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Il primo passo della Fortitudo verso il proprio futuro, lo ha compiuto Gilberto Sacrati scegliendo di porre fine all’iter giudiziario, chiudendo così definitivamente questa stagione. Nel caldo afoso del pomeriggio romano, spiega la scelta compiuta dalla Società e pone le prime basi per ripartire.
“Non nascondo l'amarezza, da sportivo accetto una decisione che però in cuor mio speravo potesse essere diversa. Avremmo potuto continuare a batterci per dimostrare fino in fondo la nostra ragione, ma così facendo avremmo rischiato di fermare i playoff, il basket invece deve continuare e lavorare per il futuro. Per questo motivo abbiamo deciso di fermarci qui, guardando al bene del movimento prim'ancora che nostro. Per togliere ogni dubbio, l'abbiamo dichiarato davanti alla Corte Federale prima che formulasse il verdetto. Allo stesso modo, senza prescindere in alcun modo dagli errori compiuti in questa stagione, questa decisione ci dà ancora più fermezza nella volontà di ripartire. Lo faremo dalla Legadue, cominciando subito a lavorare per programmare il futuro. La affronteremo con orgoglio, serenità e tranquillità, e dico subito, anche se magari potrà dispiacere a qualcuno che non me ne andrò certo da Presidente che ha portato la Fortitudo in Legadue. Sarò ancora qui, il prossimo anno e in quelli a venire, e sarò ancora più coinvolto. La Fortitudo continuerà a esistere e farò tutto il possibile per darle le basi migliori. Semmai, ripartire dalla Legadue sarà l’occasione per ripartire completamente da zero, con un progetto nuovo e staccandoci dal passato. Mi fa grande piacere che Zoran Savic mi abbia dichiarato subito la disponibilità a rimanere, con un gesto che gli fa onore. Lavoreremo di squadra, in campo e fuori, e proprio l'essere uniti dovrà diventare la nostra forza”.
Al fianco di Gilberto Sacrati, come e più del primo giorno, Zoran Savic. Chi lo conosce davvero non aveva alcun dubbio a riguardo, e come l’uomo ed il professionista non hanno mai mancato di assumere su di sé ogni responsabilità, così ora vuole guidare nel modo migliore la ripartenza. “Credo che i ventimila visitatori di ieri sul nostro sito abbiano visto chiaramente quelle prove della nostra ragione che, purtroppo, nell'era di internet, informatica e televisione il basket italiano non ammette in giudizio. L'ultima cosa che avremmo voluto però sarebbe stata danneggiare i playoff ed il movimento, soprattutto alla vigilia dell'assegnazione dei Mondiali del 2014 che vede in corsa l'Italia, riuscire a conquistarli sarebbe importantissimo e speriamo possa seguirne un passo avanti deciso da ogni punto di vista, evitando il ripetersi di queste situazioni in futuro. In quanto al mio, di futuro, ho deciso di rimanere e il prossimo anno lo farò senza stipendio. Resto perché lo merita questa Società e quei soldi li metteremo sulla squadra. Voglio ringraziare tutti i nostri tifosi, che sono stati con noi fino all'ultimo, e questo nonostante i tanti problemi che abbiamo avuto sul campo e anche fuori col comportamento di alcuni giocatori. Ci sono stati anche momenti difficili coi tifosi, come a Caserta, ma credo che negli ultimi due mesi e mezzo tutti possano dire che la squadra ci abbia messo il massimo impegno. Ringrazio anche i due allenatori Sakota e Pancotto, ciascuno di loro ha cercato di fare del suo meglio, così come i giocatori che hanno provato fino all'ultimo a riprendere una stagione che per tanti motivi non siamo riusciti a controllare. Tutti noi abbiamo fatto deglo sbagli, ma la responsabilità di aver fatto la squadra è esclusivamente mia, lo stesso Presidente non si è mai intromesso nelle mie scelte. E' difficile parlare adesso del futuro, stavo già riflettendo da tempo a tutti gli scenari, ma preferisco farlo a mente fredda tra qualche giorno”.
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SASSARI. «Abbiamo fatto di tutto per arrivare a questa gara5. Ora vogliamo giocarcela fino in fondo». Il capitano Manuel Vanuzzo sintetizza così il pensiero di tutto il gruppo.
Ieri sera al palazzetto la tensione era già altissima. Dopo una mattina dedicata al recupero fisico, il Banco ha posticipato l’allenamento di rifinitura alle 20,30, mezzora prima i giocatori e il coach Demis Cavina si sono rinchiusi in una saletta a riguardare per l’ennesima volta un video.
Ci sono sempre situazioni particolari da osservare e qualche aggiustamento tattico da proporre, anche se Vanuzzo è convinto di una cosa: «Ormai ci conosciamo, sappiamo tutto di Jesi e Jesi sa tutto di noi. È soprattutto una questione di freschezza atletica e di volontà, alla fine a vincere sarà la squadra che riuscirà a metterci qualcosa in più». In un primo momento era stata programmata la diretta tv, poi trasformata in una differita e questo sicuramente ha scatenato la corsa ai biglietti. E sapere che il palazzetto sarà pieno ha dato un’ulteriore spinta psicologica alla squadra: «Sarà bellissimo giocare nel palazzetto pieno - dice ancora il capitano della Dinamo -. Vincere gara4 ci ha dato una grande carica, è stata una vittoria che volevamo con tutte le nostre forze. Abbiamo avuto l’approccio giusto alla partita e sarà quello che dovremmo fare anche in questa occasione, Jesi è una squadra forte e se prende un vantaggio di 12-13 punti diventa difficile recuperare. Dovremo essere bravi a non farli andar via, a trascinarli in una gara punto a punto e far valere la nostra freschezza atletica».
Trent Whiting scalpita («Vorrei già essere in campo»), Jason Rowe, che nonostante l’aria introversa è un atleta estremamente competitivo, pure: «È un “Big game”, una di quelle partite che un cestista sogna sempre di poter giocare. La decideremo noi con l’impatto che avremo all’inizio, non ci sono trucchi o magie tecniche. Spetta a noi giocare e vincere». Rowe domenica con 38 punti ha anche stabilito il nuovo record in una singola gara di playoff di un giocatore del Banco: «Non lo sapevo, una soddisfazione ma a dire il vero sul momento non ci stavo pensando, non stavo guardando i punti. A me interessava vincere la partita e anche in gara5 ho in mente soltanto una cosa: vincere».
da Basketnet.it
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Difficile la permanenza di Markovski, ma il coach difficilmente si dimetterà. Il budget sarà ridotto
Avellino - A Caserta la Scandone ha chiuso nel modo migliore il suo campionato, con una vittoria che lasciato qualche sorriso, forse anche amaro per come è andata questa stagione.
Avellino ha chiuso con 2 punti ed all'undicesimo posto il suo nono campionato di serie A. A conti fatti possiamo dire che è stato il classico campionato della Scandone, un torneo tranquillo, fatto di alti e bassi, nel quale la squadra irpina ha finito per lottare per la salvezza, piuttosto che per i play-off come era lecito aspettarsi. Finito questo campionato si pensa al futuro. Si spenderà molto meno rispetto a quanto fatto nel corso di questa stagione, come ha annunciato il presidente Ercolino, che magari nella prossima campagna acquisti spera di trovare un altro Green. Da capire anche se qualche giocatore di questa stagione rimarrà o andrà via e se soprattutto qualche giocatore italiano deciderà di rimanere in Irpinia o no. Il finale di stagione di Crosariol deve far riflettere, cosi come quello di Radulovic. Di sicuro, al di là di quello che accadrà nei prossimi giorni, molto probabilmente non sarà ad Avellino Zare Markovski. Il coach macedone la scorsa estate aveva preferito ritornare e rilanciarsi in Irpinia, rifiutando l'offerta faraonica di San Pietroburgo. Nonostante abbia un secondo anno di contratto, le strade di Marovsi e dell'Air si dovrebbero separare. "Siamo adulti, ognuno è giusto che si prenda le sue responsabilità. Da domani faremo delle scelte e cercheremo di esprimere le nostre ragioni in modo civile, da buoni amici come abbiamo mostrato di essere per tutto questo torneo". Insomma, parole che non lasciano presagire lapermanenza di Markovski in Irpinia. La questione allenatore, come quella riguardante anche alcuni giocatori, dovrà essere affrontata con la giusta attenzione. Il coach macedone si trova nella stessa situazione dello scorso anno, quando essendo sotto contratto con Milano, non aveva intenzione di rescindere con la società meneghina finché non furono soddisfatte le sue richieste economiche.
WARREN. Per quanto riguarda il giocatore americano, la questione è altrettanto delicata. I dirigenti irpini sostengono che il giocatore, avendo firmato uncontratto per due anni rimarrà in Irpinia anche la prossima stagione, a meno che qualche società non paghi un buy-out per avvalersi delle sue prestazioni. Con certezza non sappiamo cosa accadrà, anche perché al momento è presto per fare ipotesi o dichiarazioni di vario genere. L'unica cosa certa, arrivati alla fine del torneo, è che entro il prossimo primo giugno, l'Air dovrà pagare le tasse di questo campionato e depositare l'iscrizione al prossimo campionato. Solo da quel momento si potrà pensare al futuro, costruendo la squadra che andrà ad affrontare il decimo campionato di serie A. La prossima lega A, secondo i risultati che sono maturati nel corso dell'ultima giornata, vedrà la presenza di Rieti che ha raggiunto la salvezza sul campo, ma non quella della Fortitudo. La F scudata, perdendo a Teramo in un finale più che concitato, è riuscita nell'impresa di retrocedere. Savie ora dichiara battaglia e farà ricorso per il modo in cui sono andate le cose, mentre Sacrati dovrà risolvere i tanti problemi economici della società felsinea, che come altre del nostro campionato non ha pagato gli stipendi ai giocatori. La regular season è terminata, ma si prevede una post season ed un'estate molto calda.
Giovanni La Rosa
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VEROLI – Andrea Trinchieri si confessa. A poche ore dall’eliminazione dai playoff che ha infranto il sogno Serie A della Prima Veroli, il coach giallorosso si concede in una lunga intervista a 360° sulla (splendida) stagione appena conclusa e sul futuro della squadra.
E sul suo di futuro, che ora diventerà il tormentone principe delle prossime settimane.
Andrea, nella serie contro l’Harem Scafati avete buttato il cuore anche oltre l’ostacolo degli infortuni ma non è bastato. In te c’è più l’orgoglio per un’annata che resta lo stesso esaltante o la delusione per essere stati subito eliminati da testa di serie numero uno dei playoff?
“Sicuramente la seconda. Sono conscio e consapevole della straordinarietà della stagione, però non basta mai: in qualsiasi cosa si faccia credo che si possa sempre fare meglio e allora volevo fare meglio. Non ci siamo riusciti, oggettivamente siamo andati oltre i nostri limiti però rimane l'amaro in bocca”.
Nell’immediato dopo partita di gara4 eri sparito dal palazzetto: volevi stare solo coi tuoi pensieri?
“Sono momenti dove è più facile fare danni che dire qualcosa di intelligente e quindi mi sono fatto una passeggiata al vicino e attiguo camposanto (in effetti confinante col palasport di Scafati, ndc): c'era tanta calma”.
Cos’ha avuto Scafati in più rispetto a voi?
“Atletismo e lucidità. Però è venuta a mancare l'equità competitiva: senza un americano non c'è equità competitiva in una serie dove giochi ogni 48 ore. E’ lì il segreto di Pulcinella di questa serie, senza nulla togliere ai meriti dell'avversario”.
Quanto è lontano, adesso, il ricordo della partitissima del 26 aprile a Varese?
“Ho ricordi nitidi e freschi di tutte le nostre partite, non è un ricordo che voglio dimenticare. Mi sarebbe piaciuto avere anche lì equità competitiva, ma non si può tornare indietro e rigiocare”.
Il riferimento dell’equità competitiva è all’assenza di Robinson: se non si fosse fatto male, di cosa staremmo parlando ora?
“Saremmo al bar sport davanti ad un bianchino... Non lo sappiamo, so solo quello che ho perso: 17 punti, 5 rimbalzi e 3 recuperi a partita e un indotto difensivo molto importante. Insomma, tante cose”.
Il sostituto, Stelmahers, s’è rivelato un acquisto sbagliato.
“Di cui mi assumo tutte le responsabilità. In 48 ore non sono riuscito a prendere niente di meglio”.
Ma era la tua scelta numero uno?
“Sì. Una volta appurato che con la questione del visto non c'erano i tempi tecnici per prendere un americano, ho cercato il giocatore più intelligente, esperto e duttile tatticamente, Ma la Legadue è un campionato difficilissimo e anche un giocatore dal pedigree così importante può fare fatica se non è in condizioni fisiche ottimali”.
La vittoria della Coppa Italia, il secondo posto in classifica, la prima storica vittoria ai playoff del Basket Veroli, il miglior basket offerto nel torneo: qual è stato il vostro segreto?
“L’aver capito che per avere una stagione vincente, avendo meno talento puro di molte altre squadre, dovevamo subito lavorare di più e meglio degli altri. Al limitato talento abbiamo dovuto sopperire con una grande organizzazione”.
Veniamo ai giudizi sui singoli giocatori. Quello che più ti ha soddisfatto?
“Tanti. Dopo l’eliminazione, nello spogliatoio di Scafati ho ringraziato uno per uno tutti i miei giocatori, è stato un ringraziamento sincero perché è stata un'avventura durata 9 mesi in cui abbiamo condiviso tante gioie e qualche dolore. Ma se devo fare delle menzioni speciali come nella notte degli Oscar, la prima è per Michele Mian: uno che ha vinto così tanto e giocato su palcoscenici importanti, vederlo avere a 36 anni queste motivazioni e questo rendimento è un esempio per tutti. La seconda è per Ivan Gatto: giocatore soggetto ad alti e bassi, quest'anno ha raggiunto una maturità caratteriale e tecnica che lo può rendere un giocatore franchigia, su cui una squadra può poggiare i propri destini. La terza è per Pietro Bianchi: ha fatto un lavoro di taglia e cuci all'interno dello spogliatoio davvero impagabile, ha tenuto le redini del gruppo con grande generosità e altruismo. Ultimo ma non ultimo Kyle Hines: uno di 22 anni che finisce i playoff con una gara di uno spessore ancora una volta pazzesco è veramente speciale, come è stato il suo modo di integrarsi nella comunità verolana, cosa che per uno che viene dal New Jersey non è facile”
A proposito di Hines: possibilità di tenerlo anche per l’anno prossimo?
“Ci sono ma sono poche”.
Ma farete di tutto per tenerlo?
“Non credo sia giusto fare troppo, c'è un limite a tutto sennò poi il tuo diventa un mercato drogato. E’ un ragazzo sul cui sviluppo individuale abbiamo lavorato tanto e abbiamo un progetto su di lui, però il mercato americano è un mare immenso e offre tante alternative”.
Il giocatore che invece ti ha più deluso?
“Qualche delusione c'è stata sicuramente, ma non è elegante fare dei nomi. Comunque il rendimento di qualche giocatore in particolare è sotto gli occhi di tutti”.
Sei stato premiato come “Miglior allenatore dell’anno”. Un riscatto veloce e gratificante dopo l’esonero di Caserta?
“Non bisogna mischiare quello è che successo l'anno scorso con quest'anno, ogni stagione ha una storia diversa dall'altra. Ho cercato di fare il mio lavoro con grandissima professionalità e passione, abbiamo fatto tutti un buon lavoro, i riconoscimenti personali fanno piacere ma sono una conseguenza del lavoro di tutti. Quindi anche dei miei assistenti Bisin, Perego e Kenny: hanno affrontato un'avventura che poteva spaventarli, perché il professionismo è un'altra cosa rispetto al dilettantismo, ma sono stati eccezionali. Uno dei nostri segreti è stato anche nella loro dedizione e nella loro cura dei particolari”.
Andrea Trinchieri e Antonello Riva?
“Caratterialmente siamo agli opposti e questo è stata la nostra fortuna. Abbiamo integrato il nostro lavoro con molte parole, molte idee, abbiamo condiviso le scelte, la dialettica è fondamentale. Lo scopo di ciascuna persona è di evolversi e io e Antonello ci siamo evoluti”.
Andrea Trinchieri e Leonardo Zeppieri?
“Il presidente e la sua famiglia sono stati il vero segreto della stagione. La sua dose di passione smisurata, quasi patologica, con delle sofferenze per le partite direi a livello fisico, poteva portarlo ad “esondare” perché la stagione non era iniziata bene, invece personalmente ho sempre sentito una grande fiducia e una grande tranquillità. La mia delusione per la serie con Scafati è anche figlia del fatto che avrei voluto regalargli almeno una semifinale, perché tanto sapevo che non eravamo da corsa nella situazione in cui eravamo. Il rimpianto viene però mitigato dalla vittoria della Coppa: spero che l'anno prossimo mettano al soffitto del palazzetto lo stendardo, visto che altre società ce l'hanno (come Scafati, ndc) sarebbe bello l'avessimo pure noi”.
Andrea Trinchieri e l’ambiente di Veroli: un milanese doc nel cuore della Ciociaria.
“Mi ricordo che quando ebbi in estate il primo contatto con un tal Paolo De Persis, con grande “acume” mi disse che ero un tipo che faceva fatica a integrarsi sotto al Po…”
Quella mia era una semplice domanda…
“E me lo dici dopo nove mesi? No, era una "istigazione a delinquere" la tua. Invece grazie a tante persone mi sono trovato come in famiglia, è stata una cosa ancora più straordinaria dei risultati perché mi hanno fatto sentire a casa: una sensazione impagabile”.
La tifoseria è stato un altro grande successo della stagione.
“Come sempre figlio dei risultati, che hanno creato cassa di risonanza. Ma quello che voglio sottolineare è che tutti i giocatori si sono integrati a livello sociale molto bene, non ho mai avuto problemi su come si comportavano in un “minimondo” come Veroli. Eravamo tutti lì sul colle, con una vista splendida tra gli ulivi: i ragazzi sono stati bravi perché hanno avuto un feeling con tutti”.
Andrea Trinchieri e il contratto. Con Veroli hai un biennale…
“No, è un “1+1”, che prevede la possibilità di uscire dopo il primo anno”.
Però puoi già assicurare che rimarrai a Veroli o deve verificarsi qualche condizione particolare?
“Ma chi sono io per mettere condizioni? Alla famiglia Zeppieri poi, proprio no. La mia sarà una decisione difficile. A Veroli sono stato veramente bene, però penso che adesso siamo ad un turning point, un punto di svolta: dobbiamo decidere cosa vogliamo fare da grandi. L'unica cosa che chiedo è capire il progetto, sono una persona molto ambiziosa, voglio sempre di più: forse questo di più me lo può dare Veroli, forse no. Bisogna sedersi ad un tavolo con pazienza e mettere giù un progetto con carta e penna”.
Hai già ricevuto offerte da qualche altra squadra?
“E' inelegante parlarne, ho troppo rispetto per la mia società per dire se ho avuto o non ho avuto. Sono cose che possono inquinare un rapporto con la dirigenza che è splendido”.
Ma cosa manca ancora a questa società per crescere?
“Il nodo fondamentale, ripeto, è l'acquisizione di un progetto. Molte persone erroneamente pensano che il progetto sia: “Allora, io nel 2011 vincerò". Non è cosi, con un progetto si stabilisce da dove si parte, dove si vuole arrivare e come, non quando. Il progetto parte dal palazzetto, dalla società, dagli obiettivi, dalla struttura organizzativa, dal settore giovanile e poi dalle scelte dei giocatori, che sono l'ultima cosa. Fare un progetto non è comprare i giocatori, sono una tessera importante ma sempre una tessera, prima costruiamo il progetto poi pensiamo ai giocatori”.
In squadra ci sono quattro giocatori con il contratto già sicuro per il prossimo anno: Robinson, Gatto, Rezzano e Plumari. Più altri due come Marco Rossi e Pietro Bianchi che sono ormai verolani d’adozione e si potrebbe pensare ad una loro ipotetica riconferma. Si ripartirà da questi qui?
“I contratti pluriennali che hai nominato sono esatti e sono una base, poi bisogna prima di tutto sistemare il parco italiani. Tutto dipende dagli obiettivi: se vogliamo fare una stagione come questa cercando di fare bene e divertirci, questi che già ci sono vanno pure bene, se invece vogliamo crescere bisogna fare scelte diverse”.
Dopo un campionato così, nel prossimo sarà…
“…più facile fare male. Siamo ancora tutti con i fumi delle grandi vittorie, della Coppa Italia, di andare a Varese a giocarci la serie A: tutto questo potrebbe essere fuorviante a livello delle prossime decisioni”.
E’ salita Varese ma in Legadue è appena scesa un’altra grande come la Fortitudo Bologna, sempre che non sparisca in estate per problemi finanziari. Che Legadue sarà quella del 2009-2010?
“So già che la prima giornata sarà Fortitudo-Veroli al PalaDozza: quindi abbiamo finito a Varese e riprendiamo a Bologna... Fortitudo, Reggio Emilia, Udine, Venezia, Brindisi e ancora altre: sulla carta mi sembra ancora più complicato del campionato di quest’anno”.
Un tuo ultimo pensiero, a ruota libera.
“E’ doveroso qualche ringraziamento. Ringrazio umanamente e professionalmente la famiglia Zeppieri, nella persona di Leonardo ma non solo, per la grande serenità che ci ha trasmesso e non ultimo per la grande puntualità nell'onorare i propri impegni che è merce rara. Poi a tutte quelle persone – fare i nomi è antipatico, loro lo sanno chi sono – che mi hanno fatto sentire come uno della famiglia: non li dimenticherò. Al mio staff che mi ha sopportato e supportato, anche questa merce rara. Agli ormai tantissimi e affezionati nostri tifosi e tifose che anche a Scafati ci hanno aspettato fuori dal palazzetto per ringraziarci: avrei desiderato regalargli una gara5 a casa, non ci è andata bene”.
Complimenti, Andrea.
"Grazie".
Paolo De Persis
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Dire che non se ne può più è un eufemismo: noi, i tifosi, i telespettatori, i giocatori e gli allenatori stessi, siamo le vittime di un movimento dove le poche innovazioni tecnologiche complicano, invece di semplificare, la vita; dove si fa ricorso su tutto e i gradi di giudizio, se per un omicidio sono tre, per un cronometro che non funziona sono 7 (o anche di più considerando il Cio), dove tutti si sentono defraudati, anche dirigenti che spendono un occhio della testa e poi vincono 10 partite.
Non entriamo nel merito dei singoli ricorsi che hanno intossicato la stagione. Facciamo finta di non sapere che siamo alla vigilia di playoff dove nascerà una polemica strumentale al giorno.
Il problema è un altro. Slitte II campionato è slittato, riducendosi da 18 a 16 squadre, perché i tempi di verifica dei bilanci dei club poteva permettere di coprire voragini e di non pagare tasse e contributi almeno per due stagioni. L'accordo perché ciò non sia più possibile è entrato in vigore dal 1 maggio. Bastava farlo 10 anni fa per non assistere, ancora, a un campionato falsato per mancati pagamenti degli stipendi. Ma, senza una modifica nelle modalità dei ricorsi, l'iscrizione al prossimo campionato potrebbe protrarsi fino a Natale. La partita Fortitudo-Montegranaro è stata ripetuta perché molti cronometri non possono essere resettati manualmente al decimo di secondo. La Lega ha promesso che per i playoff saranno a posto.
Intanto il reclamo della Fortitudo è sull'errato funzionamento dell'aggeggio che permette agli arbitri di controllare il tempo. Sono mezzi per aggirare il problema dell'inammissibilità del ricorso per errore arbitrale: siccome ne sono stati commessi molti, anche al tavolo, basterebbe che i direttori di gara pagassero i loro sbagli. Ma chi deve giudicarli, i loro capi e commissari sotto inchiesta della Procura reggina per frode e abuso d'ufficio?
Zero - II basket è all'anno zero, ma basterebbe un nulla per sistemarlo. Poche migliala di euro, per nuove attrezzature e fornire di telecamere ogni campo, puntate su canestri e cronometri, per decidere immediatamente sui casi più spinosi e eliminare la trafila dei ricorsi. Valutare con l'ausilio del video e di tecnici, gli arbitri. Permettere l'iscrizione solo a chi non ha debiti, da garanzie economiche e non elude il fisco. Migliorare, agire. E' quello che Dino Meneghin non ha capito: se le regole attuali impongono che stia solo a guardare il casino che sta succedendo, vanno cambiate. Solo da lui può dare il via, la Lega lo seguirà.
INIZIANO PLAYOFF - Ecco in ordine di tabellone gli accoppiamenti dei quarti di finale (al meglio di 5 partite) che sarebbero dovuti iniziare domani: Siena-Pesaro Treviso-Virtus Bologna Roma-Biella Teramo-Milano
IN LEGADUE - Oltre a Udine, è retrocessa la Fortitudo che ha chiuso al penultimo posto a 20 punti a pari con Rieti ma con gli scontri diretti sfavorevoli.
da Basketnet.it