto, mentre il parziale del primo tempo già dice 51-42 Cavs, fino poi al netto +21 finale.
Gli sconfitti – per Detroit, per l’ennesima volta, manca il contributo da parte di quei giocatori che dovrebbero rappresentare la spina dorsale della squadra. Le statistiche non lasciano scampo a Wallace (0pt, con 0-7 al tiro), Hamilton (6pt, 2-12) e Prince (2pt, 1-5). A Detroit dunque già si parla di ricostruzione e di possibili partenze, a cominciare da quelle date quasi per certe di alcuni free agents, Iverson su tutti, ma molto probabilmente anche Rasheed Wallace, che andrebbero a garantire parecchio spazio salariale da poter reinvestire. Vedremo i movimenti. Sicura sembra invece la conferma di Michael Curry alla guida della squadra.
da Basketnet.it